Sciopero alla rovescia contro il degrado culturale ed educativo

ROMA – Lo sciopero alla rovescia ideato da Danilo Dolci è un bellissimo esempio di impegno sociale per combattere in un colpo solo la disoccupazione, l’esclusione sociale, la mafia, la corruzione e quant’altro genera disuguaglianza. La storia è questa. 

Lo Sciopero alla rovescia avviene il 2 febbraio 1956 a Partinico. Alla base c’è l’idea che, se un operaio, per protestare, si astiene dal lavoro, un disoccupato può scioperare invece lavorando. Così centinaia di disoccupati si organizzano per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata; ma i lavori vengono fermati dalla polizia e Dolci e alcuni suoi collaboratori vengono arrestati. L’episodio suscita indignazione nel Paese e provoca numerose interrogazioni parlamentari. Dolci viene successivamente scagionato, dopo un processo che ha enorme risalto sulla stampa: a difenderlo è il grande giurista Piero Calamandrei.

“Questa storia  – spiega Francesco Florenzano, presidente dell’Upter – dovrebbe insegnarci che per risolvere le numerose sciagure dei nostri giorni occorrerebbe agire in maniera contraria a quello che si sta praticando in questi ultimi anni. Ovvero al posto del degrado culturale e sociale opporre la forza della volontà culturale e civile. Più cultura contro il dominio dell’incultura. Fanno rabbrividire le intercettazioni dei protagonisti della più recente storia di corruzione che ha investito Roma: la mafia capitale che parla volgare e “machista”, che usa metafore cafone per trasmettere il loro modo di operare. Gente che si credeva capace di aiutare il prossimo che, invece, utilizzava il prossimo per arricchirsi! Incredibile. Tuttavia, ora abbiamo luna prova del perché non si è più fatto nulla per la cultura, del perché le Amministrazioni come il Comune di Roma e la Regione Lazio non hanno più voluto dare un contributo all’Upter, oltre che ad altre iniziative culturali. Ci è stato sempre detto “non ci sono più i soldi”, ora sappiamo dove in parte sono andati a finire.”

“L’anno scorso – continua Florenzano –  abbiamo raccolto oltre 15.000 firme attraverso la piattaforma Change.org indirizzate al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, chiedendo di rifinanziare la legge 53 del 1993 che contribuiva, sebbene in piccola parte, al nostro difficile bilancio. Petizione di successo che “inspiegabilmente” è stata ignorata dal Presidente della Regione.

Noi siamo, al pari dei disoccupati di Danilo Dolci, abbandonati a noi stessi, senza alcuna garanzia economica e sociale. Al pari di quei disoccupati possiamo solo agire alla contraria, ovvero facendo più cultura, proponendo più corsi, concerti, seminari, ecc. Questa è la nostra nuova educazione.

La nostra nuova educazione è fare il contrario del pensiero unico dominante, pieno di sciatteria e di slogan sempre più razzisti e ignoranti. La nuova educazione si tiene all’Upter che proclama lo Sciopero contro l’ignoranza.”

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