Strage Bologna: dopo 36 anni continuano i depistaggi

BOLOGNA – “Continua il diffuso e generalizzato depistaggio rivolto alla sostanziale rimozione della verita’ su un pezzo importante di storia della nostra democrazia e sulla commistione tra eversione, terrorismo e sviluppo del fenomeno mafioso”.

Lo  ha detto il presidente dell’Associazione familiari vittime della strage del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, intervenuto dal palco allestito in stazione per la giornata di commemorazione del 36esimo anniversario. “E’ ormai documentalmente acclarato – ha sottolineato il rappresentante dei familiari – che la strage del 2 agosto 1980 fu il frutto di perversi legami tra organizzazioni terroristiche e criminali e settori importanti del potere e degli apparati istituzionali. Se dopo 36 anni ancora manca la volonta’ di arrivare ad accertare la responsabilita’ dei mandanti di quel terribile massacro e’ perche’ lo Stato e le istituzioni politiche, nel loro complesso, non hanno invece dimostrato con i fatti di volere definitivamente puntare a recidere quei legami.

Sembra infatti – ha continuato – che l’obiettivo d’ulteriore approfondimento che ci impongono le sentenze dei giudici sia condiviso e vissuto oggi da pochi soggetti, da pochi magistrati e investigatori nel disinteresse delle istituzioni”. In precedenza Bolognesi aveva ricordato il testo impresso sul manifesto creato dall’Associazione dei familiari per il 36esimo anniversario: “Il Paese deve sapere chi, tramite Licio Gelli, fu tanto determinato contro la democrazia da finanziare una strage di 85 morti e 200 feriti”. Infine, ricordando il materiale presentato in Procura a Bologna, il presidente dell’Associazione familiari ha parlato di “accurati dossier con nomi, dati, fatti ricostruiti sulla base di un’attenta e incrociata lettura dei documenti relativi alle stragi di Bologna, Brescia, Milano e al crack del Banco Ambrosiano. Un materiale consistente – ha concluso Bolognesi – che se approfondito e sviluppato giudiziariamente potra’ permettere ai magistrati di identificare i mandanti. Un’azione investigativa che i familiari delle vittime attendono ancora che sia compiuta”.

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