Cecilia Polci e Maria Chiara Parigi, amiche Ultratrailer

ROMA – Tante le donne che amano correre libere nella natura, tra le tante ho avuto modo di conoscere personalmente la campionessa Maria Chiara Parigi (3^ al Campionato del Mondo) al raduno premondiale della nazionale italiana ultratrail presso la splendida località di Badia Prataglia nei pressi di Bagno di Romagna, successivamente ho rivisto la Maria Chiara in occasione del grande trail dei Monti simbruini dove ha vinto la lunghissima gara femminile di 84 km.

Inoltre ho avuto modo di contattare la sua concittadina, simpaticissima Cecilia Polci che tanto stima Maria Chiara, ed a quest’ultima attribuisce il merito della sua passione per i trial.

Ad entrambe in tempi di diversi ho chiesto di rispondere al mio questionario volto ad approfondire il mondo degli ultrarunner per la stesura del libro Ultramaratoneti e gare estreme. Di seguito le testimonianze delle due fortissime e simpaticissime atlete Aretine.

Cosa significa per te essere ultramaratoneta? Ti puoi definire ultramaratoneta?

Maria Chiara: “Penso di essere una Runner incallita che a volte ama correre per tanto tempo e vedere quanto riesco a resistere. Se questo vuol dire essere un ultra maratoneta, allora lo sono!”

Cecilia: “Ultramaratoneta è colui che aspetta tutta la settimana per godersi quella giornata, che sia sabato o domenica, immerso nella natura, circondato da persone che condividono la sua stessa passione, con cui trascorrerà attimi preziosi, momenti che ti consentono, come si dice in gergo, di ‘ricaricare le batterie e affrontare al meglio la settimana che ti aspetta’. Diciamo che più che ultramaratoneta potrei definirmi trailer al momentodella domenica, ahahhah..scherzi a parte adoro questo sport è il mio obiettivo sarebbe quello di diventarlo a tutti gli effetti anche se so che ci sono ancora cosucce da migliorare.”

Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?

Maria Chiara: “Non ho avuto un percorso, ho semplicemente provato a sfidare me stessa allungando sempre più i tempi di sforzo!”

Cecilia: “Il mio approccio al trail è nato per puro caso. Tutto accadde un venerdì, come il titolo di quel famoso film, beh per farla breve, mi trovavo in vacanza con i miei in preda ad una mezza crisi dopo aver concluso un’intensa storia d’amore quando un’amica, Maria Chiara Parigi, con la qualeavevo condiviso qualche corsetta mattutina, mi invita ad andare con lei al Trail dei Poeti; 23 km mi dice, che vuoi che siano. Beh, per me che correvo da maggio e al massimo ne avevo fatti 15 in allenamento e mai più di 10 in gara, mi sembravano un’enormità. Non so cosa però, ma una vocina dentro di me mi fece dire sì…ed eccomi qua. Da allora non ho più smesso.”

Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?

Maria Chiara: “Amo pensare di poter fare di più anche se a volte il fisico ti dà segnali di cedimento e li sono le volte in cui penso di ridimensionarmi!”

Cecilia: “Sicuramente le emozioni che questo sport mi regala ogni volta. L’amore per la natura e la voglia di conoscere posti nuovi e incontrare nuove amicizie, perché il trail non è solo corsa è prima di tutto passione e condivisione.”

Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?

Maria Chiara: “Vorrei correre ancora per tanto tempo quindi devo imparare a gestire le risorse rimaste!

Cecilia: “A dire la verità ho avuto alcuni momenti difficili in cui sembrava che già portare a termine una gara fosse una grande conquista, ma proprio di smetter del tutto no fortunatamente.”

Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?

Maria Chiara: “Purtroppo i rischi ci sono stati e mi sono fatta male più volte. Da allora cerco di stare più attenta anche se vuol dire andare più piano!”

Cecilia: “Fosse stato per me mai, in realtà il troppo allenamento e le continue gare hanno fatto crollare la ferritina e il ferro a livelli davvero critici ma per fortuna sono riuscita a trovare un giusto compromesso; una bella cura di ferro e allenamenti più brevi ma mirati.”

Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?

