Basket Nba. Utah rimonta e vince anche contro i Magic. John Wall è già una SuperStar

Dieci partite nelle notte del 10 Novembre. Tante strade che si incrociano, giocatori alle prese con i propri fantasmi e risultati inaspettati, come per esempio i Rockets che cadendo anche sul campo dei Wizards aprono la prima vera crisi della stagione! Jazz invece ancora una volta corsari ed in rimonta. Dopo Miami è toccato ai Magic, avanti di 17 e riacciuffati nel quarto finale da un Deron Williams onnipotente.

Orlando Magic – Utah Jazz 104-94
Qualcuno rideva a fine primo tempo sul +10 Orlando, bisbigliando “ora vediamo che combina Millsap”. Dopo il sacco di Miami nessuno si attendeva il bis in Florida sponda Orlando, invece i Jazz più pratici che mai, e bravi nel secondo tempo a limitare lo strapotere nei tiri da 3 dei Magic, rientrano prima fino al -4, e nei minuti finali mettono la freccia, toccando un +5 che i Magic non riusciranno più a recuperare. Divino Deron Williams, non solo mette in ritmo sia Millsap (23 punti) che Al Jefferson (21 punti, 8 rimbalzi) con 14 assist, ma scrive anche 30 punti, tirando 8/19 dal campo con 11/12 dalla linea della carità. Howard parte bene (14+9 rimbalzi), come anche Carter (20 punti e 4/10 da tre) ed i Magic, ma nella ripresa la lettura della difesa Jazz si fa affannosa, e le triple (11 nel primo tempo) diventano merce rara per i giocatori allenati da uno Stan Van Gundy in preda ad attacchi d’ansia. Nota in chiusura per Rashard Lewis: che fine ha fatto il giocatore che due anni fa incantava i palazzetti di mezza Nba? Domanda lecita, oltre che importante per il futuro di Orlando.

Washington Wizards – Houston Rockets 98-91
Rockets a picco, la crisi è ufficiale. Yao Ming acciaccato, senza Brooks, con Scola a fare pentole e coperchi (24 punti e 6 rimbalzi). E’ quasi un miracolo che Houston riesca a stare attaccata alla partita per 48 minuti, riuscendo in più di una occasione a placare i parziali dei Wizards (anche +13) e a portarsi avanti di qualche possesso in momenti caldi per il pubblico di casa. Martin produce punti in quantità industriale (per l’esattezza 31 punti in 37 minuti di gioco), Miller e Scola fanno il loro compito, ma quello che sembra mancare è lo spirito di gruppo, e soprattutto l’abnegazione difensiva per una squadra che subisce troppo facilmente e troppo passivamente il gioco avversario! Disparità netta a rimbalzo (44-51) e negli assist, e anche nelle palle rubate, con Wall capace di strappare dalle mani di Smith & Martin tipo 7/8 palloni (6 il dato ufficiale). John Wall senza giri di parole, il rookie n.1 del Draft 2010. Rookie paranormale, tripla doppia da capogiro con 19 punti, 10 rimbalzi e 13 assist. Una SuperStar Nba dopo nemmeno una stagione portata a termine. Compagni e pubblico in estasi, Arenas accompagnatore non pagante, Andray Blatche il braccio armato, e i Rockets ne sanno qualcosa, visti i 20 punti finali con 11 rimbalzi e 3 assist. Adelman scuote la testa, e ha ragione visto il lavoro che ci sarà da fare.

