Amnesty. 2014 anno catastrofico per violazione diritti umani

ROMA – In occasione del lancio del suo Rapporto 2014-2015, pubblicato in Italia da Castelvecchi, Amnesty International ha sollecitato i leader mondiali ad agire con urgenza di fronte alla mutata natura dei conflitti e a proteggere i civili dalla terribile violenza degli stati e dei gruppi armati.

“Il 2014 è stato un anno catastrofico per milioni di persone intrappolate nella violenza. La risposta globale ai conflitti e alle violazioni commesse dagli stati e dai gruppi armati è stata vergognosa e inefficace. Di fronte all’aumento degli attacchi barbarici e della repressione, la comunità internazionale è rimasta assente”, ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. “Le Nazioni Unite furono istituite 70 anni fa per assicurare che gli orrori della Seconda guerra mondiale non si sarebbero mai più ripetuti. Adesso assistiamo a una violenza su scala massiccia che produce un’enorme crisi dei rifugiati. Siamo di fronte a un clamoroso fallimento nella ricerca di soluzioni efficaci per risolvere le necessità più pressanti dei nostri tempi”, ha aggiunto Marchesi.

Una tragica conseguenza dell’incapacità della comunità  internazionale di reagire di fronte alla mutata natura dei conflitti è una delle peggiori crisi dei rifugiati cui il mondo abbia mai assistito, con milioni e milioni di persone in fuga dalla guerra e dalla persecuzione, quattro dei quali solo dalla Siria. E” quanto emerge dal rapporto 2014-2015 di Amnesty international. “È terribile vedere come i paesi ricchi considerino prioritario lasciare le persone fuori dai loro confini piuttosto che tenerle in vita. La crisi globale dei rifugiati è destinata a peggiorare se non verranno prese misure urgenti. I leader mondiali hanno il potere di alleviare la sofferenza di milioni di persone, destinando impegno politico e risorse economiche all’assistenza e alla protezione di coloro che fuggono dai pericoli, fornendo aiuti umanitari con generosità e reinsediando i rifugiati più vulnerabili” ha continuato Marchesi.

Amnesty International sollecita i governi ad assicurare che la loro risposta alle minacce contro la sicurezza non metta a rischio i diritti umani fondamentali o alimenti ulteriore violenza. Il Rapporto 2014-2015 descrive il modo in cui molti governi, nel 2014, hanno invece adottato tattiche draconiane e repressive, come nei seguenti casi: Afghanistan: ripetute violazioni dei diritti umani da parte della Direzione nazionale per la sicurezza, tra cui torture e sparizioni forzate. Kenya: adozione dell’Emendamento alla legge sulla sicurezza, una normativa repressiva che potrebbe dar luogo ad ampie limitazioni della libertà d’espressione e di movimento. Nigeria: comunità già terrorizzate da anni da Boko Haram sono state ulteriormente esposte alla violenza da parte delle forze di sicurezza, che hanno compiuto uccisioni extragiudiziali, arresti arbitrari di massa e torture. Pakistan: le autorità hanno annullato la moratoria sulle esecuzioni e iniziato a mettere a morte prigionieri condannati per reati di terrorismo. Russia e Asia Centrale: persone accusate di reati di terrorismo o sospettate di militare in gruppi islamisti sono state torturate dagli agenti della sicurezza nazionale. Turchia: la legislazione antiterrorismo, formulata in modo generico, ha continuato a essere usata per criminalizzare il legittimo esercizio della libertà  d’espressione. “Dalla Nigeria all’Iraq, i governi hanno cercato di giustificare le violazioni dei diritti umani con la necessita” di mantenere ”sicuro” il mondo. Stiamo vedendo pessimi segnali che i governi continueranno a reprimere le proteste, introdurranno drastiche leggi antiterrorismo e ricorreranno a un’ingiustificata sorveglianza di massa per rispondere alle minacce alla sicurezza. Ma sappiamo che le reazioni impulsive non funzionano. Al contrario, creano un ambiente repressivo nel quale l”estremismo può crescere”, ha sottolineato Marchesi. 

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