Sanità. Strutture sanitarie a rischio. Disagi per malati e cittadini

ROMA – Le intenzioni del Governo in merito alla sostenibilità futura della sanità pubblica restano poco chiare.

Balduzzi continua a rassicurare l’opinione pubblica, negando che sia in corso un processo di radicale riduzione delle risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale, ma la situazione in realtà è molto più drammatica di quanto il Ministro non voglia ammettere. Non solo numerosi ospedali in tutta Italia rischiano la chiusura, ma gli stessi pazienti si trovano spesso a dover scendere in piazza per rivendicare il proprio diritto alla salute: basti pensare alla protesta dei malati di SLA contro i tagli al fondo per la non autosufficienza. Alle contestazioni dei malati si aggiungono poi quelle degli operatori sanitari di strutture di eccellenza che si trovano in condizioni a dir poco critiche: è il caso, ad esempio, dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) , dell’ospedale Gemelli e della Fondazione Santa Lucia a Roma e dell’ospedale Valdese a Torino.

Ricordiamo che i cittadini italiani già sostengono di tasca propria circa un quarto della spesa per servizi “quasi gratuiti” del SSN e che la politica dei tagli porterà inevitabilmente ad un rapido peggioramento della qualità delle prestazioni. Come abbiamo già precisato più volte, non intendiamo schierarci contro la lotta a sprechi e abusi, certamente necessaria, ma non accettiamo che l’efficienza venga utilizzata come scusa per tagliare risorse essenziali per la sanità pubblica.

Occorre realizzare investimenti prestando attenzione alle nuove esigenze dei cittadini, la cui aspettativa di vita tende ad allungarsi. Se realizzati in tale prospettiva, inoltre, gli investimenti stessi possono avere effetti positivi sullo sviluppo economico e sociale e sul contenimento della spesa sanitaria pubblica.

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