Alessia Urbinati: trovare la giusta strategia per far passare la palla oltre il muro

Sport come metafora della vita per Alessia Urbinati, giocando a pallavolo se trovi davanti a te il muro devi capire come fare per andare oltre, ecco come si racconta Alessia Urbinati

ROMA – Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Pur non avendo giocato ad altissimi livelli mi è capitato almeno un giorno nella vita di essermi sentita una campionessa nel mio sport (la pallavolo). Durante il secondo set di una partita, la mia squadra e quella avversaria erano in una situazione di parità. Toccava a me andare alla battuta. Non nego che la paura di sbagliare era tanta, ma fortunatamente grazie a quella battuta sono riuscita a far guadagnare alla squadra il punto decisivo per vincere il set. In quel momento mi sono sentita orgogliosa di me stessa, soddisfatta e forte come una vera campionessa. Io ritengo infatti che un campione non è soltanto colui che riesce ad ottenere ottime performance o risultati inequiparabili rispetto agli altri, ma colui che è in grado di superare se stesso e raggiungere obiettivi che credeva non fossero alla propria portata.”

A volte nella vita bisogna rischiare, se va bene hai fatto tredici, puoi viere di rendita rispetto a qualcosa di buono che hai fatto e che te lo ricorderai a vita.

In che modo lo sport ha contribuito al tuo benessere? “Lo sport ha contribuito non solo al mio benessere fisico ma anche psicologico. Fare sport non vuol dire solo allenare i muscoli e avere un fisico asciutto e tonificato, esso aiuta moltissimo ad ascoltare se stessi, a staccare la spina dalla routine quotidiana, a comprendere i numerosi messaggi che il corpo ci trasmette. Lo sport allena soprattutto la mente ad affrontare i problemi che la vita pone davanti a noi e da la giusta forza d’animo e la grinta per superarli. Per esempio nel mio sport capita spesso che la giocatrice trovi davanti a se il muro. Esso non è altro che la trasfigurazione di un ostacolo della nostra vita. Ci si trova così dinanzi ad un bivio: lasciarsi dominare dalla paura e affrontare passivamente il muro (scelta che ha insita la sconfitta) oppure trovare la giusta strategia per far passare la palla oltre il muro.  In conclusione lo sport mi ha fatto capire che la seconda soluzione è sempre la migliore.”

Come hai scelto il tuo sport? “Ho iniziato a giocare a pallavolo all’età di otto anni per gioco, come tutti i bambini. Mi piaceva l’idea di far parte di una squadra, di collaborare e di divertirmi insieme ai miei amici. Crescendo questo sport è diventato fondamentale per la mia vita e la mia educazione e mi ha trasmesso valori significativi come il rispetto, la lealtà, la collaborazione e la fiducia, che hanno contribuito a formare la mia personalità.”

Nel tuo sport quali sono le difficoltà ed i rischi, a cosa devi fare attenzione? “Sono molti i rischi a cui una pallavolista potrebbe incorrere, in quanto questo sport, porta ad avere un sovraccarico  soprattutto a livello dei menischi, della rotula e di articolazioni e legamenti delle ginocchia, oltre ai normali incidenti in cui si può incorrere in campo come lussazioni ,distorsioni alle caviglie e strappi muscolari. Pertanto occorre essere cauti nei movimenti, riscaldarsi bene prima di ogni allenamento e fare uno stretching accurato alla fine.”

Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che più spesso ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Mi è capitato di non riuscire a dare il meglio di me in campo durante le prime partite poiché non ero ancora abituata a cambiare campo da gioco e mi sono trovata a non avere più i miei soliti punti di riferimento a livello visivo, e a doverne creare di nuovi in pochissimo tempo.  I pallavolisti devono infatti essere abbastanza versatili e adattarsi subito alle condizione delle varie palestre e dei campi da gioco in cui si disputano le partite. Questo è un meccanismo difficile da mettere in pratica e si acquisisce con l’esperienza e con il tempo.”

Tanta attenzione è importante per i pallavolisti, tanto adattamento ai diversi campi da gioco e attenzione a non farsi male.

