Wwf lancia la campagna per fermare il massacro di elefanti, tigri e oranghi

Un bagno di sangue che frutta illegalmente 23 miliardi di dollari l’anno

ROMA – Ogni giorno perdiamo più di 70 elefanti e circa 200.000 squali. Ogni settimana quasi 3 tigri e 20 rinoceronti. A questi possiamo aggiungere, a casa nostra, più di 400 lupi che vengono massacrati dai bracconieri con armi da fuoco, trappole e veleni. Il crimine ambientale è sempre più diffuso e mette a rischio l’uso sostenibile delle risorse naturali della Terra, la sicurezza dei governi, la trasparenza e la lotta alla corruzione. La denuncia arriva dal Wwf che lancia la campagna #diamovoce per fermare il massacro di elefanti, tigri, rinoceronti e oranghi.

Dal 1970 ad oggi, in circa 50 anni, le tigri sono crollate da 38.000 a 3.200 esemplari mentre la sottospecie indocinese è ormai prossima all’estinzione (Panthera tigris corbetti): dai 1800 individui presenti negli anni ’90 oggi sono rimasti appena 350-200. Anche il simbolo per eccellenza dell’Africa, il leone, sopravvive con forse non più 20.000 esemplari su un territorio ridotto all’8% di quello originale. 1.215 sono i rinoceronti uccisi nel 2014 in Sudafrica dove sopravvive il 90% delle popolazioni africane e per il 2015 il bilancio sembra essere ancora peggiore.In Tanzania in 5 anni è stato sterminato il 60% della popolazione di elefanti: tra il 2011 e il 2013 i bracconieri hanno abbattuto 100.000 elefanti, complice una forte alleanza tra criminali e funzionari corrotti. Vigogne e guanachi nei paesi sudamericani sono uccisi per rivendere le loro lane pregiate e, nel caso della Vigogna, il loro areale si è ridotto del 40%. Dai 67 ai 273 milioni di squali vengono poi uccisi nei mari del mondo e l’Indonesia è uno dei paesi più ostinati nella pratica del finning, il taglio delle loro pinne. Drammatico il crollo anche di animali meno conosciuti come i pangolini cinesi (Manis pentadactyla): in alcune regioni della Cina la popolazione è crollata del 90% mentre in altre si sono praticamente estinti.In Amazzonia restano appena 3.000 esemplari di pappagalli della bellissima specie Ara giacinto (Anodorhynchus hyacinthinus) , decimati a causa del collezionismo.

Bracconaggio e droga, crimini collegati

Il bracconaggio è anche un business che alimenta il traffico di droga, il terrorismo e le guerre che affliggono tanti paesi. L’ultima indagine dell’Interpol pubblicata in questi giorni ha denunciato, infatti, il convergere sempre maggiore negli ultimi anni dei crimini ambientali con almeno altri 13 ambiti criminali diffusi e pericolosi: dalle attività terroristiche al traffico di esseri umani, dal traffico di armi all’immigrazione illegale e poi frodi, corruzione, estorsione, traffico di droghe. La geopolitica del bracconaggio tocca quasi tutti i continenti: dalla Cambogia all’Indonesia, dall’Amazzonia alla Russia passando per Kenya, Mozambico, Tanzania, bacino del Congo, sono almeno 14 le aree calde del pianeta ad alto tasso di bracconaggio indicate nella nuova mappa del WWF che indica i paesi dove, giorno dopo giorno, spariscono intere popolazioni di specie animali.Quelle compiute dai bracconieri sono stragi silenziose che spesso non penetrano nelle cronache quotidiane e anche nel 2015 si sono susseguite colpendo migliaia di animali. A marzo nella Repubblica Democratica del Congo in 15 giorni sono stati massacrati 30 elefanti nel Parco Nazionale del Garamba, a maggio in Mozambico c’è stata un’impennata di uccisioni di rinoceronti, a luglio in Ghana migliaia di squali sono stati pescati e uccisi per le loro pinne mentre a ottobre in Zimbabwe sono stati avvelenati col cianuro 26 elefanti (nel 2014 oltre 100).A fianco delle cattive notizie ce ne sono anche delle buone come quella avvenuta ad agosto nello Zimbabwe del rogo di 2,5 tonnellate di avorio sequestrato ai bracconieri e quello di 15 tonnellate di avorio in Kenya; l’ultimo è accaduto proprio ieri sempre in Kenya dove il governo ha bruciato altre 137 tonnellate di zanne di elefante sequestrate. Sempre ad agosto è stato compiuto un sequestro presso la dogana di Hanoi, 2 tonnellate di avorio proveniente dall’Africa e nascosto in una partita di legname proveniente dalla Nigeria. Grazie ad un lavoro di intelligence e verifiche sul campo a ottobre è stata poi arrestata in Tanzania la ‘regina dell’avorio’, una cittadina cinese indicata come un punto di riferimento importante del commercio illegale internazionale.

