Ilva Taranto. Bocciato il piano di risanamento. Aumenta la mortalità

TARANTO  – La Procura di Taranto boccia il piano da 400 milioni di euro di investimenti presentato dall’Ilva lunedì scorso per mettere in sicurezza la fabbrica.

Il giudizio della Procura dopo il confronto con i custodi responsabili delle aree sequestrate dal 25 luglio scorso. Il pool guidato dal procuratore capo Franco Sebastio avrebbe rilevato che il piano presentato dall’Ilva sembra seguire lo stesso schema dei diversi atti di intesa che negli anni passati l’azienda ha sottoscritto col governo regionale pugliese, progetti che poi non hanno trovato compimento. Di qui il giudizio di insoddisfazione che potrebbe essere formalizzato in un atto della stessa Procura. Lo scorso 26 luglio, illustrando l’ordinanza del gip che metteva sotto sequestro senza facoltà d’uso parchi minerali,agglomerato, cokerie, altiforni, acciaierie e gestione materiali ferrosi in quanto aree e impianti ad elevato impatto inquinante, Sebastio aveva detto che la Procura avrebbe valutato un piano Ilva in linea con le prescrizioni della magistratura. Il piano predisposto dall’Ilva per i  primi interventi di ambientalizzazione del siderurgico viene ritenuto utile, ma non sufficiente dai custodi giudiziali Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento. Il piano da 400 milioni, con interventi che partono già quest’anno, era stato presentato lunedì scorso da Bruno Ferrante, presidente Ilva, a Procura e sindacati metalmeccanici. Sulla base di questo piano l’Ilva chiede che le sia riconosciuta una «minima capacità produttiva» rifacendosi a quanto stabilito dal Riesame, che per l’azienda ha parlato di tutela della salute e dell’ambiente ma ha anche riconosciuto il ruolo economico e sociale svolto dall’impresa.

Aumenta la mortalità

Uno studio pubblicato sulla rivista ‘Epidemiologia e Prevenzionè, condotto nel quadro dell’incidente probatorio ordinato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Taranto, rileva che nei quartieri di Taranto più vicini agli stabilimenti dell’area industriale si muore più che altrove (fino a +27 per cento) e si registra un picco di aumento di tumori maligni (+42 per cento) nel quartiere Paolo VI. Il risultato, si legge nello studio, è che «i quartieri più vicini alla zona industriale presentano un quadro di mortalità e ospedalizzazione più compromesso rispetto al resto dell’area studiata».
L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) segnala che la decisione di posticipare la presentazione dei dati dell’analisi della mortalità a Taranto nel periodo 2003-2008, effettuata nel marzo 2012 e trasmessa al gip che ne aveva fatto richiesta «è stata dettata, di concerto con il ministero della Salute, dalla necessità di completare il percorso di caratterizzazione epidemiologica dell’area in esame, prerequisito per l’inclusione dei risultati di uno studio nei circuiti riconosciuti della comunità scientifica». Pietro Comba, coordinatore dello studio ‘Sentierì sottolinea: «Concentrare oggi tutta l’attenzione su un solo tassello del mosaico, per di più incompleto, non appare pertanto l’approccio più adeguato a una comprensione approfondita delle questioni in esame, che va invece perseguita proprio nell’interesse della comunità residente a Taranto». Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, a proposito la situazione dell’Ilva ha precisato: «Noi stiamo lavorando giorno e notte per fare in modo che si possa garantire la continuità produttiva del più grande centro siderurgico d’Europa attraverso la riqualificazione delle tecnologie nei processi produttivi dello stabilimento che consenta di salvaguardare l’ambiente e tutelare la salute dei lavoratori e delle popolazioni». La riqualificazione, ha aggiunto il ministro, «è poi sostanzialmente l’applicazione concreta in Italia della strategia europea per lo sviluppo sostenibile».

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