La natura dell’Italia. Biodiversità e aree protette: la Green Economy per il rilancio del Paese

Legambiente: “Se gestione condivisa con realtà territoriali, dai parchi un grande contributo al sistema Paese”

ROMA – “Siamo convinti che i parchi possano offrire un concreto contributo al Paese per farlo uscire dalle difficoltà economiche e sociali in cui si trova, a condizione che chi li gestisce e chi ne definisce le strategie si concentri con decisione sugli elementi concreti che servono per migliorarne l’immagine e la sostanza. Sebbene siano un modello di green economy già operante nei molti territori che hanno puntato sulla qualità dell’offerta delle produzioni agroalimentari e dei servizi turistici e garantiscano una tenuta del tessuto sociale più forte di altri contesti non interessati da questi strumenti di conservazione della natura e di sviluppo sostenibile locale, è necessario che anch’essi si pongano obiettivi di una maggiore condivisione con chi in questi territori vive, produce e amministra”.  

Questa la dichiarazione del presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza,  dalla conferenza nazionale promossa da Ministero dell’Ambiente, Federparchi, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Unioncamere, sul tema de “I parchi come luoghi di incontro tra green economy e green society”.

Per Legambiente non è più il tempo di inutili e ideologiche discussioni sul ruolo dei parchi, come se ancora fossero una ipotesi in divenire e non una concreta realtà che opera e incide sul territorio.

Sembra sfuggire a molti che i parchi hanno chiarito da tempo le innovazioni legislative di cui avrebbero bisogno per migliorare il loro modo di operare. Davanti a queste richieste il dovere della politica non è solo quello di rispondere positivamente ma anzi di rilanciare incalzando gli enti gestori ad avere più coraggio per cambiare, prima della legge quadro, le abitudini sbagliate di chi continua a non comprendere che in un parco lo stop al consumo di suolo non è solo uno slogan ma un obiettivo; che abusi edilizi e bracconaggio, ancora troppo presenti in queste aree, devono essere debellati qui prima che altrove; che una maggiore trasparenza e semplificazione della burocrazia sono necessarie tanto per il lavoro dell’ente parco quanto per la necessaria interazione del parco con le altre realtà territoriali.

“Ci sono tante cose che possono essere fatte in fretta e che migliorerebbe di molto l’operatività dei parchi – ha aggiunto Cogliati Dezza -, e per questo nei giorni scorsi abbiamo chiesto al ministro Orlando, di cui apprezziamo l’impegno e l’attenzione che pone a questo settore, di dare una nuova direzione alla discussione attorno ai parchi che ci sembra oramai asfittica e incapace di disegnare un futuro”.

Un cambio di direzione che non è richiesto solo dai parchi nazionali ma anche a livello locale: il caso della Sicilia è in questo senso emblematico poiché in questa regione è urgente rafforzare e consolidare il sistema delle aree naturali protette, a partire dalle riserve regionali che costituiscono una specificità di assoluto rilievo nel panorama nazionale.

Lesperienza siciliana infatti, si qualifica per laffidamento alle associazioni ambientaliste della gestione di riserve naturali di grande interesse con risultati di assoluto rilievo nella conservazione e nella promozione dei territori. Basti pensare  alla Riserva Naturale dellIsola di Lampedusa, affidata a Legambiente nel 1995, che oggi registra oltre 100.000 visitatori l’anno e che nel 2013 ha avuto un importante riconoscimento con la Spiaggia dei Conigli eletta dai turisti di Trip Advisor come spiaggia più bella del mondo proprio grazie al suo modello di gestione.

Purtroppo però, in questo contesto, i preventivati tagli al bilancio regionale, che peraltro si susseguono da tempo, costituiscono una scelta insensata e inaccettabile che rischia di vanificare i risultati conseguiti in questi anni.

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