Basket Nba, in due settimane Lakers e Celtics in vetta

Seconda settimana conclusa, e la Nba continua a scindersi in certezze solide e sorprese che alla vigilia parevano senza quota presso i bookmakers.

Per avere però un quadro migliore della situazione, almeno per questi primi mesi di regular season… sarà opportuno, eccetto le statistiche generali, fare una distinzione tra le due conference, per delineare nel modo più opportuno il percorso di tutte le franchigie in gioco, e fare chiarezza nella corsa ai playoffs, o (in caso di tanking) alla prima scelta assoluta 2011.

Partiamo dalla Western Conference che a proposito di certezze solide vede i Lakers campioni in carica svettare dall’alto del loro immacolato record di 7 vinte e 0 perse. I Lakers di fatto oltre ad un Kobe Bryant che si sta gestendo alla perfezione, stanno sfruttando con estrema intelligenza il sistema triangolo orchestrato da Coach Zen;  aggiungiamoci poi il momento di forma straordinario di Gasol (24 punti, 10 rimbalzi di media), la crescita di Shannon Brown, ed un Lamar Odom che non appena mette piede sul parquet produce doppie doppie come fossero caffè… e avremo un quadro davvero nitido della situazione. Ieri notte poi è bastato un primo quarto sontuoso per mettere in letargo l’attacco dei Blazers (5 vittori, 3 sconfitte) battuti allo Staples Center per 121-96. Blazers che dopo un inizio scoppiettante stanno arrancando un po’, non digerendo al contrario dei Lakers quel sistema messo su da coach McMillan. Sistema che al momento sembrerebbe penalizzare molto Brandon Roy, la stella di Portland! Ma, tornando ai Lakers, va detto che questi non sono soli al comando, e qui a proposito di sorprese della vigilia entrano in scena i New Orleans Hornets. La squadra di Chris Paul infatti contro ogni previsione sta distruggendo i pronostici degli espertoni Nba. 6 vittorie e 0 sconfitte, percorso netto, e vittoria casalinga di prestigio contro gli Heat di Lebron & Wade.

Chris Paul pare in annata di grazie (18 punti, 10 assist, 6 rimbalzi di media), e le frecce al suo arco colpiscono con precisione sconcertante: Belinelli, Ariza, ed un rinato David West da 18 punti e 7 rimbalzi ad allacciata di scarpe. Alle spalle di Lakers & Hornets diverse contenders alla ricerca del miglior spot possibile: San Antonio Spurs (4-1) brillanti in questo primo scorcio di stagione con un Ginobili positivo, ed un Richard Jefferson finalmente integrato negli schemi di Popovich;  Nuggets  positivi (4-2) nonostante i rumors di abbandono da parte di ‘Melo’, e i due lunghi titolari fuori per acciacchi vari, con il povero Shelden Williams a fare la voce grossa contro avversari più forti di lui. Il trio Dallas Mavericks (3-2), Phoenix Suns (3-3), Utah Jazz (3-3), ancora alla ricerca di logica, stabilità e risultati convincenti, passa da vittorie esaltanti a sconfitte stupide per come vengono gestiti i finali di partita, o certi approcci a match che meriterebbero una preparazione mentale più adeguata.

Tra le fila dei Mavs in grande crescita i numeri di ‘Jet’ Terry che da quando è stato spostato a titolare ha visto incrementare le proprie percentuali, passando infatti da 16.2 punti a 19.2 con 4.6 assist a partita. Ottimo invece Al Jefferson nella sua nuova avventura nello Utah, per il centrone ex Celtics e Wolves sono 18.3 punti e quasi 10 rimbalzi di media a partita, e la coabitazione con il duo Deron Williams – Paul Millsap non solo è possibile, ma con l’andare avanti dei mesi potrebbe portare a risultati importanti in dote a coach Sloan. In coda alla Western Conference, troviamo il drappello Memphis (3-4), LA Clippers (1-6), Minnesota (1-6) & Huston (1-5) ma se per le prime 3 la cosa non ci meraviglia, per Houston la questione è diversa. I Rockets hanno un roster di grande qualità, ci sono Ming, Martin, Brooks, Miller, Battier… fa strano vederli arrancare in fondo alla classifica. Vero pure che molte delle 5 sconfitte sono venute in modo rocambolesco, contro grandi squadre (Lakers o Spurs) e in finali “punto a punto” roventi e sfortunati per gli uomini di Adelman, però qualcosa sembra mancare nello spogliatoio Rockets, forse la voglia e l’impegno di essere un gruppo unito e lottare per un obiettivo comune!

