Scuola. Il nuovo anno scolastico si aprirà con 2mila istituti senza preside

ROMA – “I numeri sono da vera emergenza: 1.296 sono già oggi le scuole senza titolare e affidate in reggenza, altre 764 faranno questa fine il 1°settembre, quando i loro dirigenti scolastici andranno in pensione, a cui si aggiungono i 165 che non hanno ottenuto la proroga del mantenimento in servizio oltre i 65 anni per via del blocco della riforma della PA Madia-Renzi. Ci sono poi 475 scuole considerate sottodimensionate e accorpate ad istituti autonomi.

E in arrivo solo 630 assunzioni. Nelle regioni dove non ci sono più candidati la situazione è già critica”. E’ quanto riporta in una nota l’Anief, Associazione sindacale Professionale. 

“A complicare tutto è stata la decisione, figlia dalla spending review, di non pagare più le indennità di reggenza dei vicari, tornati a fare i docenti o relegati a collaboratori di secondo piano. Ma un preside non può dirigere sette sedi, distanti anche decine di chilometri. Urge una soluzione”, precisa Marcello Pacifico (Anief-Confedir). 

A meno di un mese dall’inizio del nuovo anno, gli alunni di oltre 2mila scuole si avviano ad iniziare le lezioni senza il loro preside: 1.296 risultano già oggi prive di titolare e affidate in reggenza, poi ci sono 764 dirigenti scolastici che dal 1° settembre andranno in pensione, a cui si aggiungono i 165 che non hanno ottenuto la proroga del mantenimento in servizio oltre i 65 anni di età per effetto del blocco introdotto dal recente decreto legge 90/14 di riforma della Pubblica amministrazione. Se a queste aggiungiamo le 475 scuole considerate dallo Stato sottodimensionate e accorpate ad istituti autonomi, ammontano a 2.700 le scuole senza il loro capo d’istituto.  

“Poiché – si legge ancora nella nota – le rimanenti assunzioni del travagliato concorso del 2012, da attuare nei prossimi giorni, saranno nella migliore delle ipotesi 630 (tante ne ha chieste il Ministero dell’Istruzione ai dicasteri del Mef e della Funzione pubblica), ciò comporta che nell’a.s. 2014/15 rimarranno comunque almeno 2.070 gli istituti orfani della loro guida. Che corrisponde quasi ad una scuola su quattro: una enormità. Che si trasforma in vera emergenza in quelle regioni dove scarseggiano o sono esauriti i vincitori o gli idonei derivanti dai 2.386 posti del concorso varato nel luglio di tra anni fa attraverso il D.D.G. del 13 luglio 2011.”

“Ci sono realtà regionali dove la situazione è già al limite. I casi più difficili sono stati indicati dalla rivista specializzata ‘Orizzonte Scuola’: “la situazione in Toscana appare critica al punto che la riapertura per settembre potrebbe rischiare di avvenire nel caos più totale. Su 491 istituzioni scolastiche in 104 mancano i dirigenti scolastici”; non va meglio in Piemonte dove l’assenza di capi d’istituto “dovrebbe essere di 94 unità, che arriverebbero a 115 se il ministero dell’Economia non dovesse sbloccare l’assunzione dei 21 presidi ancora presenti nella graduatoria”. In sofferenza pure il Lazio, dove sono vacanti 138 istituti e al massimo ne verranno assunti 86. Rimane complicato anche il quadro della Lombardia, dove i vincitori del concorso sono stati “congelati” dal tribunale a seguito dei noti disguidi organizzativi accertati dai tribunali”.

L’Anief, a tal proposito, ha da tempo prospettato la necessità di attuare una soluzione politica per uscire dell’impasse derivante dalla pessima gestione dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici, cui parteciparono 33mila candidati: immettere in ruolo, in ogni caso, tutti i vincitori e idonei, ma anche dare la possibilità agli 8mila ricorrenti di partecipare ad un nuovo concorso rinnovando integralmente per loro la procedura.

La situazione, tra l’altro, potrebbe diventare da allarme rosso, qualora lo Stato dovesse finalmente dare seguito a quanto stabilito dalla Consulta, con sentenza 147/2012, che ha espresso parere contrario alla sparizione di 2.100 scuole autonome attuata dal 2011 a seguito dell’approvazione della Legge Tremonti-Gelmini 111/2011 che ha fissato l’obbligo di accorpamento in istituti comprensivi di scuole d’infanzia, primaria e medie con meno di mille alunni. Su questo punto, già diversi Tar e il Consiglio di Stato hanno dato ragione al sindacato che ha impugnato l’illegittima soppressione, con conseguenti danni per l’utenza e per i lavoratori costretti alla mobilità forzata. Inoltre, sulla cancellazione delle autonomie scolastiche pesa non poco il mancato accordo con le Regioni, invece reputato indispensabile dalla Legge 128/13.

A rendere la situazione sulle dirigenze scolastiche scoperte ancora più caotica – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è stata anche la decisione di non pagare più le indennità di reggenza, a seguito dell’approvazione della Legge 135/12. Con questa scelta, dettata solo da motivi di risparmio a danno dell’efficienza del servizio, si è così aumentato il numero di reggenze di plessi scolastici da parte dello stesso dirigente. Molti dei quali oggi già lavorano rincorrendo fino a sette sedi, distanti anche decine di chilometri l’una dall’altra. Nel contempo, si sono mortificate le professionalità di tanti vicari, tornati a fare i docenti o a collaborare solo attraverso l’incarico di ‘funzione strumentale’. La spending review ha quindi reso ancora più forte il disservizio derivante dalla mancanza dei dirigenti. A questo punto – conclude Pacifico – , l’amministrazione e il Governo non si possono più nascondersi: affrontino la situazione, facciano in modo che ogni scuola autonoma abbia al più presto la sua dirigenza”.

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