III Convegno nazionale sulla fauna selvatica problematica. Intervista alla presidente dell’ATIt Anna Loy

ROMA – Il convegno è previsto tra il 24 e il 26 novembre 2016, presso la prestigiosa sede quattrocentesca del Palazzo del Ridotto a Cesena.

Vedrà riuniti i principali zoologi, ecologi e ricercatori su una tematica che investe diversi aspetti della conservazione della natura. Quelle che dagli esperti vengono definite “invasioni biologiche”, rappresentano una delle principali cause di perdita di biodiversità nel nostro pianeta (fonte IUCN); tra le specie introdotte artificialmente in Europa e in Italia scoiattolo grigio e nutria, rappresentano forse due esempi famosi. Un altro aspetto del convegno è legato ai conflitti che si generano con la prossimità tra animali selvatici e l’uomo. Le cronache sono piene di articoli allarmanti e, dobbiamo dirlo, spesso infondati sull’argomento. Il cinghiale, ma anche le specie alloctone/esotiche citate, sono anche qui solo esempi. Abbiamo chiesto ad Anna Loy, zoologa e docente presso il Dipartimento di Bioscienze e Territorio UNI.MOL., neo presidente dell’Associazione Teriologica Italiana (ATIt), quali sono le  principali emergenze correlate rispetto a questi temi nel nostro paese: 

“Mi preme sottolineare come il termine ‘problematico’ possa  essere inteso con un duplice significato. Una specie indigena può essere ‘problematica’’ perché la sua tutela può generare conflitti con le attività umane (ad esempio il lupo o l’orso), o, altrimenti, perché si tratta di una specie estranea alla nostra fauna che arreca danni ad altre specie indigene e/o alle attività umane, ed è il caso delle specie alloctone invasive. Le due accezioni quindi andrebbero sempre considerate e trattate distintamente, pena la generazione di una confusione foriera di prese di posizione e strategie inadeguate a gestire con successo le diverse problematiche. “Negli ultimi 30 anni l’Europa e quindi l’Italia come stato membro, ha dedicato molte risorse e impegno alla tutela delle specie minacciate e alla salvaguardia degli habitat naturali, attraverso l’istituzione di aree protette, in particolare Parchi Nazionali e Regionali, e il varo della Direttiva Habitat nel 1992, che obbliga gli stati membri a istituire una rete di aree naturali di importanza comunitaria (la rete Natura 2000) e misure di conservazione per le specie e habitat a rischio di estinzione sul territorio europeo. Gli effetti positivi di queste misure hanno consentito di proteggere gran parte delle aree naturali più integre del nostro paese, e di diminuire il rischio di estinzione per molte specie. Ma l’incremento di alcune di queste specie rischia di generare conflitti che, se non affrontati e mitigati, rischiano di vanificare gli sforzi di vent’anni. L’esempio più eclatante è il lupo, che oggi ha riconquistato il suo areale storico, ma il cui arrivo recente arrivo sull’arco alpino sta  creando malcontento, soprattutto negli allevatori di bestiame che, contrariamente alla lunga tradizione appenninica, non hanno mai dovuto fare i conti con questo predatore. Grandi sforzi sono in corso per la mitigazione di tali conflitti, soprattutto attraverso una gestione partecipativa della conservazione e il coinvolgimento dei portatori di interesse. Questa componente è così importante da essere stata esplicitamente inclusa nei piani di gestione di tutti i siti della Rete Natura 2000, che in questo senso rappresentano una vera novità e il primo esperimento di gestione integrata delle attività umana e delle risorse naturali”.

Cosa può dirci sulle specie esotiche?

“Oggi ci troviamo di fronte a una nuova minaccia, rappresentata dalle proprio dalle specie esotiche introdotte accidentalmente o intenzionalmente dall’uomo. Si tratta di una minaccia globale, che interessa tutti i continenti e tutti gli ambienti: marini, terrestri e d’acqua dolce. L’introduzione di specie esotiche può avere effetti devastanti sulle faune e le flore autoctone, ma anche su molte attività economiche (turismo, pesca, agricoltura, ecc). Gli effetti più devastanti sono causati dalle specie esotiche invasive, che per la loro elevata capacità di adattamento e riproduzione, per i rilevanti effetti negativi sugli ambienti nei quali si insediano, rappresentano una minaccia alla biodiversità e ai servizi ecosistemici e possono avere ripercussioni anche sulla salute umana e sull’economia. Gli effetti sono così gravi che la Comunità Europea ha varato un regolamento, operativo da gennaio 2015, per prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive (rif. UE. 1143/2014 del 22/10/2014 ndr). 

Come Associazione Teriologica Italiana siamo coinvolti soprattutto nelle problematiche che riguardano i Mammiferi, onere tanto più gravoso in quanto le specie più pericolose e dannose presenti in Italia annoverano animali che hanno un forte potere evocativo e attrattivo nei confronti del grande pubblico, come lo scoiattolo grigio americano, lo scoiattolo variabile e il tamia siberiano, che stanno minacciando gravemente lo scoiattolo europeo. In questo senso la sfida che ci aspetta sarà soprattutto affiancare le istituzioni nell’individuazione delle strategie di comunicazione più efficaci per informare in modo corretto l’opinione pubblica sugli effetti e le possibili misure di contenimento di queste specie”.

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Associazione Teriologica Italiana

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