Comunali: Pd, chi non muore si rivede. “Je n’avemo fatti 16. Ora tutti sul Congresso!”

Come da qualche giorno, stamattina mi sono svegliato presto. L’abitudine, ma non devo andare a lavorare. Sono entrato in cassa integrazione. Doccia, caffè e poi a votare.

Aspetto le 3, i primi risultati. Abbiamo vinto. Cazzo, abbiamo vinto. Ignazio ce l’ha fatta.
Prendo la federa di un cuscino, ci scrivo sopra con l’uniposca nero: “Gianni Tecemanno…”. Lo appendo sul balcone.
Scendo al bar.
Tonino sta sempre lì.
“Piddì, n’hai vinto niente!”
“Ma come? Abbiamo fatto 16 a 0! Abbiamo sbancato tutti i comuni!”
“Che c’è da festeggià? Manco un elettore su due è annato a mette la crocetta”.
“Sì, ma questi risultati sono un segnale, no?”
“Sì, che se sò tutti rotti de ‘sta politica da quattro sordi. Mò famo i seri. Nun te rammollì. Continuamo a parlà de cose serie. L’hai sentito Renzi l’artro giorno?”.
“Ha fatto il pienone alla Repubblica delle idee”.
“Ha detto le solite fregnacce. Esse de sinistra pe’ lui significa fa sperà la gente co’ bei racconti, poi ha detto che Ingroia è stato ‘na pubblicità pe’ Berlusconi e che forse forse se candida pe’ ‘l congresso”.
Il congresso. Un capitolo misterioso del futuro Pd. Doveva esserci subito, dopo l’elezione di Napolitano. Poi a settembre, poi ad ottobre. Ora forse a novembre. Comunque prima della fine del 2013, ha rassicurato Epifani. Quel giorno sapremo chi saremo.
“Tonì, come lo vedi Renzi segretario?”
“Te piacerebbe! Nun hai imparato niente! Ce sò bastate le briciole pé riempitte la panza. L’hai sentito Letta? – Bene, col governissimo. Gli italiani ci hanno capito! -. Come se j’avessero chiesto:
– Scusi segretario, il Pd? -. E lui j’avesse risposto: – Il Pd? In fondo a destra -. Ma de che stamo a parlà? Ce sta caciara sotto ar sole e ce sta da ricostruì ‘n partito. Piddì, si nun c’aprimo l’occhi da soli, se ritrovamo senza sinistra e co’ na nova Democrazia Cristiana”.
Leggo tra le righe: lo schema vincente che la dirigenza e i giornali mi propongono è un trabocchetto.
“Ma scusa, siamo risorti. Abbiamo un asso nella manica da giocarci quando crolla il governo. Lettino è rinforzato, potrà farsi sentire con gli alleati. Epifani sembra corretto. Perché dobbiamo fasciarci la testa. Le correnti si stanno ricompattando attorno a Matteo. Fammi godere per una volta… C’è stato un miracolo!”.
“Sveja, stai a parlà der Pd. Famo finta che Letta va bene, me pare difficile, ma cò tutte le spintarelle che je stanno a dà… Coi giornali che lo sorreggono. Chi lo sa? Poi vojo vedé come fanno a nun ripresentallo Premier! Oppure, famo finta che Epifani, er socialista, inizia a dettà i punti de na sua pseudo-agenda. Inizia a dì quello che Enrichetto nun po’ dì. Inizia a fa a braccio de fero co’ Berlusconi. E magari la spunta e er governo fa quarcosa de sensato. Poi come la metti co’ st’ex-sindacalista? Che lo rimanni a casa così, senza ringraziallo?”
“Però Tonino sono tutte ipotesi positive.”
“Quanto sei ingenuo! Sto partito è ‘n mix de partitini, la Dc, er Psi. Poi ce stanno ‘e correnti. Ce stà quer che resta der Pci. Dalemiani, veltroniani, bersaniani. E se nun sei stupido lo devi capì da solo che ‘n segretario deve esse benedetto pure da tutti loro. E ‘nfine c’è er novo. All’urtimo, solo all’urtimo, ce sta er novo. Barca, Renzi e Pippo”.
