Clima. Legambiente: “Una grande occasione sprecata. L’Italia ‘notaio’ di turno”

ROMA – “Una grande occasione sprecata. L’Italia si è limitata  a svolgere un ruolo semplicemente notarile di presidente di turno dell’Unione europea cedendo alla minacce di veto britanniche e polacche.

Il nostro governo ha mostrato la sua scarsa capacità di leadership e volontà politica di investire nello sviluppo di un’economia europea a basse emissioni di carbonio cedendo alla lobby del fossile”. Così il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha commentato la decisione del Consiglio Europeo su Clima e Energia in corso a Bruxelles.

I leader europei hanno addirittura peggiorato la proposta poco ambiziosa e inadeguata della Commissione uscente. Il Consiglio propone tre obiettivi comunitari al 2030: 40% di riduzione interna delle emissioni di CO2  vincolante per gli Stati membri; aumento al 27% per le rinnovabili, vincolante solo a livello comunitario; incremento al 27% dell’efficienza energetica, mantenendo questo obiettivo solamente indicativo.

Il livello di ambizione comunitario degli obiettivi climatici ed energetici concordati oggi dal Consiglio Europeo – come dimostrano diverse analisi indipendenti – non è coerente con la traiettoria di riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, la sola in grado di contribuire a contenere il riscaldamento del pianeta almeno sotto la soglia critica dei 2°C. Ridurre le emissioni dell’80% entro il 2050 non sarà sufficiente, visto che le emissioni globali continuano a crescere ed il loro picco non sarà raggiunto presto. La scienza, infatti, ci dice che se vogliamo mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2°C – e visto che l’obiettivo europeo sarà usato come riferimento dagli altri paesi nei negoziati verso il nuovo accordo globale sul clima previsto a Parigi nel  dicembre 2015 – è necessario che l’Unione europea si impegni ad una riduzione delle emissioni di gas-serra del 95% entro il 2050, come giusto contributo per prevenire pericolosi cambiamenti climatici. A tal fine, la UE deve ridurre le sue emissioni ben oltre il 40% entro il 2030.

Il ruolo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica è cruciale per raggiungere questo obiettivo. Pertanto, come richiesto dal Parlamento europeo, è necessario definire tre obiettivi coerenti che si supportino a vicenda, ambiziosi e legalmente vincolanti. Gli obiettivi vincolanti per le rinnovabili e l’efficienza energetica sono essenziali per garantire la sicurezza energetica dell’Unione europea, rendendola meno dipendente dalle dinamiche geopolitiche.

Purtroppo, l’obiettivo comunitario proposto per le rinnovabili manca di ambizione e non fornisce la necessaria certezza per gli investitori. La proposta del 27% è, infatti, appena il 3% al di sopra dell’attuale trend al 2030. La crescita del settore delle rinnovabili, pertanto, si ridurrebbe dal 6.4% annuo dell’ultimo decennio ad appena l’1.4% per il periodo 2020-2030.

Inoltre, l’obiettivo del 27% per l’efficienza energetica proposto dal Consiglio Europeo è inadeguato e non coglie appieno le potenzialità del risparmio energetico in Europa. Recenti studi dimostrano che il 40% di risparmio è possibile tecnicamente ed economicamente, consentendo una riduzione delle importazioni di gas del 40% e di petrolio del 22% e alleggerendo così sensibilmente la bolletta energetica europea che ormai supera i 400 miliardi di euro l’anno.

“Siamo solo all’inizio della partita – ha continuato Cogliati Dezza -. Nei prossimi mesi la nuova Commissione Juncker dovrà predisporre il pacchetto di proposte legislative su cui Consiglio e Parlamento dovranno poi raggiungere un accordo. Legambiente – insieme ai principali network ed associazioni europei – si impegnerà con forza affinché il Parlamento costringa il Consiglio ad approvare un ambizioso pacchetto legislativo, che includa un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas-serra che vada ben oltre il 40%, noi proponiamo il 55%; escluda l’utilizzo di crediti internazionali per il raggiungimento di questo obiettivo perché oggi il 75% dei crediti esterni UE è realizzato in Russia, Ucraina e Cina, penalizzando gli investimenti domestici nelle tecnologie pulite; includa un obiettivo vincolante per l’efficienza energetica che vada ben oltre il 27% (noi proponiamo il 40%) e aumenti l’ambizione dell’obiettivo per le rinnovabili, noi proponiamo il 45%.

Solo così  – ha concluso Cogliati Dezza – l’Europa potrà sviluppare una competitiva economia a basse emissioni di carbonio. La sola in grado di farci superare la doppia crisi climatica ed economica creando nuove opportunità dal punto di vista dell’occupazione, dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite. Una sfida che l’Europa e l’Italia non possono fallire”.

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