Nuove scoperte alla Sapienza sulle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer

Gravi malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e la SLA, sono associate ad aggregati tossici di proteine che impediscono il corretto funzionamento delle cellule cerebrali.

Il ruolo delle molecole di acido nucleico come l’RNA, in questo processo di “ammassamento” proteico nocivo, ora non è più un segreto. La ricerca, realizzata dal Dipartimento di Biologia e biotecnologie “Charles Darwin” della Sapienza in collaborazione con il Centre for Genetic Regulation di Barcellona, ha svelato, con modelli teorici ed esperimenti in laboratorio, il ruolo di uno specifico RNA in una malattia neurodegenerativa chiamata Fragile X Tremor Ataxia Syndrome, o FXTAS, caratterizzata da un tremolio intenzionale e ataxia (movimenti scoordinati). I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports. 

Gli RNA, oltre a ricoprire un ruolo fondamentale per le cellule che producono proteine, possono esser responsabili di una aggregazione proteica anomala che, se non viene eliminata dalle cellule, diventa tossica per il cervello. In particolare, i ricercatori hanno osservato che uno specifico RNA, denominato FMR1, tiene insieme diverse proteine, come una sorta di impalcatura e, attirandole allo stesso modo di una calamita, ne incoraggia l’aggregazione. “Abbiamo capito quali proteine si legano all’ FMR1 – spiega Gian Gaetano Tartaglia, coordinatore del progetto – e abbiamo identificato in cervelli di persone con la malattia FXTAS una di queste proteine, la TRA2A”. 

Quest’ultima è coinvolta nel RNA splicing, un processo fondamentale che garantisce che i pezzi del codice genetico siano nell’ordine esatto e possano produrre la giusta proteina; poiché nella patologia esaminata la TRA2A tende all’aggregazione, non effettua un corretto splicing process, provocando l’alterazione di molti RNA che non possono funzionare adeguatamente. Il fenomeno rappresenta il fattore critico nello sviluppo della malattia celebrale. “Siamo rimasti sorpresi di trovare che le nostre previste interazioni potevano agire da biomarcatori della malattia – spiega Teresa Botta-Orfila, ricercatrice del team -. Adesso che conosciamo i componenti possiamo cominciare a risalire alla causa della malattia e questo potrebbe portare a nuovi approcci per la cura”. Questo lavoro realizza le fondamenta per rivoluzionari metodi di trattamento. Al momento il team possiede un deposito di proteine da testare per FXTAS e vorrebbe estendere il proprio lavoro in altre malattie complesse, riconoscendo la funzione dei complicati RNA sul lungo periodo. 

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