L’Ilva è un caso nazionale, difendiamo lavoro e ambiente

ROMA – La vicenda giudiziaria dell’ILVA di Taranto si allarga. Tra gli indagati oltre alla famiglia Riva e al suo management, ci sono altre 53 persone. Tra questi c’è il presidente, i consiglieri e un’assessore della regione Puglia, il direttore dell’Arpa, il sindaco di Taranto, un deputato, alcuni consiglieri del ministero, un sacerdote, un carabiniere ed altri.

La giustizia fa il suo dovere. Auspichiamo che il suo corso sia il più veloce possibile.

È indispensabile che i responsabili dei reati contro l’ambientali e contro la salute dei lavoratori e dei cittadini siano individuati e condannati, mentre la dignità di persone non colpevoli va fermamente difesa. Sarebbe una sconfitta per la democrazia se si venisse a creare una situazione sfilacciata, trascinata per lungo tempo in un clima in cui tutti sono colpevoli e quindi nessuno lo è.

Il PD con il suo appassionato seminario svoltosi a Taranto su “Il risanamento ambientale dell’ILVA e le prospettive di sviluppo territoriale”, organizzato dal forum e dal Dipartimento Ambiente, dal partito regionale e di Taranto e dagli “ecodem”, ha messo in luce come “l’ILVA” sia una grande questione nazionale ed europea verso cui il governo italiano ha avuto una attenzione particolare, nominando un commissario e un sub commissario ai quali è stato consegnato l’obiettivo di ambientalizzare la fabbrica, salvaguardando la salute, l’ambiente e l’occupazione.

Altri avrebbero voluto conservare con qualche belletto il vecchio impianto siderurgico e altri ancora lo avrebbero voluto chiudere, lasciarlo degradare con tutto il carico inquinante, il dramma della disoccupazione e la paralisi delle bonifiche.  

La sfida di coniugare l’ambiente, la salute e il lavoro è oramai in campo. Le forze del cambiamento e dello sviluppo sostenibile si giocano molto. La vicenda ILVA è il crocevia in cui si collocano sia un nuovo sviluppo di qualità dell’intero territorio, sia la nuova collocazione del meridione nel tessuto economico e produttivo dell’Italia e dell’Europa. Non c’è ancora piena consapevolezza di questo dato oggettivo. Le popolazioni locali hanno un ruolo decisivo e vanno messe nelle condizioni di svolgerlo con la tempestiva informazione e con un pieno coinvolgimento nelle scelte per la riconversione ecologica.

Il lavoro del commissario e del sub commissario sta dando i primi positivi risultati in termini di riduzione significativa dell’inquinamento. È stato presentato, dal comitato degli esperti, un piano per la tutela ambientale e sanitaria che prevede interventi strutturali (parchi minerali, movimentazione, alti forni, cokerie, rifiuti) e, nel contempo, sperimentale innovazione tecnologica del ciclo produttivo (sostituzione del coke con il gas) e ciò per abbattere l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua e per difendere la salute dei cittadini di Tamburi e dei comuni vicini.

All’ILVA c’è anche un nuovo tipo di intervento dello Stato, osteggiato dalle destre, che non prevede la nazionalizzazione, neppure tagli sui costi, cioè sul lavoro, né risorse a pioggia, ma una governance che ha come scopo la rigenerazione ecologica della produzione e la ricollocazione dell’azienda sul mercato. Tutto ciò sarà a costo zero per la comunità in quanto le risorse necessarie vengono trovate all’interno dell’azienda stessa (bilanci, patrimonio, produzione).

I lavori per l’ambientalizzazione, che dureranno tre anni, prevedono un impiego di almeno 5.000 occupati e, in presenza di una ripresa economica, un aumento della produzione che riassorbirà la cassa integrazione in rotazione degli attuali 1500 lavoratori. Sono previsioni, messe per iscritto, che vanno verificate collettivamente e realizzate nei tempi previsti e nella trasparenza.

La faccia che ancora non si vede della vicenda ILVA è quella del serio impegno in atto e dei primi risultati positivi. La politica, quella seria che lavora per l’interesse generale, deve ora accentuare la sua presenza e attenzione, almeno su tre questioni: a) far crescere la partecipazione consapevole dei cittadini, dei sindacati, delle categoria d’impresa e delle associazioni, cosa assolutamente necessaria dopo le profonde lacerazioni sociali e l’insicurezza diffusasi, ricompattando le forze su un nuovo modello di sviluppo e di opportunità locali; b) combattere il realistico pericolo della paralisi amministrativa, dal ministero ai comuni, che potrebbe essere innescato da un eccesso di cautela nello svolgimento del lavoro sia in azienda, sia per le autorizzazioni necessarie al risanamento e alla produzione; c) superamento delle sovrapposizioni burocratiche dei vari livelli dello Stato.

Il governo dovrà avere la massima tempestività nel rimuovere questi pericoli e strozzatute e dovrà essere supportato dal confronto con le forze sociali e i partiti.

La questione ILVA non deve riguardare solo i commissari di governo e la magistratura,  ma la politica perché sono in giuoco le sorti dell’occupazione, della salute e della siderurgia italiana, come della credibilità complessiva della democrazia.  

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