Vorrei mettere da parte tutto, tranne il nuovo. Ripartire da qui. Da Marino sindaco di Roma. Da tre persone nuove. Vorrei scoprirle. Dialogarci e fare una scelta.
“Sveja piddì! Nun te fa illusioni! Ma com’è che voi der Pd v’addormentate sempre? Famo finta che a sto congresso Barca nun se candida, resta a guardà. Pure se è difficile… Resterebbero in due. Ma fijo mio, sò due tizi che ‘n c’hanno niente a che spartì l’uno co’ l’artro. E mo te faccio vedé ‘na cosa”.
Tonino si rivolge al cameriere.
“’O conosci a quello che sta sempre in televisione. Ar sindaco de Firenze?”
“Ah, Renzi? E certo che lo conosco!”
“Bene. Mò invece te chiedo: ‘o sai chi è Filippo Civati?”
“No. Non mi sovviene”.
“Nun te preoccupà, nun lo conosce nessuno, solo noi malati der partito. Mò portame n’artro mezzo litro”.
“Cosa vuoi dire Tonino?”
“Che sto congresso me puzza. Che su sto partito c’hanno messo l’occhi in troppi. E che da sta storia ce devono uscì delle convenienze. E’ davanti a tutti che stamo in crisi. Ma semo ar governo co’ la destra. Vincemo nei comuni assieme a Vendola. E spostano de continuo sto congresso. Dei 101 stronzi nun se n’è scoperto uno. Ma te rendi conto che ce stanno due vie d’uscita e che nun sò la stessa cosa? Ar momento stamo cò du’ piedi dentro ‘na scarpa. Appena questa inizia a puzzà, nun saranno solo i piedi a lamentasse. Ma tutte le dita”.
Ricapitoliamo: a breve verrà eletto il vero segretario del partito, quello che prenderà il posto di Epifani, segretario reggente, sostituto del dimissionario Bersani. Quel Bersani di sinistra a cui tutti hanno dato le colpe per la non vittoria alle elezioni, ma che ieri ha rivendicato i meriti per le vittore alle comunali. In ballo c’è la direzione del Pd. L’alleanza con Vendola. Ma c’è il dubbio se il prossimo segretario potrà poi partecipare alle primarie per candidarsi premier quando finirà il governissimo. Barca aveva proposto una netta divisione tra dirigenza e candidati al governo. Renzi prima era daccordo, poi ha cambiato idea. In passato non c’erano paletti, anzi… Matteo non voleva fare il segretario, ma ora è tirato per la giacchetta. Da politici di altre correnti che si apprestano a fare il salto della quaglia, da giornalisti di centro, di destra e sedicenti di sinistra, dai potenti dell’impresa e da quelli della finanza. Lui da qualche giorno è sempre in tv, fa capire che è pronto, ma che vuole conoscere le regole. Del tipo: se mi piacciono gioco, se no faccio saltare tutto. Dall’altra parte c’è un candidato sicuro, nel senso che lo ha dichiarato da tempo: Pippo Civati. Sta girando l’Italia, ma non appare più in tv. E’ scomparso dai media dopo non aver votato la fiducia a Letta. E, stranezze del Pd, è il segretario preferito dai militanti secondo gli ultimi sondaggi.
Avvicino il mio bicchiere a quello di Tonino.
“Alla liberazione di Roma!”
“Va bè va, te lo concedo. Speramo ‘n giorno de liberà pure er Pd!”.
Nonostante tutto ho capito una cosa: se metà degli italiani non sono andati a votare, alle prossime elezioni potrà vincere chiunque. Chiunque sappia ascoltare e dialogare con chi ieri è rimasto a casa.

Continua con la serie “Bimbi prodigio” (Renzi vs Letta; Renzi vs Civati) e poi con “Strane coppie: Epifani-Renzi vs Barca-Civati”

 

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