A Nanni Moretti il premio Charlie Chaplin 2010

Come al solito, “Italia oggi” e “Il Giornale” protestano senza ragione.

Una polemica gratuita perfino contro la Presidenza della Repubblica, che mette solo la targa e non decide i premi. Ma, si sa, l’intelligenza a destra troppo spesso latita

ROMA – Giovanni Angella, presidente della Biblioteca Umberto Barbaro ha espresso bene il disagio quando ha detto che lui e i curatori del premio Charlie Chaplin, fra cui Mino Argentieri direttore di Cinemasessanta, non si curano di Italia Oggi, ma sperano in quella di domani e, soprattutto, in quella del 14 dicembre. Comunque, per dire dell’importanza del premio “Targa del Presidente della Repubblica”, basti ricordare che, prima dell’autore romano lo hanno ricevuto: Luigi Comencini (2006), Vittorio De Seta (2007), Paolo e Vittorio Taviani (2008) e Ferzan Ozpetek (2009).
Nanni Moretti dovrebbe andare fiero del premio assegnatogli, vista la caratura dei suoi predecessori e la motivazione del premio che va a: “personalità che nel campo della creazione artistica, della ricerca, degli studi, della pubblicistica e dell’organizzazione culturale hanno dato un contributo al rinnovamento e allo sviluppo del cinema italiano”.

Prima della premiazione che, tralaltro, prevede anche riconoscimenti ai critici cinematografici Lietta Tornabuoni de la Stampa (Targa della Presidenza della Camera dei Deputati) ed Enrico Magrelli (Targa della Presidenza del Senato), è stato proiettato il film di Nanni Moretti, Il Caimano (2006), film di un’attualità impressionante visti i tempi che la politica italiana sta passando e si appresta a vivere con la mozione di sfiducia che si discuterà a Camere riunite proprio il prossimo 14 dicembre come ha ricordato Angella.

Ma cosa avrà indotto gli organizzatori del premio, a pensare proprio all’autore romano per il riconoscimento 2010? Proviamo ad analizzare: le tematiche dei film spietate, sia sul fronte del privato che su quello pubblico, Io sono un autarchico (1976), Ecce Bombo (1978), Sogni d’oro (1981), Bianca (1984), La messa è finita (1985), Palombella rossa (1989), Caro diario (1993), Aprile (1998), La stanza del figlio (2001), Il Caimano (2006) ognuno, a modo suo, rappresenta un’urgenza, un grido, un urlo all’industria culturale italiana, alle velleità dei progressisti, al perbenismo e al conformismo; oppure è l’ecletticità dell’autore che ha colpito, i primi film in Super8 (la Sconfitta e Paté de Burgeois -1973- e Come parli frate -1974-) di cui noi siamo testimoni alle prime proiezioni di quei film al Cineclub Romasud (circuito FEDIC) dell’indimenticato animatore Giorgio Garibaldi che tanta parte ha avuto nei primi passi nel mondo del cinema di Nanni Moretti tanto da dedicargli nel 1978 un medio metraggio in Super8 dal titolo Ecce Nanni, ma questa è un’altra storia, che un giorno andrà raccontata; o ancora, a impressionare la Giuria, sarà stato l’impeto del regista a non scindere la finzione dalla realtà, lo ricordiamo animatore dei girotondi nel 2002 e interprete del famoso “urlo a Piazza Navona” sempre in quel periodo; ma la motivazione del premio potrà anche dipendere dall’amore che Nanni Moretti porta nei confronti del cinema a tutto tondo, oltre che come regista, anche come produttore con Angelo Barbagallo fondatore della Sacher Film, come distributore sempre con la Sacher e anche come esercente in quanto organizzatore di proiezioni e rassegne al cinema Nuovo Sacher a Roma.

In effetti è per tutte queste motivazioni che è stato assegnato il Premio Charlie Chaplin 2010 a Nanni Moretti per saper vedere e prevedere i tempi in cui si dibatte la società italiana con lungimiranza e impegno civile. A questo punto come non segnalare come profetica l’ultima scena del Caimano in cui un rabbuiato Moretti/Berlusconi esce dal tribunale e si allontana in auto scorgendo dal finestrino posteriore i bagliori lugubri di disordini incendiari che stanno prendendo d’assalto il Palazzo di Giustizia e i magistrati. Speriamo che questa scena rimanga soltanto un film e non debordi dallo schermo come qualche segnale di questi giorni lascerebbe presagire.

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