Mille Miglia: storia di una passione senza tempo

E son novanta, mitica Mille Miglia! Novant’anni di storia e di leggenda, novant’anni su e giù per l’Italia, da Brescia a Roma e ritorno, intrecciando le proprie vicende con quelle di un Paese che ti vide snodarsi lungo le sue strade in pieno fascismo, fino al 1940, e che riprese ad ammirarti nel dopoguerra, fino al ’57, quando gli incidenti e la pericolosità oggettiva della corsa consigliarono di accantonarla, trasformandola poi nella sfilata di auto d’epoca di cui possiamo godere ogni anno. 

E guai a pensare che queste vetture, tutte rigorosamente immatricolate fino al ’57 e non oltre, non appassionino ancora non solo gli amatori ma anche milioni di persone comuni che le vedono sfilare sotto le proprie finestre e possono coglierne da vicino le finiture, la classe, l’eleganza, lo stile e anche la discreta velocità, considerando che furono realizzate con tecnologie che oggi ci farebbero ridere.  E così, una volta l’anno, il mito dei Varzi e dei Nuvolari, dei Moss e degli Ascari, rivive in una corsa senza tempo, emozionante proprio come agli esordi, ricca di quell’eccellenza e di quell’unicità italiana che l’ha resa grande e ne ha fatto un evento mondiale, trasformandola in una delle gare automobilistiche più celebri e conservandone intatta l’adrenalina anche adesso che si tratta unicamente di una carovana di vetture d’epoca, riservata per lo più ai collezionisti e ad alcuni ex piloti.

Nella Mille Miglia, infatti, è racchiuso lo spirito indomito dei pionieri dell’automobilismo, il carattere di Ferrari e dei primi meccanici ed ingegneri della Bassa emiliana, il coraggio di uomini che rischiavano la vita ad ogni curva e la smisurata passione di spettatori che, in alcuni casi, ci rimettevano la vita a loro volta, colpiti da un’auto in corsa o dai pezzi che si staccavano da essa in seguito ad un incidente. 

Nella Mille Miglia, inoltre, è più vivo che mai il DNA di quell’Italia che non si arrende, di quell’Italia che resiste ad ogni diluvio, di quell’Italia forte, battagliera, ricca di cuore e di ardimento, capace di attraversare quasi un secolo e di riscoprirsi diversa in tutto ma non nelle prerogative che l’hanno condotta sin qui. 

E allora auguri, orgoglio italiano! Auguri affinché la tua epopea possa durare ancora a lungo ma, soprattutto, affinché possa contagiarci, in questa stagione di miti effimeri, eroi di cartapesta e nemmeno un grammo di quello spirito di sacrificio che rese possibile l’impossibile e ci condusse ad ampie falcate nella modernità. Auguri, con un pensiero rivolto alla polvere e l’altro all’immortalità.

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