Si attribuisce a Giulio Andreotti, quand’era ministro o più volte presidente del consiglio, l’assioma: “Il potere logora…” con la personalissima aggiunta…” chi non ce l’ha”.
Questo succedeva al tempo del pentapartito, quando i democristiani avevano in mano tutte le leve del comando e i comunisti li marcavano stretti, ma fino ad un certo punto, e tutti gli altri riempivano le file del coro ma, se il Parlamento fosse stato un teatro lirico, senza avere molta voce in capitolo.
Oggi non è più così. Se i partiti (pochi rispetto a prima) sopravvivono devono fare i conti con l’Europa. Non tutti: fra i nostri politici ci sono molti, veri, sinceri europeisti ma purtroppo non mancano movimenti con i rispettivi leader che vedono l’Europa come il fumo negli occhi e sognano a occhi aperti quello che per molti sarebbe un vero incubo: la fine dell’Europa unita, il ritorno ai nazionalismi più sfrenati, che spesso portano alla guerra, “l’Europa delle patrie” (come sosteneva Charles De Gaulle che proprio europeista non si poteva considerare.
Per lui , infatti, esisteva solo la France, al punto che ne buttò fuori la Nato che aveva pensato di mettere su casa proprio a Parigi e dovette ripiegare su Bruxelles, ma quello fu uno sgarbo che il Generale volle fare agli Stati Uniti).
Un’Unione Europea finalmente compiuta, con un suo governo sovranazionale, un suo esercito con una sola divisa e altre riforme che al momento non ancora pienamente attuate è, dunque, l’incubo dei politici “che guardano alle prossime elezioni e non alle prossime generazioni”, come ormai è chiaro a tutti.
Ma nello stesso tempo è il “Sogno” di Roberto Benigni dal titolo dello spettacolo andato in onda il 19 marzo scorso in diretta su Rai1e in Eurovisione e che ha calamitato un pubblico calcolato in milioni di telespettatori, quasi fosse una partita internazionale di calcio.
Ora quello speciale televisivo è diventato un libro, Il sogno, (Einaudi, pagg. 140 euro 15,00) che Benigni ha scritto con Michele Ballerin, scrittore e saggista autore fra l’altro di Gli Stati Uniti d’Europa. Guida per i perplessi, e con la collaborazione dell’autore televisivo Stefano Andreoli.
Quello che per gli antieuropeisti è un incubo, per Benigni è un sogno: “L’Europa s’è desta!” esclama fin dalla copertina e pieno di contagioso entusiasmo rifà la storia dell’Unione Europea partendo dalle origini, da Garibaldi patriota europeo agli autori del Manifesto di Ventotene, non mancando di ricordare la storia del pollo arrosto nel cui interno fu nascosto, per ingannare le guardie del carcere dei confinati antifascisti, il testo scritto con grafia appena leggibile sulle cartine delle sigarette, perché potesse uscire dall’isola e farsi conoscere nel mondo libero.
Quel fondamentale testo storico (e non la storiella del pollo arrosto che forse è inventata) ha suscitato le risatine di scherno di alcuni politici oggi al potere e la cosa ha giustamente indignato Benigni.
“Se non fosse stato per il sacrificio (il confino a Ventotene), l’impegno (aver letto fondamentali testi sull’Europa) e l’intuizione politica di Altiero Spinelli, di Ernesto Rossi e di Eugenio Colorni – osserva Benigni – oggi non ci sarebbe l’Europa unita ancora imperfetta ma perfettamente migliorabile che le nuove generazioni hanno tutto il diritto di vivere e di rivendicare come un loro inalienabile patrimonio”.
E proprio perché parla ai giovani europei di oggi e di domani Il sogno di Benigni è un librino che andrebbe distribuito nelle scuole, se qualcuno non lo ha già fatto, alla riapertura di settembre.
Oggi forse Andreotti, a proposito del potere che logora chi non ce l’ha, preciserebbe: “L’Europa avrebbe molto più potere se fosse davvero unita”. Del resto Alcide De Gasperi, di cui Andreotti fu il primo sottosegretario e grande collaboratore fin da allora diceva: “Parliamo, scriviamo, insistiamo, non lasciamo un istante di respiro: che l’Europa rimanga l’argomento del giorno”.
Diceva Luigi Einaudi: “Il problema non è tra l’indipendenza e l’unione, ma tra l’esistere uniti e lo scomparire”. Ad un congresso sull’Europa Victor Hugo non fu meno esplicito: “Questo sogno è la pace universale. La cooperazione, la mediazione, l’unità al posto della guerra”.
Il grande scrittore francese era convinto che l’Unione Europea “è la più grande costruzione istituzionale, politica, sociale ed economica degli ultimi cinquemila anni realizzata dall’essere umano sul pianeta Terra” come scrive Gianluca Passarelli in Stati Uniti d’Europa.
Conclude Benigni il suo appassionato richiamo all’Europa: “Io sono un po’ impressionato quando sento che tanti, qui in Europa, chi più chi meno, parlano male di questo nostro continente, ma poi, appena esci, ti accorgi che tutti, ma proprio tutti ci vogliono entrare. E gli inglesi che ne sono usciti si sono già pentiti…”