ROMA – Hanno fatto a pezzi l’UNAR, liquidandone il direttore Massimiliano Monnanni, che in tre anni di mandato era riuscito a creare un punto di riferimento giuridico e civile fondamentale per la tutela dei diritti umani e la lotta alle discriminazioni.
L’UNAR era un organo già sottodimensionato, rispetto all’enormità delle istanze che conduceva, ma – soprattutto nell’ultimo anno – era riuscito a diventare abbastanza autonomo, rispetto alle istituzioni. Inserire il “ridimensionamento” dell’UNAR fra gli obiettivi del decreto spending review è un’operazione sconcertante, da parte del governo, che in questo modo spegne definitivamente la già debole scintilla che, in Italia, rappresentava i diritti delle minoranze etniche, razziali e sociali. L’UNAR, per il Gruppo EveryOne e i difensori dei diritti umani italiani, era l’unico interlocutore vicino alle istituzioni. Gli altri potenziali interlocutori hanno dato vita – al contrario – a persecuzione e censura nei nostri confronti. Massimiliano Monnanni si è congedato con la lettera al link qui di seguito (colpita da censura mediatica):
Sembrano cadere nel vuoto gli appelli lanciati dalla società civile per evitare che l’UNAR perda l’identità finora costruita e divenga il solito teatrino nelle mani del governo: