Cannes 78. Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)

A spiegare l’inconsueto titolo diciamo subito, per chi non lo sapesse, che il cuculo (il nome onomatopeico deriva dal suo verso cucù, cucù) è un uccello, molto diffuso alle nostre latitudini, con una singolare particolarità: non costruisce un proprio nido ma depone le sue uova in quello di altri uccelli, passerotti, pettirossi o fringuelli, che così sono costretti covare anche l’intruso.

Quando il piccolo del cuculo, che cresce più in fretta degli altri, è già bello grosso arriva al punto di scacciare dal nido a colpi d’ala i legittimi pulcini fino a restare l’unico al quale gli ignari genitori continuano a nutrire fino al giorno in cui volerà via. Nel mondo degli uccellini contro tanta prepotenza non c’è difesa, ma può accadere comunque che un giorno qualcuno volerà sul nido del cuculo e allora…

             Il film ha avuto un’insolita gestazione passata addirittura di padre in figlio. Esattamente cinquanta anni fa, il già popolare Kirk Douglas si era intestardito di produrre e interpretare da protagonista un film ispirato ad un romanzo di Ken Kesey, ma non era riuscito a trovare un finanziatore che credesse come lui nella bontà del progetto.

Costrinse, così, il figlio Michael, che era diventato anche lui ricco e famoso a finanziare la produzione. Ma Douglas junior affidò la regia a Milos Forman, il regista cecoslovacco appena sfuggito alle tragiche conseguenze della sanguinosa “primavera di Praga”, il quale impose come protagonista Jack Nicholson. Si racconta che papà Kirk ci fosse rimasto molto male, soprattutto quando il film ebbe un incredibile successo. 

            E’ la storia di un pregiudicato che per sfuggire a guai maggiori si fa internare in una clinica psichiatrica. E’ un ribelle e poco a poco riesce a sovvertire l’ordine interno e a spingere i ricoverati ad ogni sorta di protesta, facendo loro scoprire un’altra vita fuori dal manicomio.

Così facendo si fa nemici i medici e gli infermieri che per neutralizzarlo, a colpi di anestetici lo riducono come un vegetale. Ma la storia non finisce qui, e per chi non ha visto il film non aggiungeremo altro.

             Non mancano le metafore: il manicomio è il mondo che ci circonda, con le sue ipocrite ingiustizie, il criminale è l’uomo nelle sue varie sfaccettature, anche nelle buone intenzioni, quelle di cui secondo il Vangelo è lastricata la via dell’inferno, l’uovo del cuculo è il male che incombe sull’umanità, con scarse occasioni di rimedio.

             Un film potente, che ha pienamente meritato i cinque premi Oscar (al film, alla regia, allo sceneggiatore e a due degli interpreti, Nicholson e Louise Fletcher, l’infermiera) e che giustamente il festival di Cannes ha richiamato sulla Croisette per riproporlo alle nuove generazioni.                                                                                                                                                                                          

Regia di Milos Forman

con Jack Nicholson, Danny De Vito, Christopher Lloyd, Louise Fletcher, Brad Dourif, Will Sampson

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