Omicidi stradali. A Montecitorio i parenti delle vittime della strada

ROMA – Oggi a partire dalle 16 di oggi, davanti a Montecitorio, ci saranno i parenti delle tantissime vittime della strada, proprio nelle stesse ore in cui il testo di legge sull’omicidio stradale andrà in discussione in Commissione alla Camera dei Deputati.

A organizzare la manifestazione è Marina Fontana, vedova di Roberto Cona, morto due anni fa, ucciso da un tir mentre con la moglie stava tornando in Sicilia per le vacanze. 

«Saranno passati più di 3 mesi dal giorno dell’approvazione al Senato, della legge per la istituzione del reato di Omicidio Stradale – dice Marina Fontana Cona – Un tempo che purtroppo, per le vittime, che giornalmente si registrano sulle strade e autostrade italiane, suona come un cronometro di morte. Quanti morti ancora, prima che si comprenda quanto sia importante questa legge. La certezza della pena deve diventare un efficace deterrente alle condotte irresponsabili di quanti con troppa superficialità mietono vittime innocenti». «Ecco perché ho voluto così fortemente organizzare il nostro sit in pacifico proprio oggi, perché sia il giorno dell’attenzione al tempo che passa, e mentre passa, fa girare il contatore – dice – Se non bastasse, ci saranno altri 26 ottobre, fino a quando, chi piange queste vittime, troverà uno Stato che dia piena  giustizia, non vendetta, non scelte emotive, per questi omicidi. 

Parallelamente, occorre rinforzare l’azione di prevenzione e di educazione stradale. Sono convinta che l’educazione stradale dovrebbe essere diffusa in maniera più intensiva, partendo già dalla scuola dell’obbligo, compatibilmente con le capacità di apprendimento dei bambini. Molti ragazzi cercano nella trasgressione e nello stordimento emozioni nuove per vincere le angosce o il vuoto interiore: l’alta velocità, la voglia di vivere con brivido, l’utilizzo sfrenato del telefonino, l’alcol, le droghe, la musica ad alto volume sono le prime cause di questi gravi incidenti». E ancora: «In Italia, chi causa un incidente mortale perché mentre sta guidando si distrae per inviare o leggere un sms e un messaggio di posta elettronica, di whatsapp, o per guardare un film sul tablet, oppure parlare al telefonino senza vivavoce e senza auricolare o per farsi il selfie, chi guidando contromano, o perché non si è fermato al semaforo rosso, o accelera vicino agli attraversamenti pedonali , continuerà ad essere accusato, sempre e solo, di »omicidio colposò«, dice ancora.

 «Questi comportamenti consapevolmente »irresponsabili« causano più del 51% degli incidenti mortali, ecco perché devono essere ricompresi tra le cause di omicidio stradale, come chi uccide mettendosi alla guida sotto l’effetto di alcol e droga, o viaggiando ad una velocità di molto superiore ai limiti consentiti. In caso contrario senza una configurazione di reato adeguata non si avrà nessun effetto deterrente, con la conseguenza » di norma« della scarcerazione immediata e una prospettiva di pena insignificante rispetto al dolore causato ai superstiti, quindi si avrebbe il perverso effetto di parenti ed amici e opinione pubblica che perdono la fiducia nel sistema giudiziario e colpevoli che si sentono graziati da una legge permissiva e poco adeguata», spiega ancora Marina Fontana. «Nessuna voglia di vendetta. Solo la dignità del nostro dolore e dell’amore per la vita – aggiunge Marina Fontana – Purtroppo i nostri morti non torneranno alla vita, non possiamo recuperare il passato, ma se riusciremo a salvare anche una sola persona, se la politica farà scelte responsabili, se la legge sull’omicidio stradale darà certezza della pena e vera giustizia alla vittime, abbiamo vinto la nostra battaglia…e i nostri cari saranno firmatari ad honorem di questa legge. 

Tutti insieme, dobbiamo essere uniti e ricordare che i nostri gesti lasciano un’impronta nella vita nostra e nella vita degli altri. Io, tu,tutti noi, possiamo fare la nostra parte». Ma cosa prevede il testo di legge? Fino a 12 anni di carcere per chi uccide al volante in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe; aumento della pena per il pirata della strada che fugge senza prestare soccorso; ritiro della patente fino a 30 anni; arresto in flagranza di reato, raddoppio dei termini di prescrizione. Sono questi i punti salienti del provvedimento sull’omicidio stradale, che da oggi sarà al vaglio dell’aula di Montecitorio dopo il via libera in commissione con qualche modifica rispetto al testo, giunto dal Senato. 

L’omicidio stradale colposo diventa reato a sé, graduato su tre varianti: resta la pena già prevista oggi, da 2 a 7 anni, nell’ipotesi base, quando cioè la morte sia stata causata violando il codice della strada. Ma la sanzione penale sale sensibilmente negli altri casi: chi infatti uccide una persona guidando in stato di ebbrezza grave, con un tasso alcolemico oltre 1,5 grammi per litro, o sotto effetto di droghe rischia ora da 8 a 12 anni di carcere. L’ipotesi più grave di omicidio stradale (e di lesioni) si applica ai camionisti e agli autisti di autobus anche in presenza di un tasso alcolemico sopra gli 0,8 grammi per litro. Se il conducente fugge dopo l’incidente scatta l’aumento di pena da un terzo a due terzi, e la pena non potrà comunque essere inferiore a 5 anni per l’omicidio e a 3 anni per le lesioni. Altre aggravanti sono previste se vi è la morte o lesioni di più persone oppure se si è alla guida senza patente o senza assicurazione. È inoltre stabilito il divieto di equivalenza o prevalenza delle attenuanti su specifiche circostanze aggravanti. 

La pena è invece diminuita fino alla metà quando l’incidente è avvenuto anche per colpa della vittima. In caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali viene automaticamente revocata la patente. Una nuova patente sarà conseguibile solo dopo 15 (omicidio) o 5 anni (lesioni). Tale termine è però aumentato nelle ipotesi più gravi: se ad esempio il conducente è fuggito dopo l’omicidio stradale, dovranno trascorrere almeno 30 anni dalla revoca. Per il nuovo reato di omicidio stradale sono previsti il raddoppio dei termini di prescrizione e l’arresto obbligatorio in flagranza.

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