Cosa e quali persone hanno contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance? “Nel mio sport sono state molte le persone che mi hanno sostenuto e mi hanno incentivato a migliorare. Prima di tutto i miei genitori che da sempre hanno appoggiato la mia passione per la pallavolo e sono sempre stati presenti e disponibili, gioendo con me per le vittorie e standomi vicino nelle sconfitte e nei momenti difficili. Un ruolo rilevante è rappresentato dalle mie compagne di squadra, con le quali si è creato un vero e proprio rapporto di amicizia, una sorta di legame inscindibile. Abbiamo condiviso lunghi pomeriggi in palestra, le paure, le gioie, le tensioni e le soddisfazioni e siamo sempre state l’una al fianco dell’altra, non solo in campo ma anche al di fuori. Essere compagne di allenamento ci hai portato ad essere compagne di vita, a confidarci l’una con l’altra, a condividere i nostri problemi e senza neanche accorgercene siamo diventate qualcosa di grandioso: una squadra, sulla quale ognuna di noi potrà sempre contare.  Infine il nostro allenatore è stato un ulteriore punto di riferimento, il caposaldo della nostra squadra che ha saputo comprendere le personalità di ognuno di noi e ci è sempre venuto in contro.”

Sport quale valore aggiunto, il team che sostiene e forma il carattere, l’allenatore che ti sta al fianco nei momenti belli e nei momenti difficili.

Qual è stata la gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? “L’emozione più intensa l’ho provata giocando la mia prima partita in serie C. Dopo tanti anni di sacrifici e di duri allenamenti, mi sembrava di vivere un sogno ed era come se non riuscissi a realizzare che tutto ciò per cui avevo lavorato era diventato realtà.”

Se ti impegni prima o poi i sogni diventano anche realtà, è quello che è successo ad Alessia giocando in serie C.

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti abbiano aiutano nello sport? “Nello sport mi ha aiutata molto la mia forza di volontà, la determinazione e la caparbietà. Queste sono secondo me delle caratteristiche essenziali per un atleta che vuole migliorare le proprie prestazioni. Occorre prefissarsi degli obiettivi ben definiti e far di tutto per raggiungerli, non gettando mai la spugna perché io ritengo che ‘chi si arrende è perduto’ e un vero campione è un combattente che non si è mai arreso.”

Il vero campione non si arrende e non smette di sognare.

I tuoi famigliari ed amici cosa dicono circa il tuo sport? “I mie familiari mi hanno sempre sostenuta nel mio sport così come i miei amici e sono sempre stati fieri e orgogliosi, rispettando la mia passione anche se spesso mi ha portato a dover fare numerosi sacrifici.”

Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Un episodio divertente l’ho vissuto quando ho iniziato ad allenarmi in serie C e ho ricevuto una pallonata in faccia da una mia compagna di squadra che aveva sbagliato mira.”

Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Praticando attività fisica ho imparato a ‘leggere me stessa’ e a saper definire con precisione le diverse sfumature della mia personalità. Questo perché lo sport ti fa essere trasparente, fa essere se stessi, la mente si libera, si apre e viene fuori la nostra vera essenza. Io mi son resa conto che il modo in cui affronto e mi approccio alle partite e ai campionati è lo stesso con cui affronto la vita di tutti i giorni. Alla negatività preferisco l’entusiasmo, alla resa preferisco la voglia di combattere, al sentirmi come un inetto preferisco rimboccarmi le maniche e darmi da fare. Insomma lo sport è quella scintilla che mi ha fatto comprendere che la vita deve sempre essere vissuta col sorriso, con positività e anche quando le cose sembrano non andare per il verso giusto si può sempre cambiare strategia di gioco proprio come in campo. Non sempre può andare in porto il nostro piano A. Sta a noi essere bravi giocatori e saper realizzare i piani B, C, D.”

Sport quale scuola di vita, riuscire a raggiungere obiettivi seguendo modalità diverse ed essere sempre pronti a cambiare piani.

Quali sensazioni sperimenti o hai sperimentato nello sport: allenamento, pregara, gara, post gara? “Le sensazioni che ho sperimentato sono state tantissime. Apparentemente potrebbero sembrare identiche ma in realtà sono sempre diverse ed uniche. Durante gli allenamenti è stato fondamentale imparare a vincere la stanchezza, lo stress fisico, la paura di farsi male e trovare la carica e la motivazione giusta per spingere il proprio fisico al massimo. Scendendo in campo si è invece pervasi da un mix di emozioni contrastanti che ti fanno sentire forte e grintosa come una tigre, ma anche tesa e un po’ dubbiosa. Scatta la paura di commettere errori o di non giocare bene come in allenamento, di deludere l’allenatore e la squadra.  Col fischio di inizio tutte le preoccupazioni sono sostituite solo dalla concentrazione e dall’entusiasmo di voler vincere. La sensazione più bella in assoluto è la consapevolezza che ciò che tu stai provando è condiviso da altre undici persone, la tua squadra. Tutte queste emozioni rimarranno indelebili dentro di me e il sentirsi parte di un gruppo che ti sostiene, sentirsi parte di qualcosa di grande ripaga tutti i sacrifici fatti.

