ROMA – Poi dicono che il latino è una lingua morta! Ci siamo appena liberati del “porcellum”, inteso come legge elettorale e non come suino da ingrasso ( che per altro aveva preso il posto del “mattarellum”) che già si annuncia l’”italicum”, la nuova, si spera, legge elettorale , dal nome sempre latino.
All’estero stentano a capirci: i giornalisti stranieri accreditati in Italia faticano a destreggiarsi non soltanto nell’intricato labirinto della politica italiana, ma anche nel linguaggio di tutti i giorni dei nostri deputati e senatori e dei resocontisti parlamentari. “ Ma l’impero romano non è caduto da alcuni secoli?” – si chiede l’ospite straniero che avendo studiato l’italiano a scuola credeva di essere in grado di capire i nostri contemporanei – “ E allora perché parlano ancora latino?”
Un passo indietro. Il Mattarellum , la legge elettorale in vigore dal 1993 al 2001, deve il nome alla trovata un po’ snob del politologo Giovanni Sartori che aveva così storpiato il cognome del presentatore della legge, Sergio Mattarella. E i giornalisti gli sono andati dietro. Nel 2005 fu la volta di Roberto Calderoli, della Lega Nord, a presentare una nuova legge elettorale. Sinceramente insoddisfatto del risultato, lo stesso leghista non si fece scrupolo di definire “una porcata” quel testo di legge che sarebbe così diventato porcellum. Nel 1995 era nata una legge elettorale per le regioni che dal nome del presentatore Pinuccio Tatarella si chiamò tatarellum.
Oggi si parla di italicum per riferirsi al progetto di legge elettorale nato dal discusso incontro fra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e l’ex-premier della risorta Forza Italia, Berlusconi. ( Un maligno l’ha definito: “Incontro fra uno spregiudicato e un …pregiudicato”) . Unicuique suum, avrebbero commentato in Vaticano: così sta scritto sotto la testata dell’Osservatore Romano, “a ciascuno il suo”. Si sa che la Chiesa con il latino c’è vissuta fino a pochi anni fa, ed è risaputo che i medici e gli avvocati abbondano di termini latini. Ma c’è da pensare che la lobby latinista in parlamento sia più forte di quanto si potesse supporre. Insomma, si può dire che ancora parliamo latino senza saperlo. Peccato averlo imparato male solo a scuola quel “latinorum”, come si espresse Renzo Tramaglino nei “Promessi sposi” quando si trovò ad affrontare l’avvocato Azzeccagarbugli e appunto le sue citazioni latine. Ma nemmeno il Manzoni avrebbe creduto che a tanti anni di distanza dal suo romanzo gli italiani sarebbe stati alle prese con analogo “latinorum”. Perché se è vero che l’italiano di oggi è infarcito di parole straniere, per lo più inglesi, il latino continua a fare la sua parte.
Sempre rimanendo in politica, che ve ne pare della par condicio, senza la quale non ci sarebbe parità di trattamento fra maggioranza ed opposizione? : a parità di condizioni si poteva chiamarla in italiano, ma forse avrebbe avuto meno fortuna sui giornali. E le leggi ad personam fatte apposta dal Cicero pro domo sua di turno? Anche se per farle approvare ci vuole il quorum, genitivo plurale maschile del pronome qui, in italiano chi. E cui prodest ? A chi giova? Purché si abbia il quid, quel certo non so che di imponderabile ma essenziale: del suo delfino Angelino Alfano Berlusconi, sempre lui, disse : “E’ bravo ma gli manca il quid” e lo liquidò. Questo non accadde coram populo, davanti a tutti, ma ugualmente è entrato a far parte del curriculum vitae del politico in questione, il quale deve aver pensato che fosse opportuno cercarsi un alter ego, un altro io, un altro me stesso, per andare ultra, oltre (con l’accento sulla à, alla francese, indica il seguace irriducibile di ideologie e partiti estremisti, oggi soprattutto delle squadre di calcio).
Rimanendo nello sport , i media (mezzo, plurale di medium) ne parlano in continuazione, soprattutto se c’è uno sponsor , garante , mallevadore, padrino. Non è inglese ,viene dal verbo spondere, promettere, dare garanzia, obbligarsi come lo sponsor che si impegna a finanziare uno spettacolo o un evento, magari in una Aula Magna, la sala più grande importante di un edificio pubblico, o un concerto in un auditorium, dal verbo audio (ascolto) come video (vedo), in uso molto prima dell’avvento della radio e della tv.
In cronaca nera, lo insegnano tutti i telefilm americani, ricorre spesso il problema dell’alibi (altrove) indispensabile per respingere l’accusa di aver commesso un reato: io non c’ero, ero altrove, basta dimostrarlo). Una cosa da fare a priori (ciòè che è prima), che non si mette in dubbio, altrimenti diventa un rebus, con le cose, ablativo plurale di res, cosa. Se ci capita un incidente ecco il bonus malus, i buoni e i cattivi sulla lavagna delle maestre di una volta, oggi nella carriera infortunistica dell’automobilista sulla lavagna telematica della compagnia di assicurazione, E se la macchina è fuori uso, non resta che prendere l’autobus , il mezzo che si muove da solo (dal greco autos) e che non è privato ma è omnibus, per tutti, da omnis , tutto: è il bus degli inglesi (pronuncia bas), lo stesso che è partito duemila anni fa da Atene ed è passato per l’antica Roma per arrivare successivamente a Londra.
Per non dimenticarsi le cose, basta scriverle sull’agenda , dal gerundio del verbo agere, fare, gli impegni da svolgere, gli appuntamenti da rispettare, altrimenti è meglio ricorrere al tutor, tutore, custode, guardiano, che oggi assiste gli studenti nelle lezioni e nei compiti, non è più inglese di quelli che dicono “tiutor”, o media, plurale di medium, mezzo, oggi di comunicazione: è latino, non più inglese di quelli che pronunciano “midia”. Come non è inglese monitor, suggeritore, consigliere oggi è lo schermo che ci consente di vedere quello che in onda in tv e o di leggere dal computer.
Meglio essere prudenti, quindi cave canem, attento ai cani, vale per i ladri che spesso non se ne curano e rubano anche il cane. E, soprattutto, carpe diem, godi l’oggi, vivi alla giornata (Orazio), e per non correre rischi ricorri al coitus interruptus, dal verbo co-ire , andare insieme ( a letto, ovvio), metodo anticoncezionale più diffuso quando non c’erano i moderni profilattici. Ma la domenica si va alla stadio: gioca la Juventus, gioventù: già nella Roma repubblicana era un’istituzione di carattere sportivo-militare che intruppava maschietti dai 9 al 17 anni. Dal 1897 è la squadra di calcio torinese che vince molto spesso lo scudetto. Forse lo farà anche quest’anno. Nel caso, i suoi tifosi brinderanno con una magnum, grande bottiglia di champagne, quelle che i piloti di formula uno sprecano schizzandosi addosso come cretini.