Decreto sviluppo. In bolletta i soldi per le centrali a petrolio

Legambiente: “Decisione vergognosa e ipocrita dopo i tagli alle fonti rinnovabili”

ROMA – Mentre le aziende delle rinnovabili hanno avviato migliaia di licenziamenti e sono in ginocchio per i tagli agli incentivi, il Parlamento ha approvato alla Camera, con il parere favorevole del Governo, l’introduzione di sussidi per vecchie centrali a petrolio che verranno presi direttamente dalle bollette delle famiglie. “E’ una decisione sconcertante, invece dei tagli si fa un vero e proprio regalo alle lobby del petrolio, con i soldi dei cittadini”. Infatti, con un emendamento approvato al Decreto Sviluppo, nel voto alla Camera, è stato stabilito che per prevenire le “situazioni di emergenza gas” siano introdotti degli incentivi per le centrali a olio combustibile (petrolio). L’articolo sembra scritto sotto dettatura delle lobby delle centrali più inquinanti: invece di rendere sicuri gli approvvigionamenti di gas, impegnarsi sul serio per ridurre i consumi e migliorare l’efficienza, si prendono i soldi per tenere in vita queste centrali direttamente dalle bollette. Ma non solo, per rimettere in vita impianti vecchi, inquinanti e spesso posizionati in zone abitate, sono previste “deroghe alla normativa sulle emissioni in atmosfera o alla qualità dei combustibili” e le centrali “sono esentate dall’attuazione degli autocontrolli previsti nei piani di monitoraggio, con deroga alle prescrizioni nelle autorizzazioni integrate ambientali”, addirittura superando “gli obblighi relativi alla presentazione di piani di dismissione”.

In pratica, gli impianti potranno funzionare al di fuori di qualsiasi controllo ambientale, in una situazione di autentico far west normativo, con un guadagno sicuro. Perché entro 60 giorni l’Autorità per l’Energia dovrà stabilire le modalità per il riconoscimento dei costi sostenuti in ciascun anno termico. “Le accuse alle fonti rinnovabili e al loro impatto in bolletta da parte del Ministro Passera mostrano ora tutta la loro insopportabile ipocrisia” ha continuato Zanchini. Questo provvedimento, infatti, arriva a seguito di una campagna mediatica contro i costi delle rinnovabili in bolletta, che ha portato a una drastica riduzione degli incentivi e all’introduzione di più burocrazia e maggiori limiti al loro sviluppo. Eppure, il Governo non ha tagliato neanche un euro dai soldi che i gruppi più energivori prendono ogni anno sempre dalle bollette dei cittadini, giustificandoli con un ipotetico rischio black-out francamente improbabile in un Paese dove sono installati 120mila MW a fronte di una domanda massima di 56 mila.

“Anche l’OCSE ha rilevato che i sussidi alle fonti fossili in Italia, già pari a oltre 1,5 miliardi ogni anno, sono in crescita – ha concluso Zanchini –. Nel prossimo passaggio del provvedimento al Senato, sarebbe quindi veramente opportuno stralciare questa decisione sbagliata, inutile e costosa”.

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