Dati Ispra: allarme pesticidi nelle acque

Legambiente: “Le Regioni adottino al più presto misure specifiche per la riduzione di pesticidi pericolosi per l’ambiente acquatico”

ROMA –  “Gli studi scientifici hanno ampiamente dimostrato gli effetti che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce anche in termini di perdita della biodiversità, riduzione della fertilità del terreno ed accelerazione del fenomeno di erosione dei suolo. A tal proposito, in materia di pesticidi, risulta ormai sempre più urgente prendere la piena consapevolezza che il loro utilizzo, soprattutto l’impiego in sincrono e in miscele di alcune sostanze, può generare delle importanti ripercussioni ambientali. È fondamentale rafforzare poi i controlli dotando i laboratori pubblici di sistemi di analisi efficienti a garanzia di una rete di monitoraggio sempre più strutturata; senza dimenticare infine il ruolo centrale delle Regioni nell’applicazione del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN). Per questo alle Regioni chiediamo di adottare al più presto misure specifiche per la riduzione di presenza nell’ambiente di pesticidi pericolosi per l’ambiente acquatico, nonché di attivare gli osservatori fitosanitari regionali affinché diano assistenza e informazione alle aziende agricole”, così Daniela Sciarra Responsabile Filiere e Politiche alimentari di Legambiente commenta così il rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’Ispra presentato oggi.

Legambiente sottolinea che alcuni dei residui più frequentemente ritrovati nell’acqua da Ispra sono gli stessi ritrovati anche negli alimenti (vedi dossier Stop Pesticidi 2015 di Legambiente), come il metalaxil, il boscalid e l’imidacloprid, fungicidi e insetticidi sistemici. Il tema del multiresiduo, così definito per indicare la presenza concomitante di più e diversi tipi di residui chimici in uno stesso campione alimentare, è un tema di grande rilevanza. Come si evidenzia nel dossier Stop Pesticidi, il multiresiduo è aumentato negli anni e ha fatto registrare campioni da record: fino a cinque residui nelle mele, otto nelle fragole, quindici nell’uva da tavola, cioè in alimenti dalle ben note proprietà nutrizionali che però finiscono sulle nostre tavole carichi di pesticidi. Per questi motivi il fenomeno andrebbe indagato rispetto ai rischi legati all’esposizione contemporanea ad alcuni principi attivi e al fatto che ancora oggi, il limite massimo di residuo, è calcolato sul singolo principio attivo.

Anche Ispra ha posto risalto su questa problematica nel rapporto presentato oggi, avendo ritrovato più e diverse miscele di sostanze attive nelle acque, contenenti fino a decine di componenti diversi. Tra le sostanze ritracciate da Ispra nelle acque, c’è il glifosato e soprattutto il suo metabolita AMPA, su cui ci sono risultati limitati solo a due regioni: Lombardia e Toscana.

Il glifosato è una di quelle sostanza che oggi è sotto attenta osservazione, essendo anche il più diffuso e usato erbicida al mondo per il controllo delle infestanti. La Coalizione Italiana Stop glifosato, di cui fa parte anche Legambiente, ha richiesto ormai da tempo un intervento deciso per lo stop definitivo al suo utilizzo – dopo che lo IARC (International Agency for Research on Cancer), l’agenzia per la ricerca sul cancro dell’Oms, lo ha classificato come probabile cancerogeno – e l’applicazione del principio di precauzione in difesa della salute pubblica.

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