Olimpiadi a Londra, una festa europea

L’apertura dei giochi olimpici è stata l’occasione per ricordare il contributo britannico all’insieme della cultura europea occidentale

Con l’atteso evento mediatico dell’apertura delle Olimpiadi si è assistito all’entusiasmo di tutti i paesi e dei pubblici coinvolti, ma l’evento è stato anche l’occasione per ricordare il contributo inglese e britannico, che prosegue massicciamente, all’insieme della cultura europea ed occidentale ed ai suoi valori sociali e politici, che dal Canada all’Australia sono stati all’origine di una ampia diffusione di sistemi democratici in aree geopolitiche molto diverse tra loro e dove, diversamente, molti vicini (dalla Cina alla Federazione Russa) fanno ancora oggi molta fatica a ipotizzare di costruire qualcosa di simile. Il Regno Unito ha di fatto integrato un numero elevato di nuovi cittadini, generazioni, provenienti da culture molto diverse ed ha ottenuto entrambi i meritori obiettivi di renderli effettivamente ed in maniera riconoscibile cittadini al pari di coloro che erano originari del paese e di permettere la conservazione e lo sviluppo delle culture di provenienza, il che ha determinato un arricchimento della cultura inglese e britannica, non a caso divenuta una cultura in grado di influenzare molte aree della conoscenza e della vita in altri paesi, partendo dall’apertura mentale di una comunità estesa da lungo tempo a diverse aree del pianeta.

Lo spettacolo d’apertura dell’evento sportivo, che è stato logicamente una occasione di incontro e di riconoscimento di paesi diversi in una nazione guida riguardo a molti aspetti dell’insieme di princìpi europei ed occidentali, dalle tutele sociali ai diritti civili individuali, non si può ridurre solamente al riassunto del complesso contributo (del paese ospitante la competizione sportiva) alla cultura moderna e contemporanea, ma ricorda anche che l’ingresso del Regno Unito nell’Unione Europea nel 1973 significa da allora un valore aggiunto che difficilmente può essere cancellato dalle sterili polemiche sulla politica monetaria o sui settori peculiari sui quali vi sono disaccordi specifici e motivati con la UE a livello centrale. Questi disaccordi esistono da parte di molti paesi nei confronti del sistema burocratico europeo così come è oggi e nella realtà sono alimentati ampiamente anche dai paesi che prendono spunto dalle differenti opinioni di stati come il Regno Unito per sostenere polemiche politiche a livello continentale.

La realtà è un’altra, rispetto alle polemiche alimentate da stati magari più antichi come componenti della comunità, perchè anche prendendo in considerazione soltanto il dato del prodotto interno lordo e della produzione industriale, sostanziale in una realtà politica come l’Unione Europea che ancora si basa quasi unicamente sulle dinamiche di integrazione economica, il Regno Unito dal momento del suo ingresso nella Ue ha soprattutto aggiunto peso specifico, economico e politico, alla comunità, che non è certo soltanto zona euro. A ciò bisogna aggiungere che i risultati raggiunti in Inghilterra in fatto di economia sociale si devono soprattutto al grado di progresso sociale complessivo raggiunto, che dalle tutele sindacali e nella sanità e quelle individuali e del diritto allo studio ha permesso un elevato sviluppo umano e della ricerca, elemento che nel mondo contemporaneo è alla base della crescita sostenibile, almeno in Occidente, e a meno che non si vogliano applicare altri modelli di sviluppo (si sono viste le contraddizioni di quello cinese). Di fatto, nonostante le contraddizioni che come in ogni altro stato componente la UE rischiano di rallentare l’integrazione, l’Europa di oggi, guardando all’UK ha soprattutto da ringraziare.

Condividi sui social

Articoli correlati