Maria Chiara: “La bellezza di questo sport mi spinge a proseguire pensando sempre a nuove strade e nuove sfide da affrontare! Di base sono un avventuriera!”

Cecilia: “In primis la curiosità, come dicevo, non solo di esplorare posti nuovi ma anche di conoscere nuovi amici folli che come me condividono l’amore per questo sport. Ah! Dimenticavo, non essendo molti ancora, posso dire di essere fiera di essere entrata a far parte della famiglia del trail, ecco sì è proprio questo che mi spinge, la voglia ogni volta di sentirmi di nuovo a casa.”

Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?

Maria Chiara: “Il limite non esiste, esiste il meglio e il meglio l ho avuto in alcune gare tra cui il mondiale!

Cecilia: “Diciamo che ogni gara è a sè, sai come cominci ma non sai mai poi come va a finire. Una gara però rimarrà dentro di me per un bel po’ credo: Oasi Zegna. Partiamo la mattina alle 7 con un’ora di ritardo sull’orario previsto, un mega temporale ci assale dopo pochi metri. Fino al 20 km tutto bene, avevo già sbagliato una volta il percorso, ma per adesso nessuna caduta,quindi per chi mi conosce, ordinaria amministrazione…ahahhaha…Comunque passo per il ristoro dove trovo il mio fidanzato che mi rassicura e mi dice che farà con me l’ultima parte del percorso. Eh dico tra me e me mancano solo 18 km poi gli ultimi sono con Simo e anche questa è andata e invece…La stanchezza di una settimana di dichiarazioni dei redditi, perché si, sono commercialista e per noi questo è davvero un periodo di fuoco, sei ore di treno fino a Vercelli, una notte insonne e il temporale di nuovo alle porte fanno da padroni. Mi ritrovo nella cresta di Bielmonte in preda ad una crisi di panico. Non riesco a capire dove mettere i piedi, come arrampicarmi, si inizia a spengere la luce, eppure mi dico di cibo ne hai, acqua pure e allora??? Allora non so, so solo che dopo aver fatto pochi metri con una guida alpina mi ritrovo svenuta a terra con un gentilissimo signore che cerca di farmi rinvenire, il tutto in attesa dell’elicottero, pronto a portarmi al primo ospedale. Ecco quello credo sia stato il mio limite, non tanto fisico, quanto mentale, perché come dico sempre, i trail non sono gare di gambe ma di cuore e, soprattutto, di testa e quando quella ti abbandona, addio.”

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?

Maria Chiara: “I meccanismi psicologici sono le incertezze che abbiamo e quando andiamo in gara significa superarle! È un modo per sapere che sono capace di superare anche ciò che mi fa paura!”

Cecilia: “Sicuramente ciò che ci spinge in queste gare è la voglia di conoscersi fino in fondo, di capire come saremmo in grado di reagire in situazioni di difficoltà, perché ciò che conta nei trail è sapersi gestire, saper capire di cosa il tuo corpo ha bisogno, ancor prima che te lo chieda.”

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?

Maria Chiara: “La più difficile è stata la UTLO (Ultra Trail del Lago d’Orta)! Fatta senza un minimo di preparazione e portata a casa comunque!”

Cecilia: “Ad onor del vero di gare estreme ancora non ne ho affrontate, sicuramente la più dura che abbia concluso è stata il trail di Portofino; complice la pioggia incessante, i numerosi punti esposti e il fatto di essere scivolosissima, nonché, soprattutto, una lunga discesa ripida di 2 km sulla carta, ecco sì, quelli sono stati 24 km davvero infiniti.

Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?

Maria Chiara: “Vorrei fare il Tor des Geants ma allo stesso tempo non mi sento pronta! Spero un giorno di riuscirci!”

Cecilia: “Non penso ci siano gare impossibili, credo iniziando piano piano e affrontandole con lo spirito giusto ogni gara possa essere conclusa, ora come ora comunque sarà bene che eviti quelle con discese troppo complicate; perché, detto tra noi, in discesa soprattutto ho moltissimo da imparare.”

C’è una gara estrema che non faresti mai?

Maria Chiara: “Non esiste una gara che non farei, almeno ci proverei.”

