La no Tax area non sia fatta pagare agli studenti

Ad una settimana dalla data di scadenza entro cui gli Atenei italiani dovrebbero approvare le riforme sulla contribuzione studentesca, inserendo la NO TAX AREA, molte università non hanno ancora portato a termine il percorso e la situazione è fortemente disomogenea nel territorio nazionale.

In alcuni Atenei, dopo un lungo braccio di ferro tra studenti e amministrazione, siamo riusciti ad ottenere l’approvazione di regolamenti tasse con una soglia di esenzione ben superiore a quella minima prevista dalla legge di 13.000 euro di ISEE, portandola come a Bologna fino ai 23.000, ma in altri casi (come Palermo, Milano, Padova, Pisa) l’introduzione della no tax area è stata fatta pagare agli studenti fuori corso, a quelli inattivi, o agli studenti dei corsi scientifici, che non solo risultano esclusi dall’esenzione, ma hanno visto lievitare la tassazione. 

In molti altri Atenei la discussione è stata rimandata a seguito delle proteste che abbiamo messo in campo: al Politecnico di Bari e a all’Università di Siena abbiamo presidiato il Consiglio di Amministrazione bloccando l’approvazione di regolamenti tasse che minacciavano aumenti indiscriminati per troppi studenti, rivendicando discussioni pubbliche e trasparenti; all’Università di Milano Bicocca, dove la discussione entrerà nel vivo nei prossimi giorni, l’amministrazione propone un aumento della retta massima portando la contribuzione di alcuni studenti superiore a quella prevista da alcune università private (si parla di un massimale tra i 3340 e 4340). Si dipinge una situazione diseguale, in cui l’applicazione della No-Tax area non viene attuata allo stesso modo in ogni ateneo, ma rischia di risentire delle differenze preesistenti tra atenei in attivo ed in passivo.


Tante università devono ancora discutere negli organi accademici il regolamento tasse, è il caso di alcuni grandi atenei come quelli di Torino, Sapienza di Roma, Federico II di Napoli e Bari. In questi atenei abbiamo già avviato dei percorsi di attivazione e mobilitazione: siamo pronti a dare battaglia per una no tax area più inclusiva e tasse più basse per tutti e tutte.
La no tax area, rivendicazione storica di Link, non può essere fatta pagare agli studenti non inclusi in essa, ma deve essere un passo in avanti verso un’università gratuita per tutte e tutti, in linea con gli obiettivi di “Europa 2020”, che richiedono un aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria. Nonostante, secondo il rapporto Eurydice, l’Italia sia l’unico paese europeo in cui diminuisce il numero di universitari, continuiamo a non prendere il buon esempio dai paesi vicini: in Germana l’università è gratuita ed in Spagna è stata fortemente ridotta la tassazione, prevendendo l’eliminazione dei criteri di merito. 

Per questo ci stiamo mobilitando in tutti gli Atenei, organizzando assemblee straordinarie, aprendo tavoli di discussione con gli atenei e finanche bloccando i Consigli di Amministrazione per evitare che, ancora una volta, il sottofinanziamento dell’università venga colmato con le nostre tasse.

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