Mamma Rom 16enne arrestata, perchè non voleva lasciare il suo bimbo

BOLOGNA – Il Gruppo EveryOne manifesta sconcerto e invoca l’intervento dell’UNICEF, dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, del Consiglio d’Europa, dell’autorità governativa italiana e del Consiglio superiore della Magistratura in relazione al caso di una giovane Rom che ha partorito a Bologna otto giorni fa un bambino e in data odierna è stata arrestata e incarcerata con un’accusa che effettivamente suscita molti interrogativi.

“La giovane Brenda, minorenne,” commenta Roberto Malini, portavoce del Gruppo EveryOne, “è sposata secondo il rituale del popolo Rom. E’ seguita da un’associazione umanitaria – Nazione Rom – che segue il suo caso in stretto contatto con i servizi sociali di Bologna. Subito dopo il parto, anziché sostenere l’unità della sua famiglia e la necessità del piccolo di restare al seno della mamma, i servizi sociali hanno deciso di togliere il neonato alla famiglia legittima per affidarlo a una casa speciale. Il motivo? La povertà e la minore età della madre. Quello che le assistenti sociali non sanno è che a 16 anni tante giovani coppie Rom decidono di avere un figlio e di certo non possono essere accusate di essere… povere ed emarginate!”. Brenda, per evitare di essere separata al suo piccolo, è fuggita e si è nascosta finché non si è sentita più sicura. “La giovane mamma, già vittima di episodi di intolleranza e violenza gravi,” continua Malini, “era felice e orgogliosa di aver dato alla luce il piccolo Zlatan. Il marito Ljubo si sta impegnando per trovare un lavoro, anche il più umile e faticoso, per poter provvedere ai suoi cari. Giovedì 8 novembre, tuttavia, la polizia separava traumaticamente Brenda dal suo bambino, nonostante il pianto disperato di lei e quello irrefrenabile del piccolo. La ragazza è stata portata nel Centro di Prima Accoglienza di Bologna, accusata di ‘rapimento’. Questa è un’accusa iniqua che accompagna il popolo Rom da secoli e che è stata – ed è – alla base di tanti episodi di persecuzione. Brenda, però, ha fatto solo quello che ogni madre farebbe, anche la madre di chi ha ordinato il suo arresto: ha difeso il suo piccolo, ha lottato con le sue deboli forze per tenerlo con sé”. Due giorni fa le autorità avevano notificato al marito di Brenda, Ljubo, il secondo provvedimento di espulsione dall’Italia. Domani mattina Brenda sarà processata per direttissima. “E’ un processo che grida giustizia,” conclude Roberto Malini. “Insieme a Nazione Rom chiediamo che Brenda e il piccolo Zlatan tornino insieme, come natura e civiltà vogliono, Chiediamo che la famigliola, già tanto colpita dal razzismo e dalla miseria, sia protetta nella sua integrità e non punita e smembrata solo perché Rom. Chiediamo alle istituzioni internazionali di non permettere che i bambini Rom siano tolti alle loro legittime famiglie, in Italia (dove i casi sono centinaia ogni anno), mettendo in atto programmi di protezione etnica. Chiediamo al governo italiano e in primis al ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi di impedire una deriva civile tanto crudele quanto inaccettabile. Chiediamo all’UNICEF di far seguire allo sdegno dichiarazioni coraggiose e un impegno ormai necessario per impedire che il fenomeno delle sottrazioni istituzionali di bimbi Rom ai genitori prosegua nell’indifferenza. Chiediamo infine al Consiglio superiore della Magistratura di evitare forme di persecuzione giudiziaria contro le famiglie Rom, famiglie vulnerabili e discriminate che devono invece essere tutelate dalla legge, specie nei tribunali”.

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