Resistenza naturale. Paolo Tegoni: ‘Il contadino deve essere sostenuto e incentivato’

ROMA – Il 7 maggio si è svolta l’anteprima nazionale di Resistenza Naturale il docufilm di Jonathan Nossiter, che uscirà nelle sale il prossimo 29 maggio. Un evento cinematografico, quello parmense, fortemente voluto dal professor Paolo Tegoni, docente presso master C.O.M.E.T., Cultura Organizzazione e Marketing dell’Enogastronomia Territoriale, dell’Università di Parma e riconosciuto consulente enogastronomico internazionale, al quale abbiamo rivolto qualche domanda. 

Il documentario parla della terra, di quella buona e di quella cattiva,  e di uno dei suoi prodotti che danno lustro alla nostra tradizione e alla nostra economia: il vino. Ma non è tutto oro quello che luccica.

Che messaggio vuole lanciare il lavoro di Nossiter e soprattutto perchè è importante che tutti vedano questo docu-film?  
Resistenza Naturale di Jonathan Nossiter lancia un mònito ben preciso a difesa degli agricoltori radicali italiani, preziosissimi baluardi dei loro territori d’appartenenza e della cultura secolare inerente la tipicità dei prodotti agroalimentari; L’importanza è data dal valore civile dell’opera e di come sia evidente la continua vessazione a livello europeo nei confronti dei nostri artigiani-contadini.

Lei produce anche vino nelle Cinque Terre, si è trovato d’accordo con quanto denunciato dai 4 produttori vinicoli, protagonisti del documentario . . .
Condivido pienamente il loro pensiero e mi allineo in prima persona a fianco di Nossiter e dei quattro vignaioli protagonisti. Da qualche anno collaboro con una piccola realtà vitivinicola delle Cinque Terre, che arduamente sta cercando di difendere l’unicità del suo particolare terroir.

Nonostante la realtà delle cose il vino italiano rappresenta la punta di diamante dell’economia agricola italiana, sia in termini di fatturato che di export con i suoi 0.4 milioni di ettolitri esportati in tutto il pianeta nel 2013. Siamo sulla strada giusta o qualcosa andrebbe migliorato?  
E’ innegabile il boom del vino italiano ed il momento felice che sta vivendo sui mercati mondiali ma, ciò non toglie che le aziende vitivinicole di minori dimensioni che operano in modo “naturale”, debbano restare indifese e relegate nel cono d’ombra dei giganti economici e dei crismi produttivi su larga scala. L’artigiano-contadino deve essere sostenuto ed incentivato, essendo il vero pilone dell’intera filiera agroalimentare.

Il documentario, già presentato al Festival di Berlino, ha l’amaro sapore di un monito alle istituzioni. D’altra parte siamo un Paese a vocazione agricola, eppure l’Italia ha spesso dimenticato le proprio origini, tanto da precipitare in uno stallo legislativo rispetto a queste importanti tematiche. Cosa manca nelle nostre politiche?
Mancano gli addetti ai lavori veramente capaci e competenti in materia. Non possiamo lasciare nelle mani dei burocrati nazionali ed europei, argomenti così vitali. Tutti indistintamente dobbiamo batterci a tutela della biodiversità, della tipicità e non ultima della salubrità dei prodotti di cui ci cibiamo. 

Che consiglio si sente di dare a tutti i produttori vinicoli e soprattutto ai giovani che intendono avvicinarsi a questo nobile mestiere e quanto è importante oggi in agricoltura allontanarsi dalle logiche del mercato e del profitto in un momento di crisi economica, si potrebbe definire endemica?  
Non mi sento di dare loro consigli, se non quello di perseguire nella difesa dei loro territori e nella libertà dei propri vini, senza ascoltare i canti delle sirene della globalizzazione. Questo è ciò che ripeto da sempre anche ai miei studenti, ai quali cerco di trasmettere la passione ed il senso critico rispetto all’universo vino.

 

 

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