Atlanta Hawks – Milwaukee Bucks 91-108
Atlanta ha perso la ragione. Prima la sconfitta con i Suns, ora secondo tonfo tra le mura amiche contro dei Bucks in netta ripresa. E pensare che il primo quarto chiuso avanti 26-21 aveva fatto ben sperare i 15.000 presenti alla Philips Arena. Per la precisione è la panchina Bucks a cambiare ritmo alla partita: Corey Maggette con 20 punti, Ilyasova con 17 punti + 10 rimbalzi, suonano la carica fissando un parziale spaventoso figlio di un pulito 7/7 al tiro. Gli Hawks vanno in confusione totale, e sotto nel punteggio 54-40. Nella ripresa anche i titolari di Milwaukee scaldano la mano e scende la notte per Joe Johnson, Mike Bibby e Josh Smith. Jennings si prende il palcoscenico con 2 triple siderali ed una penetrazione delle sue. Per il play ottima prestazione da 19 punti, 6 assist e 5 rimbalzi. Bogut nemmeno deve essere utilizzato più del previsto, e nel quarto periodo siamo in garbage time inoltrato. Il 54% da tre dei Bucks ha fatto nel complesso la differenza, ma anche l’atteggiamento dei falchi ha avuto un suo peso, in particolar modo la mancanza di reazione al primo allungo ospite.

Toronto Raptors – Charlotte Bobcats 96-101
Raptors una squadra, un perché. Difficile parlare di questo match; per come è stato studiato dallo staff di Toronto, e per come ancora non si riesca a percepire il reale valore del roster messo su da Colangelo. Non che manchi l’impegno tra le fila di Toronto, basta vedere gli sforzi di Derozan o Reggie Evans, però la sensazione è che Charlotte già sentisse di avere la vittoria in pugno, ed era solo alla ricerca di capire come e quando colpire, portandosi così a casa la preziosa W. Alla fine della fiera così è stato: Larry Brown ed i suoi ragazzi resistono prima alle schiacciate di Derozan, alla tenacia di Johnson, ai guizzi (unicamente offensivi) di un “Mago” Bargnani da 23 punti e 9 rimbalzi, e poi chiudono il conto con un quarto di chiusura spietato e da incorniciare. Pallacanestro alla europea, senza difesa alla europea, Triano è ad un bivio.

Cleveland Cavaliers – New Jersey Nets 87-95
Nella serata in cui chi ospita finisce per prenderle, i Cavs recitano egregiamente la loro parte. I Nets vendicativi si rifanno quindi della sconfitta subita 24 ore prima, proprio per mano di Cleveland. Cleveland incapace nel secondo tempo di gestire la doppia cifra di vantaggio, è disorientata dal vuoto assoluto di alcune prestazioni singole, su tutte quella di uno spento Mo Williams. Nets al contrario sornioni e spietati dalla lunga distanza (47%), rabbiosi a rimbalzo (48-40) e sospinti dal duo Harris-Morrow che in pratica sigillano la prova perfetta in combinata.  Per Harris 31 punti, 9 assist e 10/23 dal campo. Per Morrow 21 i punti, con 6 rimbalzi e 2 assist. Coach Johnson per una volta può essere soddisfatto, in attesa che anche Lopez torni al suo rendimento standard.

New York Knicks – Golden State Warriors 117-122
David Lee torna al Garden, e non c’era modo migliore per festeggiare se non con una vittoria. I GSW giocano bene, si esaltano in velocità, toccano il +17, e furoreggiano in transizione sospinti da uno Stephen Curry orgasmico da 25 punti, 8 assist, e 6 rimbalzi. NY non ci sta, con la consueta reazione casalinga annulla i 17 di svantaggio, si porta avanti e da lo scettro del comando ad uno Stoudemire finalmente convincente. Chiaramente, come da tradizione dello Square Garden in queste occasioni, si giunge al traguardo attraverso un “punto a punto” all’ultimo sangue. Sangue che esce copioso dal gomito di Lee, che superando il dolore mette a referto una doppia doppia da 28 punti e 10 rimbalzi. Ellis gli fa eco pungendo con 22 punti di pura astuzia e tecnica. NY non demorde, si attacca ai 33 di Amar’è, compresa una tripla frontale di incredibile bellezza. Chandler e Felton ne aggiungono a testa 27 e 20. Parlare di difese sarebbe un eufemismo! Nei possessi finali Gallo, Felton e Amar’è non ne “azzeccano” più una, Lee & Curry al contrario non sbagliano né liberi né scelte offensive. Il Garden mugugna triste, altra L per un record che ora si fa perdente. domanda della giornata in casa Knicks: come può una squadra che espugna il campo di Chicago, perdere poi in casa per 2 volte in successione (senza poi contare il tracollo di Milwaukee)? Capiamo che si vive e si muore di percentuali da tre, ma c’è un limite a tutto.