“La mappa del WWF disegna la geografia del bracconaggio che non si ferma mai. Il commercio illegale di natura selvatica si sovrappone a quello di droghe, armi e persino esseri umani e i gruppi criminali organizzati sfruttano la globalizzazione del commercio usando tecnologie sempre più avanzate per scambiare informazioni facendo diventare sempre più complesso e difficile il lavoro di contrasto portato avanti dall’intelligence e dai ranger sul campo – dichiara Isabella Pratesi, direttore Conservazione del WWF Italia – Gli elefanti, i rinoceronti le tigri uccise ogni giorno purtroppo non hanno voce e il loro massacro passa sotto silenzio. Con la nostra campagna vogliamo ‘dare voce’ alle specie più a rischio e far emergere questi massacri rendendo evidente anche i legami tra il bracconaggio e gli altri crimini altrettanto gravi e deleteri per le nostre civiltà. E’ importante avere il sostengo di tutti per combattere questi fenomeni: l’intelligence sul campo, la formazione di guardie, le dotazioni sofisticate sono strumenti indispensabili per fermare la perdita di natura e biodiversità”. Il giro di affari illegale che ruota intorno al traffico di avorio, corni di rinoceronti, pelli di tigri e di tutte le altre specie protette e illecitamente prese in natura è di oltre 23 miliardi di dollari l’anno. 3.000 dollari al chilo è il prezzo dell’avorio sul mercato nero; più dell’oro il valore del corno di rinoceronte, 120.000 dollari al chilo; 175 dollari per un chilo di scaglie di pangolino. Sempre secondo i dati INTERPOL in Asia il commercio di tigri e parti del loro corpo è facilitato dalla corruzione e in alcune zone è collegato a crimini gravi come sequestri di persona, commercio illegale di armi, rapine, estorsioni, omicidi, riciclaggio e crimini informatici che consentono di vendere anche online i prodotti illegali.(segue) Red/Cro/Bla

Il commercio dell’avorio proveniente dalle zanne di elefante è spesso associato a frode, evasione fiscale, riciclaggio, meccanismi che funzionano da veri e propri crimini abilitanti il traffico del prezioso materiale. Persino gruppi militari si finanziano con il traffico di natura: a questo proposito nella Repubblica Democratica del Congo recenti denunce hanno coinvolto l’Urdc (Unione per la Riabilitazione della Democrazia del Congo) per lo scambio avorio/armi e rifornimenti. Nel 2013 l’operazione Wildcat dell’Interpol è riuscita ad arrestare 600 persone appartenenti a diversi network di contrabbandieri di avorio, legno e carbone vegetale che nascondevano i prodotti in container di carbone o TIR utilizzati per il commercio del legname: vennero anche confiscati 240 kg di avorio, 637 armi e droga.Dall’Asia all’Africa sul fronte della lotta al bracconaggio ci sono anche migliaia di ranger che ogni giorno sul campo combattono i criminali di natura. Lo scarso equipaggiamento, la mancanza di training adeguato, e di strumenti e mezzi a loro disposizione li rende estremamente vulnerabili: il rischio per la loro vita è dimostrato dal numero di ranger ogni anno uccisi in conflitti con i bracconieri, oltre 1000 in 10 anni.Per sostenere il Wwf basta andare sul sito wwf.it/natale e fare una donazione per aiutare l’associazione a fermare il bracconaggio nel mondo e in Italia. Oppure fare un regalo speciale, scegliendo l’adozione di cuccioli di specie protette rimasti orfani a causa del bracconaggio.

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