La scomparsa di un grande uomo: Walter Bonatti. VIDEO

ROMA – Questa mattina, alle 10.10, un’agenzia ANSA annunciava la scomparsa di Walter Bonatti: “Il grande alpinista, giornalista e scrittore Walter Bonatti, leggenda dell’alpinismo italiano, è morto improvvisamente, ieri sera, a Roma, per una malattia. Lo riferisce in una nota l’editore Baldini Castoldi Dalai. La salma sarà trasportata a Lecco dove sabato e domenica verrà allestita la camera ardente”.

Molti politici, quelli della Casta per intenderci, hanno rilasciato all’ANSA dolenti e costernate dichiarazioni degne della miglior arte oratoria.
Inoltre, questa mattina Erminio Quartiani, del Pd, ha ricordato Bonatti nell’Aula della Camera. Le parole di Quartiani sono state sottolineate da un applauso unanime e politicamente corretto.
Bonatti, come ogni essere umano con una forte identità, non portava maschere e quindi non poteva essere ‘politicamente corretto’: nel 2004 ricevette dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Cavaliere di Gran Croce. Alla cerimonia di premiazione, il 21 dicembre 2004 al Quirinale, l’alpinista si rese conto di essere stato premiato insieme ad Achille Compagnoni – il primo, con Lino Lacedelli, a salire sul K2 – di cui aveva una pessima opinione dopo le menzogne relative all’ascensione sul colosso pakistano. Bonatti, quattro giorni dopo, con una lettera al Segretario Generale della Presidenza della Repubblica restituì sdegnato l’onorificenza.
Ma, chi era Walter Bonatti? Così lo ricorda Reinhold Messner: “Bonatti è stato uno degli alpinisti più grandi della storia, l’ultimo alpinista tradizionale, fortissimo in tutte le discipline. Walter era però soprattutto una bellissima persona, tollerante e amorevole. Mi è stato detto che Bonatti fino all’ultimo non era a conoscenza della grave malattia che lo affliggeva e forse questo è stato un bene. Walter ci lascia un grande testamento spirituale, quello di un uomo pulito che per le vicende accadute sul K2 è stato calunniato per 50 anni, ma alla fine tutti gli hanno dovuto dare ragione”.

Ma cos’era accaduto a Bonatti sul K2? Nel 1954, a soli 23 anni, ma con un folto curriculum alpinistico, con Achille Compagnoni e Lino Lacedelli partecipa alla spedizione italiana guidata da Ardito Desio. Compagnoni e Lacedelli giungeranno soli in vetta al K2. Il giorno precedente alla conquista della montagna himalaiana, Walter Bonatti scende dall’ottavo campo verso il settimo, per recuperare le bombole di ossigeno lasciate lì la sera prima da altri compagni. Con questo carico sulle spalle, insieme all’alpinista pachistano Mahdi, risale fino al nono campo che nel frattempo era stato allestito da Compagnoni e Lacedelli.
I due italiani però, invece di allestire il campo dove era stato previsto, di comune accordo con Bonatti, lo fissarono circa 250 metri di dislivello più in alto. Nonostante questa gravissima alterazione logistica, Bonatti e Mahdi riescono ad arrivare nei pressi del nono campo poco prima del tramonto, ma non vengono aiutati dai compagni Compagnoni e Lacedelli, che invece di indicar loro la strada per la loro tenda si limitano a suggerire da lontano di lasciare l’ossigeno e tornare indietro; cosa impossibile, visto il buio che incombe e l’enorme sforzo già sostenuto dai due. Bonatti e il pachistano si ritrovano così a dover affrontare una notte nella ‘zona della morte’ con temperature stimate intorno ai -50 °C, senza tenda, sacco a pelo o altro mezzo per potersi riparare. “Quella notte sul K2, tra il 30 e il 31 luglio 1954, io dovevo morire. Il fatto che sia invece sopravvissuto è dipeso soltanto da me… ” commenterà nei suoi scritti Walter Bonatti ricordando quella tragica esperienza.

Bonatti rimane deluso dall’atteggiamento dei suoi due compagni, ma anche dalla presa di posizione del capo spedizione, Desio, che si rifiuterà sempre di andare a fondo dell’accaduto dando solo la sua come unica verità circa la cronaca dell’impresa. Per ragioni contrattuali la versione dei fatti di Bonatti viene divulgata solo nel 1961, con la pubblicazione del suo libro ‘Le mie montagne’.
Solo dopo quarant’anni di denunce da parte di Bonatti, la verità vera – documentata dalla fotografia rintracciata nel 1994 dal dottore australiano Marshal, la quale, contrariamente a ciò che sostenevano le versioni ufficiali, mostra come le maschere dell’ossigeno fossero state utilizzate fino in vetta – verrà a galla.
Sempre nel ‘94 Lacedelli smentisce Compagnoni: “Io volevo fermarmi prima, più in basso. Però Compagnoni non ne volle sapere, quella di spostarsi più su della quota concordata con Bonatti non fu una decisione saggia”. Finalmente il CAI commissiona una revisione storica degli eventi relativi al K2, pubblicata poi sul Catalogo Ufficiale del Museo Nazionale della Montagna di Torino, e in seguito pubblica sulla propria rivista un articolo nel quale viene riconosciuto il contributo di Bonatti alla conquista del K2. Ma anche questa versione non soddisfa Bonatti.

Ci vorranno ancora dieci anni prima che Il Club Alpino Italiano rettifichi ufficialmente la relazione di Desio accogliendo le obiezioni di Bonatti.
Informato in anticipo dalla Società Geografica Italiana della revisione che sarebbe stata effettuata, Walter Bonatti così risponde in una lettera: “A cinquantatré anni dalla conquista del K2, sono state finalmente ripudiate le falsità e le scorrettezze contenute nei punti cruciali della versione ufficiale del capospedizione prof. Ardito Desio. Si è così ristabilita, in tutta la sua totalità, la vera storia dell’accaduto in quell’impresa nei giorni della vittoria… Si è (…) dato completa verità e dovuta dignità al grande successo italiano, una affermazione che ha saputo risvegliare, dopo gli anni bui, il vanto e l’orgoglio di tutti noi”.
Ma quell’esperienza lo segnerà per tutta la vita: sceso dal K2, deluso dai rapporti umani, egli continuerà le sue gesta quasi sempre in solitudine, realizzando grandissime imprese solitarie in ogni parte del mondo e saprà raccontarle nei suoi molti libri.
Ogni grande uomo ha sempre accanto a sé una grande donna; Walter Bonatti, negli ultimi trent’anni, ha avuto accanto a sé una splendida immagine femminile: Rossana Podestà. La Podestà tempo fa disse ad un giornalista: “Walter ha riempito tutti i miei sogni”; e questa, forse, è stata la sua più grande impresa umana… non solitaria.

Walter Bonatti a ‘ Che tempo che fa’


 

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