ROMA – Gaza sta diventando l’ago della bilancia di una situazione planetaria ormai fuori controllo che si ripercuoterà inevitabilmente anche nelle nostre vite. A questo numero di morti che continuano a salire aggiungiamoci pure la crisi ucraina, le guerriglie e gli attentati che abbondano nel Medio oriente e non ultimo l’aereo abbattuto della Malaysia con le sue vittime innocenti.
Episodi che di fatto hanno innescato un effetto domino dagli improbabili sviluppi e dagli incerti scenari sotto tutti i punti di vista. E’ poco credibile che la guerra contro Hamas sia partita dopo il rapimento e l’uccisione dei tre ragazzi israeliani, come pare del tutto premeditato l’aereo civile abbattuto a 10mila metri d’altezza per un semplice errore di calcolo. Se così fosse sarebbero a rischio tutti i voli che sorvolano anche a distanze ragguardevoli le cosiddette zone ‘calde’. E’ indubbio che in un momento in cui le relazioni diplomatiche sono in taluni casi subdole e viscide in altre esplosive con l’aggiunta di una crisi economica lacerante, ogni piccolo o grande episodio appare un pretesto bello e buono per dichiarare guerra. Ma ancora peggio è l’assoluto silenzio della comunità internazionale che nonostante gli apparenti sforzi diplomatici e i proclami conditi di buoni propositi seguiti dai moniti, da gentili minacce non riesce a mettere la parola fine alla carneficina che si sta consumando in un fazzoletto di terra. Il divario dei morti è la cartina tornasole della superiorità militare di Israele. 600 a 27 è il risultato numerico di questa sanguinaria partita il cui obiettivo, ormai palese, rimane quello di cancellare definitivamente ogni possibilità per uno stato palestinese.
Il disegno apocalittico di questa guerra è sicuramente più grande di quello che sembra. E’ l’inizio di un disordine mondiale che per i teorici guerrafondai avrebbe il compito di ridistribuire gli equilibri geopolitici che l’economia occidentale non è riuscita a intaccare, per altri si tratta di una interminabile catena di bombe che si allargherà a macchia d’olio. Il rischio è di trovarci tutti con un pugno di cenere in mano.