Memphis Grizzlies – Dallas Mavericks 91-106
Prima e terza frazione stile Dallas Mavericks “buoni”, e Memphis deve cedere il passo ad una contender attrezzata per il passo finale (finora incompiuto). La W ottenuta contro Boston gasa gli uomini di Carlisle, subito concentrati e dentro la partita per liberarsi della pratica Memphis. Primo quarto avanti, controllo, secondo quarto piccola reazione dei padroni di casa, terzo quarto distacco definitivo con i Mavs che raggiungono anche i 20 di vantaggio. Migliori percentuali per Dallas, vittoria a rimbalzo (49-40), più assist… per un tabellino statistico che non lascia spazio ad interpretazioni pindariche. Gay (18), Zach Randolph (23) gli unici a salvarsi, dall’altra parte fanno rumore i 25 punti di Jason Terry dalla panchina, ed i 20 punti +7 rimbalzi di un ottimo Shawn Marion. A riposo Nowitzki che trova comunque tempo per firmare l’ennesima doppia doppia della sua carriera, con 12 punti e 10 rimbalzi. Il record parla di 5 vittorie e 2 sconfitte per Dallas, davanti a sé ancora Lakers, Spurs, Hornets e Portland: tanti centimetri da scalare lungo la montagna.

Oklahoma Thunder – Philadelphia 76ers 109-103
Durant & Westbrook dettano legge ad Oklahoma; i Thunder centrano una W importante in ottica classifica, e Philadelphia non può che accontentarsi del quarto finale, e di statistiche gratificanti per Meeks, Holiday e Brand (17 punti a testa). Durant & Westbrook, tornando a loro, ne mettono entrambi 31. Diverse le modalità 7/18 per Kevin con 16/16 ai liberi ed una sola tripla. 11/19 per Westbrook invece da sommare ai 12 assist e 5 rimbalzi che completano una prova quasi perfetta. Doppia cifra anche per Ibaka e Sofolosha a quota 10. Venerdì il re-match contro Portland.

San Antonio Spurs – LA Clippers 107-95
24-20, 27-24, 28-21, e 28-30 i parziali parlano chiaro e non mentono mai. Gli Spurs, terzi ad Ovest, vincono la loro quinta partita consecutiva, ai danni dei Clippers, fanalino di coda. Tre giocatori sopra i 20 punti per coach Popovich: Richard Jefferson con 22 punti e 4/7 da tre, Manù Ginobili con 22 punti e 4 assist, ed infine Tony Parker con 21 punti e 9 assist. San Antonio sembra diversa rispetto allo scorso anno. Più concreta, più concentrata, più affamata. Infine Richard Jefferson, non più caso senza speranza, pare essersi ritrovato, ed in vista playoffs questa potrebbe rivelarsi una aggiunta rilevante. Il lupo perde il pelo…

Sacramento Kings – Minnesota Timberwolves 89-98
Inaspettata sconfitta interna per i Kings. Evans non sta bene (5 punti) e si nota, Cousins stecca, Casspi (17) o Udrih (16) non possono essere dei leader credibili, e Minnesota ne approfitta giustamente sguinzagliando un Michael Beasley jordanesco. Per l’ex Miami Heat una partita con cifre rispettabili: 42 punti, 17/31 dal campo, 7/10 ai liberi, +9 di plus/minus, 9 rimbalzi, 2 assist ed 1 stoppata. Qualche affezionato a Miami avrà versato lacrime, per una volta invece i Wolves sorridono. 41 minuti che fanno storia a sé.

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