Università. Studenti, il 9 ottobre in piazza per un nuovo diritto allo studio

ROMA – L’ assemblea che si è svolta l’1 e il 2 ottobre a Roma, promossa dall’Flc, aveva come tema l’uscita dalla situazione di emergenza ormai strutturale nell’università italiana.

“La grande partecipazione che quell’assemblea ha visto – afferma Alberto Campailla, portavoce di LINK – Coordinamento Universitario – ha confermato che tutte le componenti del mondo accademico, dai docenti, ai ricercatori e figure pre – ruolo, ai dottorandi e agli studenti, hanno ben chiaro  che l’unica modalità possibile per riuscire a uscire dall’emergenza è quella di presentare un fronte compatto in grado di  portare delle rivendicazioni in grado di pretendere impegni chiari alla politica.”

L’Italia investe in istruzione terziaria lo 0,8% del PIL contro la media OECD del 1,4%. “Ribadiamo con chiarezza – continua Campailla –  che nessun provvedimento in materia di università può essere dunque a costo zero e che gli atenei vanno rifinanziati già a partire dallo stanziamento di nuove risorse nella Legge di Stabilità di quest’anno. Serve un cambiamento culturale di ampio respiro rispetto al ruolo che ha la formazione superiore in questo paese; essa non può essere solo finalizzata all’aumento delle competenze dell’individuo, che le utilizza per competere con gli altri in un mercato del lavoro sempre più precario e dequalificato. La formazione deve essere uno strumento con cui si interroga l’attuale modello di sviluppo e se ne propongono di nuovi. La conoscenza è un diritto che però non da beneficio solo a chi e usufruisce direttamente, ma al territorio e alla società tutta.”

Per questo la società deve prendersi carico dell’università e di garantire l’accesso ad essa a tutti, indipendentemente dalle loro condizioni economiche di partenza. La situazione del Diritto allo studio in Italia, i cui servizi sono già rivolti ad una platea ridottissima di studenti, nemmeno la metà della media europea, è a dir poco tragica. Dei già pochi idonei a ricevere i servizi del diritto allo studio, non tutti ricevono ciò di cui hanno diritto: sono i cosiddetti idonei  – non beneficiari. Infatti le risorse non bastano per tutti e quindi uno studente su quattro, pur avendo un reddito molto basso, ben al di sotto di 21000 euro di Isee, non riceve la borsa di studio ed è costretto ad affrontare con le sue forze spese spesso proibitive per poter studiare.

Se stato e regioni non mettono in campo sufficienti risorse per garantire il DSU sicuramente non si può dire lo stesso degli studenti, che contribuiscono per ben il 42 % al pagamento delle borse di studio tramite le tasse regionali. Tema caldo quello della tassazione: l’Italia è tra i paesi d’europa che ha le tassazioni più alte. 

“La situazione si prospetta ancora più drammatica  – continua Campailla – se si pensa che la tassazione è destinata ad aumentare in tutti gli atenei da quest’anno a causa dell’introduzione del nuovo Isee il quale provoca un aumento di questo parametro per la maggior parte degli studenti che risultano quindi mediamente più ricchi. 

Gli effetti drammatici di questo indicatore si sono già visti sulla platea dei beneficiari di borsa di studio: le richieste di borsa sono crollate in media del 30% su scala nazionale, poichè gli studenti si trovano fuori dai massimali di Isee e Ispe anche senza avere in realtà mutato il loro reddito.” “Siamo rimasti delusi e contrariati di fronte alla sordità del Premier Renzi – aggiunge Campailla – che continua a difendere la riforma dell’Isee e la sua sconsiderata applicazione senza un periodo di sperimentazione, incurante delle drammatiche conseguenze che ha avuto su chi non ha la possibilità di permettersi gli studi. 

Per questo motivo ci siamo mobilitati in moltissimi atenei italiani nella giornata del 28 settembre, tramite picchetti, attività informative, assemblee per richiedere che il Governo intervenga immediatamente per sanare questa situazione e per risolvere tramite un intervento strutturale le carenze del DSU.” “Per questo motivo saremo in piazza  – conclude Campailla – con gli studenti medi nella data del 9 ottobre, promossa dalla Rete della Conoscenza, perché noi non rinunciamo alla borsa di studio, perchè non rinunciamo ad una università accessibile a tutti. Vogliamo poter studiare!”

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