Israele. Condizioni tragiche di prigionia e rischio di deportazione per 1600 profughi

TEL AVIV –  Israele, che fino a pochi anni fa era un esempio di umanità e accoglienza verso i profughi, oggi ha cambiato strada.

Purtroppo i governanti dello Stato Ebraico hanno dimenticato quando gli ebrei erano profughi, perseguitati, torturati, assassinati, venduti, umiliati, trattati come animali. La mia amica Tamara Deuel, sopravvissuta alla Shoah (e morta alcuni anni fa) diceva sempre che Israele deve imparare a guardare sempre con amore verso chi subisce la persecuzione e l’odio. Da parte mia, amo Israele con tutto il cuore e soffro nel vedere come oggi questa nazione unica al mondo per valori civili non riesca ad essere “giusta”. Il Gruppo EveryOne e la Ong Gandhi hanno comunicato oggi con alcuni profughi eritrei detenuti nelle Prigioni 3, 4, 5, 6 e 8. Nei centri di prigionia vivono in difficili condizioni e nell’angoscia di una possibile deportazione (verso la persecuzione e probabilmente la morte) 1600 detenuti, fra cui 500 donne, alcune delle quali incinte e più di 70 bambini piccoli. Alcuni dei prigionieri sono detenuti da un anno e mezzo e la loro psiche ormai vacilla a causa di un’insopportabile angoscia. Ricordiamo che la detenzione in queste condizioni è considerata tortura secondo la Convenzione contro la Tortura approvata dalle Nazioni Unite adottata nel 1984 ed entrata in vigore nel 1987.

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