Gorgia di Leontini è una delle figure più sorprendenti della Grecia antica, un pensatore che ha fatto della parola un’arma, un incantesimo, una forza capace di cambiare la percezione delle cose. Sofista, retore e provocatore raffinato, Gorgia ha rivoluzionato il modo in cui l’essere umano pensa al linguaggio e al suo ruolo nella conoscenza.
Nato a Leontini, in Sicilia, attorno al 485 a.C., fu celebre in tutta la Grecia per l’eleganza dei suoi discorsi e per la sua capacità di affascinare letteralmente gli ascoltatori. Ma ciò che lo rende attuale non è solo la sua maestria oratoria: è la profondità, volutamente provocatoria, del suo pensiero.
L’arte del paradosso: nulla esiste, o forse sì
Uno dei testi più discussi attribuiti a Gorgia è il trattato Sul non essere, una sorta di sfida filosofica condotta con un’ironia sottilissima. Qui, Gorgia sembra attaccare direttamente Parmenide e la sua idea dell’essere come realtà immutabile, opponendo tre affermazioni destabilizzanti: che nulla esiste, che se anche qualcosa esistesse l’uomo non potrebbe conoscerlo e che, anche ammesso di conoscerlo, non potrebbe comunicarlo.
È evidente che non vuole dire che il mondo è davvero inesistente; piuttosto, intende dimostrare che la pretesa di afferrare la verità assoluta è un’illusione. Gorgia smonta la metafisica razionalista mostrando che, con la stessa logica dei filosofi, si può arrivare a conclusioni opposte e paradossali. È una mossa geniale: una sorta di specchio che rimanda alla filosofia la sua stessa fragilità.
In questo modo, Gorgia rivela una verità più profonda: l’uomo non accede al reale, accede solo alle proprie rappresentazioni. E queste rappresentazioni vivono e si modellano nella parola.
Il potere del logos: la parola che muove l’anima
Se c’è un concetto centrale nel pensiero di Gorgia, è che il linguaggio non è un semplice mezzo di comunicazione, ma una forza che agisce sull’animo come un pharmakon, un farmaco capace di curare, ferire, sedurre e trasformare.
Nell’Encomio di Elena, Gorgia difende la protagonista del mito — accusata di aver provocato la guerra di Troia — con un ragionamento straordinario, nel quale afferma che la parola possiede un potere quasi divino. La parola, dice, può incantare come un canto, trascinare come un vento e persuadere come una forza invisibile che agisce dentro il corpo delle persone.
Nessuno, prima di lui, aveva descritto la retorica con una tale attenzione psicologica. Gorgia intuisce che l’essere umano non si muove solo per logica, ma per emozione, immaginazione e suggestione. E che chi possiede la capacità di parlare bene possiede un vero potere sugli altri.
La retorica come forma di conoscenza e partecipazione
Per Gorgia, la retorica non è un ornamento, un abbellimento del discorso: è la vera arte civile, quella che permette ai cittadini di partecipare alla vita pubblica e di influenzare le decisioni della comunità. La parola non descrive soltanto la realtà: la crea, la modella, la rende condivisibile.
La capacità di parlare è dunque strettamente collegata alla capacità di pensare. Chi riesce a organizzare un discorso convincente dimostra di avere una visione del mondo, e questa visione può orientare le scelte collettive.
Gorgia, come tutti i sofisti, fu criticato da Socrate e da Platone, che vedevano nella retorica un rischio di manipolazione. Ma è proprio in questo scontro che emerge la grande intuizione gorgiana: la verità, per l’uomo, non esiste indipendentemente dalla parola. E se la verità passa dalla parola, allora è nella parola che si gioca la vita pubblica, sociale, politica.
Lo scopo del suo pensiero: liberare e rendere consapevoli
Il nucleo più profondo della filosofia di Gorgia è l’invito alla consapevolezza. Le sue provocazioni non sono atti di distruzione: sono strumenti di chiarificazione. Gorgia vuole liberare l’uomo dalle false sicurezze e fargli capire che conoscere significa interpretare, persuadere, condividere.
Il suo scopo non è negare la realtà, ma ricordare che l’accesso alla realtà passa sempre attraverso un filtro linguistico e mentale. È un invito a non fidarsi mai troppo di chi sostiene di possedere verità definitive, e al tempo stesso un invito a usare la parola come strumento di responsabilità.
In fondo, Gorgia ci dice che la parola è la più grande risorsa dell’essere umano: la chiave per influenzare, costruire, immaginare, inventare.
L’attualità sorprendente di Gorgia
In un mondo dominato dai media, dai social, dalla comunicazione istantanea, dalle fake news, dal marketing e dai messaggi politici, Gorgia torna a parlarci con una chiarezza impressionante. Tutto ciò che osserviamo oggi — l’effetto persuasivo delle immagini, il potere delle narrazioni, l’impatto emotivo dei messaggi — era già compreso nelle sue intuizioni.
Gorgia ci ricorda che chi controlla la parola, in qualsiasi epoca, controlla una parte della realtà. La retorica non è un lusso: è una forma di potere che si esercita ogni giorno, in ogni contesto.
Ed è per questo che il suo pensiero, apparentemente distante 2.400 anni, è in realtà uno specchio lucidissimo del nostro presente.


