Femminicidio. L’origine della violenza. PARTE 8

Tratta dal libro di Manuela Gianantoni “Grasso Amaro. L’Anoressia Mascherata. La Donna Identità Negata e Ritrovata.” Melusina Editore

Ancora una testimonianza, quella di una donna che ricorda le violenze psicologiche subite nella sua famiglia di origine.

 
“Sono bambina e desidero le attenzioni, le coccole di papà. Spero sempre che si accorga che esisto anch’io. Faccio la brava, non dò fastidio, ubbidisco. Vorrei essere premiata, mi basterebbe una carezza, un sorriso, ma non ricevo niente.
E’ ora di cena, tutto è pronto in tavola. Cominciano a mangiare.
Non mi dò per persa e nel tentativo di farmi notare dico che ho il mal di pancia. Penso così di ottenere quelle attenzioni che da tanto aspetto,  ma papà mi risponde che per questo motivo resterò senza cena. Sono disperata. Non c’è niente che io possa fare per ottenere ciò che voglio. Resto senza carezze e senza cena. Sta andando tutto di male in peggio ma cerco di recuperare almeno la cena. Dico che il mal di pancia mi è passato e che vorrei un panino.
Mio padre non mi sente, non mi risponde, non mi guarda.
Mia madre dice di no scuotendo la testa, poi fa un cenno col capo verso mio padre ad indicare che lui non vuole che io mangi.
Ho perso tutto, anche la speranza.
Ora ho in mente un pensiero molto chiaro e prepotente. Non vedo l’ora che venga domani così potrò mangiare, anzi divorare, tutto ciò che avrò a disposizione per recuperare quello che non ho avuto oggi. Non ho avuto nè cibo, nè amore, nè rispetto. Ciò che mangerò domani sarà carico di questi significati. Mangiando scaricherò anche tutta la mia rabbia. Non porterò semplicemente del cibo in bocca, lo azzannerò. Non masticherò semplicemente, triturerò. Il cibo farà da mediatore fra me e il mondo. Non vivrò più in rapporto diretto con gli altri ma in rapporto diretto col cibo. Ormai il mio mondo è il cibo.”

Le tre donne che si sono raccontate  nelle testimonianze descritte nei tre articoli precedenti hanno sviluppato in seguito una patologia borderline.
Borderline le protagoniste di queste storie, borderline i loro padri, borderline i loro mariti
Le mamme di queste  donne, in età avanzata, si sono ammalate di Althzaimer . Per anni ed anni  sono state fatte oggetto di violenza psicologica quotidiana da parte dei loro mariti borderline, ma queste donne  non potevano, non sapevano, forse  non  volevano separarsi da questi  uomini in modo legale o di fatto. Si sono separate  da loro attraverso la malattia, questa malattia, l’ Althzaimer.  Sono andate via in un mondo tutto loro,  solo ed esclusivamente  loro e  dopo essere state definite  per una vita delle stupide donne che non capivano niente, delle deficienti, delle inette, delle sceme, hanno finito per comportarsi davvero così , lasciando ai loro mariti un conto assai salato da pagare.  Per me anche questo è femminicidio. La morte psicologica di queste donne è grave tanto  quanto la morte fisica di altre donne, forse ancor più grave perché più subdola.

… continua …

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