Ilva. Nuova procedura d’infrazione. Per Bruxelles è ‘fuorilegge’

ROMA – Nuova lettera di messa in mora per l’Ilva di Taranto da parte della Commissione Europea. E’ stata infatti annunciata oggi l’apertura di una nuova procedura di infrazione. Questa sarebbe la seconda lettera da parte di Bruxelles, un’altra era già stata inviata il 26 settembre dello scorso anno.

L’Ilva, secondo l’Ue, continua a non rispettare le norme anti-inquinamento e le autorità pubbliche nazionali non avrebbero finora attuato i dovuti controlli affinché fosse assicurato il rispetto dei livelli di inquinamento. Entro due mesi insomma il governo italiano dovrà dunque fornire spiegazioni al riguardo. Nel caso in questi mesi non pervangano dall’Italia risposte soddisfacenti, ci sarebbe un ulteriore passaggio con il ricorso in Corte di Giustizia.

La decisione di messa in mora è stata presa su iniziativa  del commissario all’Ambiente Yanez Potocnick. Nella lettera si confermano i rilievi esposti già in quella di fine settembre, relativi alla Direttiva Ippc, aggiornati alla luce della nuova Direttiva sulle emissioni industriali (Artt. 8.1 e 11.c), che nel frattempo l’ha sostituita. 

Sono ben quattro le possibili infrazioni contestate all’Italia dalla normativa europea.

Nella prima decisone, in sostanza secondo Bruxelles, l’impianto Ilva starebbe ancora causando un inquinamento ‘significativo’ dell’area circostante.

Nella seconda decisone (Direttiva Emissioni industriali, Artt. 11 e 14)  la Commissione fa notare che nell’autorizzazione non ci sono i requisiti necessari sia per quel che concerne le discariche, sia per la gestione dei sottoprodotti, come pure dei rifiuti e delle acque reflue.

La terza decisione (Direttiva Emissioni industriali Art. 8.2, secondo paragrafo) è relativa alla mancata sospensione delle attività ‘pericolose per la salute umana e che minacciano effetti particolarmente avversi sull’ambiente’. A Bruxelles insomma non risulta che l’Italia abbia sospeso le attività dell’Ilva.

La quarta decisione (Direttiva Seveso 96/82/CE) riguarda la prevenzione dei grandi incidenti industriali che comportano rilascio di sostanze pericolose. La Direttiva prevede infatti che gli  Stati membro pubblichino e aggiornino ogni cinque anni dei rapporti di sicurezza. Per l’Ilva di Taranto, l’ultimo rapporto è stato pubblicato nel 2008, e a tutt’oggi non è ancora stato completata una nuova versione aggiornata. 

Infine esiste una quinta decisione, questa però favorevole all’Italia. La Commissione ha infatti accettato le motivazioni addotte dal governo riguardo al rischio di infrazione alla Direttiva sulla Responsabilità ambientale, e ha fatto cadere i rilievi che aveva sollevato su questo punto con la lettera di messa in mora di fine settembre.

Insomma Bruxelles non sembra essere particolarmente tranquilla rispetto a quanto finora attuato in termini di tutela ambientale da parte dell’acciaieria di Taranto, questo nonostante le rassicurazioni delle autorità italiane che hanno enfatizzato il ricorso ai diversi procedimenti giudiziari, volti a stabilire la responsabilità dell’Ilva per i danni causati. 

Ma non è tutto. Alla Commissione infatti continuano ad arrivare le denunce di Peacelink, l’Ong ambientalista molto attiva nella lotta all’inquinamento della città di Taranto, che oggi ha infatti ringraziato i lavoratori dell’Ilva e i cittadini di Taranto che  hanno permesso di portare a Bruxelles una documentazione rilevante da cui emerge che l’Ilva continua ad inquinare. “Se non ci fosse stata questa contro-informazione, Bruxelles avrebbe avuto solo una voce, quella del Governo italiano per il quale la situazione sta migliorando. O quella dell’Arpa Puglia, per la quale la qualità dell’aria a Taranto è nettamente migliorata. Noi, invece, mostrando al commissario Potocnik i verbali delle ispezioni dell’Ispra nell’Ilva, che parlano di oltre 20 prescrizioni Aia non attuate, mostrando i filmati che ritraggono gli ultimi casi di ‘slopping’, le nuvole rosse dell’acciaieria, abbiamo evidenziato che la situazione non è affatto quella che viene descritta”, ha dichiarato Alessandro Marescotti, esponente della Ong.

Il sub commissario dell’Ilva, Edo Ronchi ha invece così commentato la notizia: “Al momento non ho ancora il testo ufficiale della lettera della Ue di messa in mora dell’Italia per l’Ilva, ma credo che tutto nasca dal fatto che il piano ambientale dell’azienda non è ancora ufficiale”. “In giornata – ha precisato Ronchi – prenderò contatti col ministero dell’Ambiente, ma da quello che leggo si parla di rilievi mossi dall’Unione europea in merito alle discariche, ai rifiuti, ai sottoprodotti e alle acque. È evidente che la Commissione Europea, nelle sue valutazioni, è rimasta ferma all’Aia di ottobre 2012, mentre se vedesse il piano ambientale, noterebbe che tutti questi problemi sono posti e affrontati con delle soluzioni”.

Infine Angelo Bonelli, leader dei Verdi, in una nota, stigmatizza la posizione ‘fuorilegge’ dell’Ilva e quindi il pericolo per la popolazione tarantina e incalza, dichiarando: “deve essere chiaro che se la Commissione non aprirà davvero il contenzioso in tempi rapidi, si renderà complice di una situazione che ormai da anni è intollerabile: una cosa è certa, però, l’Ilva è fuorilegge e il commissario Ronchi non può dire che la situazione è cambiata o migliorata”.

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