Cecilia: “Come ho già detto non ci sono gare estreme che non farei mai, magari che non farei mai adesso; quelle in cui la roccia fa da padrone e le discese sono davvero complicate, ma tutto solo per evitare che l’inesperienza possa far nascere in me paure inutili.”

Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?

Maria Chiara: “Ora non sposto più i miei limiti fisici! Ora li conosco e li gestisco.”

Cecilia: “La voglia di conoscermi fino in fondo, si credo sia proprio quella che mi spinge ogni volta ad oltrepassare i miei limiti, certo non sempre si può spostare in alto l’asticella, soprattutto lo spostamento non deve essere mai brusco solo così, secondo me, riesci ad apprezzare e a gustarti ogni conquista

Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme?

Maria Chiara: “I miei familiari ora mi capiscono, prima pensavano che perdessi tempo! I miei amici mi ritengono matta ma nel senso positivo!”

Cecilia: “Chi mi conosce e mi ha visto a diverse gare trail già saprà rispondere a questa domanda: mio padre lo adora, lo troverete infatti spesso ai ristori con cellulare alla mano, pronto a fare mille foto, coca cola e cibarie varie. È si lui è l’uomo dei ristori, ahhahaha, mi sentisse che lo chiamo così mi farebbe una bella linguaccia, appassionato di sport e matematico per natura si diverte a venire con me e la Chiara alle gare, si occupa di beverage e fotografie ma soprattutto di statistiche. Credo che nel cellulare abbia segnato i nostri tempi ristoro per ristoro. Abbiamo tentato più volte di fargli capire che nel trail non ci sono medie da rispettare ma in fondo poi a noi piace così, di sicuro il suo amorevole interessamento rende ancor più speciale questo sport. I miei amici e molte delle persone che incontro mi vedono come un’extraterrestre, alcune ti guardano con ammirazione, per loro è come se tu fossi wonderwoman, sicuramente ciò che accomuna tutti è la curiosità, il fatto di condividere le nostre emozioni attraverso i social spinge molti far domande, quasi volenterosi anche loro, prima o poi d’iniziare questo sport.”

Che significa per te partecipare ad una gara estrema?

Maria Chiara: “Partecipare ad una gara estrema vuol dire stare concentrati e fare del mio meglio senza mai perdere di vista la salvaguardia della mia vita!”

Cecilia: “Ogni gara è come una nuova avventura, un viaggio dentro e fuori di noi. Un’esperienza unica e sicuramente indimenticabile.”

Ti va di raccontare un aneddoto?

Maria Chiara: “Aneddoti sono le crisi lungo il percorso che mi fanno fare di tutto ma poi passano ed è un po come risorgere!”

Cecilia: “Uno??? Ce ne sarebbero mille, a dire la verità un momento mi è rimasto più degli altri nel cuore. Il trail dei poeti, Lerici, la mia prima gara, perché come si dice, il primo amore non si scorda mai.

Non avevo mai corso su sentieri disconnessi e trovarmi ad affrontare una mini (adesso, allora mi sembrava maxi) discesa rocciosa mi pareva davvero un’impresa incredibile; e mentre ero lì che cercavo di capire dove mettere i piedi mi sento una voce da dietro che mi dice: ‘vuoi un mano? Ed io ‘volentieri, sai sono un disastro in discesa e questa è la mia prima gara’. Behnon ci crederete non solo mi ha guidato ma mi ha preso in mano anzi quasi in braccio e così sono arrivata in fondo alla discesa.

Incredibile no? Ancor più bello è stato finire la gara mano nella mano con lui.”

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?

Maria Chiara: “Del mio carattere ho scoperto di essere una romantica, che la natura è parte di me e che combatto per ciò che voglio fino allo stremo delle forze!”

Cecilia: “Pensare che fino a poco tempo fa neppure mi sedevo sull’erba per paura di sporcarmi e adesso mi immergo nelle fontane lungo i percorsi, mangio con le mani terrose, bevo dalle borracce di persone mai viste, ma soprattutto cado, rimbalzo e mi rialzo, beh credo di aver fatto notevoli cambiamenti. Questa nuova Cecilia non solo mi piace ma talvolta mi fa dubitare che quella di una volta fossi davvero io. Una ragazzina noiosa e che non mi vergogno affatto di definire incapace di stare al mondo!”

Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?

Maria Chiara: “La vita familiare e lavorativa non è cambiata perché la famiglia viene prima e il lavoro non posso fare diversamente!”

Cecilia: “Fortunatamente lavorando nell’attività di famiglia, qualche fuga nel weekend, quando lo studio in realtà è aperto al pubblico, mi viene concessa. Beh dire che non ci sono sacrifici da fare, come rinunciare ai pranzi della domenica o alle uscite del sabato sera con gli amici, o alzarsi presto la mattina per allenarsi e rimanere fino a tardi in ufficio per recuperare; in realtà però non posso definirli realmente sacrifici, quanto piuttosto scelte. Sì la vita ci pone continuamente di fronte a delle scelte, ma quando c’è l’amore e la passione anche le cose meno piacevoli non risultano tali. E poi sentire mio nonno di 90 anni che fa il tifo per me non ha prezzo, per tutto il resto c’è.”

Se potessi tornare indietro cosa faresti? O non faresti?

Maria Chiara: “Non cambierei nulla, avrei voluto conoscere il trail prima, a 20 anni ero già testarda per farlo e il fisico sicuramente era molto più forte!”

Cecilia: “Se potessi tornare indietro rifarei tutto, le numerose gare, gli allenamenti talvolta troppo estenuanti, gli errori in gara, perché in fondo sbagliando s’impara e se forse non avessi sbagliato oggi non sarei qui, e non avrei raccolto qualche piccola soddisfazione personale.”

Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? 

Maria Chiara: “Uso integratori perché mangio male e eutirox per la tiroide! Non funziona!”

Cecilia: “A livello di integratori, anche su consiglio del medico, talvolta utilizzo a cicli gli aminoacidi e in gara i sali minerali, quindi a parte il ferro, che vista la mia anemia sono costretta a prendere.

Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?

Maria Chiara: “Faccio controlli su tutto! Dai 40 anni si ha un po più di paura e ci tengo a avere la prerogativa di poter durare a lungo!”

Cecilia: “So bene che questo sport può portare il nostro fisico a condizioni di sofferenza ecco perché cerco di farmi spesso analisi del sangue e vari controlli, più per scrupolo che altro!”

E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?

Maria Chiara: “In tanti mi dicono che mi usuro ma bisogna vedere chi te lo dice! Di solito sono persone sedentarie!”

Cecilia: “Come dicevo a febbraio visto i miei livelli di ferro bassissimi mi hanno consigliato di ridurre fortunatamente adesso le cose sembrano andar meglio e incrociando le dita, speriamo di non dover rinunciare mai alla corsa!”

Hai un sogno nel cassetto?

Maria Chiara: “Il mio sogno è di vedere più possibile il mondo con tutti i suoi angoli anche i più remoti camminando e correndo! Un abbraccio e grazie a te.”

Cecilia: “Beh, credo che ognuno di noi ce lo abbia, diciamo che mi piacerebbe moltissimo fare il Tor de Géants, ma se devo dire veramente quale sia il mio sogno, eh, sarebbe poter indossare la maglia della nazionale con lei, Maria Chiara Parigi. Maria Chiara non è solo un’amica, direi più una sorella del trail, è lei che mi ha insegnato tutto, che mi ha fatto tornare la voglia di correre, nei momenti bui, compagna di mille avventure ma soprattutto disavventure. La sua telefonata di quel famoso venerdì rimarrà nel mio cuore sempre, così come la gara della Maddalena in cui lei mi ha regalato una gara fianco a fianco e un podio assieme. Credo che vestire i colori dell’Italia sia il sogno di tutti, ecco io come sempre ci metto il carico da novanta, come si dice dalle mie parti, e vorrei poterla indossare fianco a fianco a lei e magari arrivare anche li mano nella mano. Sono esagerata eh?? Ma in fondo un sogno è un sogno e mi piace viverlo così, sulla scia dei momenti magici che questo sport in sua compagnia mi regala!”

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