Referendum controle trivelle nei nostri mari

ROMA – Primalepersone promuove, in un contesto di democrazia partecipativa, la conversione ecologica dell’economia, in sintonia con la necessità di far fronte alle emergenze climatiche che impongono politiche orientate verso la conversione energetica e l’uscita dal fossile.

Primalepersone sarà presente alla conferenza stampa che si terrà il giorno 11 settembre, ore 11, presso la Sala Stampa della Camera dei deputati – Piazza di Montecitorio, Roma, indetta dal Coordinamento No Triv e dalle oltre 170 associazioni (www.notriv.com) che hanno aderito all’appello ai Governatori e ai Presidenti dei Consigli di tutte le Regioni di deliberare l’indizione di un referendum abrogativo che metta fine alla vergognosa “sanatoria” per nuove trivelle in mare, in prossimità delle coste italiane, voluta dal Governo Monti nel 2012.

La Richiesta da parte di 5 Regioni, depositata entro il 30 settembre 2015,  eviterebbe la raccolta di 500 mila firme per l’indizione del referendum abrogativo e permetterebbe di andare a votare nella primavera 2016.
Ogni altra iniziativa referendaria non consentirebbe, per i tempi tecnici, di bloccare i procedimenti per progetti “petroliferi” riavviati dall’art. 35 del “Decreto Sviluppo”, che saranno attuati a breve, anche grazie ad alcune norme dello “Sblocca Italia”.

Per sostenere l’iniziativa abbiamo lanciato un appello a tutti i Comuni italiani toccati o meno dal mare a far sentire la propria voce presso i Consigli Regionali, a impugnare le norme sulle trivellazioni di fronte al Tar e a deliberare per sollecitare la propria regione a promuovere il referendum.

Gli enti locali, Regioni e Comuni avamposti di democrazia di prossimità, hanno un ruolo fondamentale nel non demandare al governo nazionale scelte anacronistiche che favoriscono  interessi particolaristici in contrasto con quelli delle proprie comunità e del Paese. Per questo crediamo che ogni territorio,  attraverso i propri consigli comunali, debba e possa prendere parola per scongiurare i pericoli di una politica priva di una visione strategica rivolta al bene comune.

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