Aumento senza precedenti di esecuzioni in Arabia. La denuncia di Amnesty

RIAD –  Sono 38 le persone giustiziate dall’inizio dell’anno in Arabia Saudita, pari a questi tre volte il numero di esecuzioni registrato nello stesso periodo dello scorso anno.

E’ quanto ha rimarcato oggi Amnesty International, denunciando un aumento “senza precedenti” del numero di esecuzioni nel Paese, dove sono punibili con la pena capitale i reati di stupro, omicidio, apostasia, rapina a mano armata e traffico di droga. Nella sola giornata di ieri sono stati decapitati uno stupratore e di due assassini.Gli analisti divergono  sulle ragioni di questo aumentato ricorso alla pena di morte, già registrato negli ultimi mesi del 2014, alla fine del regno di re Abdallah, morto lo scorso 23 gennaio, a cui è succeduto il re Salman. “Tutto è iniziato prima di Salman – ha detto una fonte diplomatica – le autorità vogliono dare prova di forza e dimostrare che la popolazione può contare su di loro per la sicurezza e il benessere del regno”. L’obiettivo è la deterrenza, ma questa politica è legata anche alla partecipazione di Riad alla lotta internazionale contro i jihadisti dello Stato islamico (Isis), ha aggiunto la fonte.”Certamente le autorità non  vogliono dare l’impressione di essere deboli”, ha rimarcato Toby Matthiesen, esperto di Arabia saudita e ricercatore all’Università di Cambridge, escludendo però ogni legame con la lotta all’Isis. “Non credo” che l’esecuzione di alcuni criminali, possa “spaventare” il gruppo jihadista, ha aggiunto.

Secondo Amnesty non c’è alcuna prova che colleghi “l’allarmante aumento” di esecuzioni da parte di Riad alla lotta contro l’Isis o il terrorismo. “Sarebbe esagerato affermare che si tratta di un tentativo di dissuadere la violenza” politica, dal momento che la metà delle esecuzioni registrate finora ha riguardato persone condannate per traffico di droga, ha spiegato alla France presse Sevag Kechichian, ricercatore di Amnesty. Secondo Kechichian “è impossibile” indicare le ragioni di questo aumento del numero di esecuzioni, che avvengono a un ritmo “veramente senza precedenti”.Dopo le 27 esecuzioni  del 2010, il numero è salito a circa 80 l’anno. Lo scorso anno la France presse ne ha registrare 87, una cifra tra le più alte al mondo. Interpellato, il ministero dell’Interno non ha voluto commentare, ma nelle ultime dichiarazioni aveva citato la dissuasione come uno dei motivi, sottolineando anche “il danno fisico e sociale” causato dalle droghe e sostenendo che la pena capitale per quanti uccidono mira a “garantire la sicurezza e a rendere giustizia”.Tuttavia, gli attivisti  per i diritti umani hanno contestato l’imparzialità dei processi celebrati nel regno. Christof Heyns, relatore speciale dell’Onu per le esecuzioni arbitrarie ed extragiudiziarie, ha denunciato processi “davvero ingiusti”, rimarcando come spesso gli imputati non godano di assistenza legale a fronte di confessioni ottenute “sotto tortura”.Amnesty ha

 anche accusato i governi occidentali di “tacere” sugli abusi, praticando una politica di “due pesi e due misure” con Riad. (fonte Afp)

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