In chiusura di analisi Western Conference ci siamo lasciati i due ‘casi’ più spinosi di questi 14 giorni NBA. Da una parte Blake Griffin e la sua corsa al “Rookie of the Year”. Dall’altra gli Oklahoma Thunder, da molti visti come i probabili antagonisti della corrazzata Bryant! Blake Griffin sta convincendo e non poco come approccio da rookie, dominante la sotto nonostante una taglia non proprio da centro, abile nello sfruttare gli spazi concessi dalle difese avversarie e tabellino alla mano favorito insieme a John Wall per il ROY sopra citato. 18 punti a partita, più 11 rimbalzi e 2 assist, dietro solo a Eric Gordon nelle stats di squadra. Paradossalmente i Clippers non competitivi potranno solo che aiutare la sua crescita. Una mancanza di pressione che manterrà libera da pensieri inutili la mente dell’ala proveniente dal college di Oklahoma. E a proposito di Oklahoma e pressione, eccoci ai Thunder, forse la più grande delusione ad Ovest, più di Houston o di Dallas. Thunder che avrebbero dovuto fin da subito aggredire la conference d’appartenenza, Durant & Westbrook che dopo l’oro mondiale e la sfida brillante ai Lakers dello scorso Aprile avrebbero dovuto fin da subito mettere in chiaro che la loro voce in capitolo ha un peso specifico in merito ai destini dell’Ovest… solo chiacchiere, niente di ciò è accaduto. I Thunder sono ripartiti da ciò che erano, una squadra giovane talentuosa e piena di difetti, che combatte su ogni possesso, ma che ancora non riesce ad innalzarsi al livello di una contender (e la sconfitta interna di ieri notte contro i Celtics ne è l’ennesima riprova). Il record recita 3 vittorie, e 3 sconfitte. I Numeri di Kevin Durant sono lievemente scesi, quelli di Westbrook sono in ascesa. Manca un centro vero. Manca essenzialmente l’andare oltre i propri limiti. Coach Brooks, l’anno scorso “Coach of the Year” può riuscire in questa impresa? Qualche dubbio in merito comincia a sorgere.

E’ tempo di cambiare costa. E’ tempo di Eastern Conference. Prima domanda a brucia pelo… se ad Ovest comandano i Lakers, chi potrà mai essere in vetta nel monte Est? Chiaramente i Celtics. Magari qualche giornalista italiano (ci si ostina a mettere i Celtics, 7° o 8° nei rankings pre-stagionali) storcerà la bocca, ma quei vecchi combattenti nel freddo bostoniano non ne vogliono proprio sapere di deporre le armi a favore di truppe più giovani e decantate. I ragazzi di Doc Rivers hanno iniziato la stagione nel modo giusto, 6 vittorie, 1 sola sconfitta in casa dei Cavs orfani di Lebron. Un campo difficile come quello di Oklahoma espugnato con una facilità sconcertante, e due vittorie in Overtime di puro orgoglio tra le mura amiche del Boston Garden. Kevin Garnett sembra tornato quello di 3 anni fa, Rajon Rondo sta battendo ogni record possibile in fatto di assistenze (nelle prime 5 uscite, battuto il record di assist detenuto dal duo Magic-Stockton, e scusate se è poco), la panchina con Davis, Shaq, Robinson, Daniels segue il passo del quintetto titolare, facendo quasi in modo che Rivers possa giocarsi a seconda della situazione due quintetti eterogenei e intercambiabili fra loro.

La sensazione è sempre la stessa: “Ora o mai più”, nei prossimi mesi sapremo dirvi meglio.  A seguire il passo dei Celtics ci sono Atlanta (6-1), Miami (5-2) e Orlando Magic (4-1). Gli Hawks dopo un inizio flash con 6 vittorie e 0 sconfitte, sono infine capitolati ieri notte, sconfitti da dei Suns precisi al tiro. Gli Hawks stanno mettendo in mostra i soliti pregi e difetti delle passate stagioni, e nonostante la vetta dell’Est è probabile che oltre le 50W ed un secondo turno di playoffs non si vada. Discorso diverso per gli Heat di Lebron-Wade. 5 vittorie contro squadre, eccetto i Magic, di bassa classifica. 2 scontri esterni vs Celtics e Hornets e discorso che cambia radicalmente con Lebron & Wade in leggera sofferenza su chi debba gestire situazioni particolari e sotto stress. Bosh completamente avulso dalla manovra offensiva, mentre Lebron & Wade, sempre loro, fanno a turni su chi debba trascinare i compagni verso la vittoria. Problemi inoltre nel ruolo di 5, dove gli Heat vengono puntualmente distrutti dal centro di turno che approfitta volentieri dei vuoti a rimbalzo concessi dai lunghi rosso-neri.

I Magic invece fanno storia a sé. 4 vittorie nette, e senza storie, e bruttissima caduta sul campo degli Heat. Heat in quella circostanza impressionanti per come sono riusciti a distruggere le convinzioni tecnico tattiche degli uomini allenati da Van Gundy! A centro classifica troviamo: New York Knicks (3-3), Bulls (piuttosto deludenti fin qui con 2 vittorie e 3 sconfitte), Indiana (2-3) e New Jersey (2-4). Tutte in corsa per il miglior piazzamento possibile. Per queste squadre già da ora si intravede una lunga battaglia, fino alla volata finale, su chi centrerà gli ultimi 3-4 posti disponibili per la postseason. Sorpresa e delusione facili da rintracciare. Sorpresa: i Cleveland Cavs che privi di Lebron non tracollano (in molti ci avrebbero scommesso) e anzi con 3 vittorie e 3 sconfitte si issano in testa alla Central Division. Delusione: i Milwaukee Bucks che dopo la splendida stagione passata, coronata con la sesta posizione, sono partiti davvero male con 2 vittorie e 5 sconfitte. Brandon Jennings parla di spogliatoio spaccato, davvero curioso visto che non stiamo parlando di stelle di primo piano.
In zona draft, ed in conclusione di questa analisi sulla seconda settimana NBA le classiche Philadelphia, Washington, Detroit, Toronto, e Charlotte… altra, ad essere onesti, delusione inattesa. Contando i playoffs dello scorso anno, ci saremmo aspettati, come per i Bucks, una crescita visibile e importante da parte della franchigia gestita da un certo uomo chiamato: Micheal Jordan.

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