Quale è stata la tua gara più difficile? “La partita più difficile è stata quella giocata dopo essermi ripresa da un infortunio alla caviglia. Avevo paura di deludere le aspettative e la fiducia che la squadra e l’allenatore avevano riposto in me. Avevo il timore di non riuscire a giocare più come prima. E’ stato difficile proprio perché ho dovuto affrontare contemporaneamente la squadra avversaria e me stessa e fare i conti con la paura.”

Hai dovuto scegliere di prendere o lasciare uno sport a causa di un percorso di studi o carriera lavorativa? “Ho scelto volontariamente di abbandonare la pallavolo per il mio sogno più grande, l’Aeronautica. A livelli agonistici la pallavolo espone a numerosi traumi e infortuni risolvibili spesso solo con interventi chirurgici che avrebbero potuto mettere in discussione la mia idoneità  fisica alla  vita militare.”

Hai rischiato di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? C’è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare il doping? “Non ho mai rischiato di incorrere nel doping e ne sono sempre stata alla larga. Chi fa uso di droghe entra in un tunnel oscuro e ritrovare la luce per uscirne fuori e veramente difficile. La propria vita e la salute vengono segnate per sempre. A parer mio chi fa uso di sostanze non può neanche essere definito ‘atleta’ ma è solo un vile,una persona arrendevole e insicura di se. La strada del doping potrebbe sembrare la più facile per raggiungere i propri obiettivi, ma molti non sono consapevoli dei rischi e dei danni irreversibili a cui si va incontro.  Un vero atleta è invece chi ha la costanza, la volontà e la grinta di impegnarsi, chi raggiunge i propri obiettivi attraverso il frutto dei sacrifici e della farina del proprio sacco.  Tutto è fattibile con la giusta motivazione e non esiste nulla di impossibile. Molte volte infatti le cose in se non sono difficili ma è perché noi non osiamo farle che ci sembrano tali.”

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? “Per me sarebbe impensabile una vita senza sport. Esso fa parte di me, contribuisce al mio benessere,a farmi sentire in forma ,  a darmi la carica, a rilassare la mente. Lo sport è essenziale, lo sport è vita.”

Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “ Mi è capitato di dover fare i conti con un infortunio alla caviglia e con delle sconfitte. Mi è servito molto il sostegno della squadra ,dell’allenatore e della mia famiglia per tirar fuori il mio carattere tenace ,rialzarmi più forte di prima e tornare in campo sconfiggendo la paura.”

Hai mai rischiato per infortuni o altro di smettere di essere atleta, hai mai pensato di smettere? “Come detto prima ho smesso di giocare a livello agonistico già da tre anni per evitare che gli infortuni precludessero la mia futura carriera militare. Ad oggi mi limito a giocare soltanto delle partite amichevoli o a partecipare a tornei estivi di beach volley.”

Pensi che potrebbe essere utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi? “Lo psicologo dello sport sarebbe una figura significativa ed essenziale per un atleta. Un vero e proprio punto di riferimento su cui poter contare soprattutto in fasi delicate come quelle post infortunio. In questa fase potrebbe subentrare la paura di non  tornare ad essere come prima e di aver perso la prestanza fisica. Questo è un momento molto delicato in cui l’atleta rischia di andare in contro a veri e propri blocchi psicologici, che potrebbero influenzare negativamente la propria carriera. Lo psicologo sportivo potrebbe anche migliorare le prestazioni dell’ atleta riuscendo a capire i suoi punti deboli,le preoccupazioni, i dubbi e aiutandolo  a non perdere di vista l’obiettivo principale, facendogli ritrovare la motivazione giusta per andare avanti.”

Quale messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare a questo sport? “La pallavolo è uno sport che forgia la persona per la vita. Aiuta a crescere, trasmette valori fondamentali e fa comprendere il vero senso delle parole: condivisione, collaborazione e sacrificio. E’ uno sport di squadra che educa al rispetto delle regole, al rispetto dei propri spazi senza invadere quelli altrui e a valorizzare non solo se stessi ma anche gli altri e gioire per loro. Inoltre si creano amicizie autentiche da coltivare anche al di fuori del campo e si ha la possibilità di confrontarsi, di arricchire se stessi e accettare non solo le vittorie ma anche le sconfitte, non solo i meriti ma anche gli errori. Raccontare tutto ciò risulta limitativo, sono esperienze che io consiglierei a chiunque di vivere in prima persona.”

 

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