Il potere della Chiesa si sta lentamente sgretolando

ROMA – Ci vorrebbe un Costantino risorto per riportare in equilibrio la Chiesa cattolica, che, dal momento dell’instaurazione di Ratzinger ha cominciato a perdere consensi e fedeli. Certo i casi criminali dei preti pedofili nascosti dalla Chiesa cattolica hanno dato il colpo di grazia ad una istituzione che si ostina a voler avere la testa fuori dal secolo mentre le sue adunche mani rovistano nelle saccocce dei fedeli e degli italiani tutti.

Certo i documenti tenuti segreti, e portati alla conoscenza dei cittadini, in questi ultimi anni, hanno eliminato anche il più piccolo dubbio sulla moralità  della millenaria istituzione cattolica. Il documento ‘Crimen sollicitationis’, che venne approvato nel 1962 da Papa Giovanni XXIII, dopo la prima edizione di Pio XI (1922), stabilisce l’assoluta segretezza nelle cause di molestie, pena la scomunica, anche per la vittima che avesse la tentazione di denunciare il crimine alla giustizia civile; la validità del documento è stata poi stata riconfermata dall’allora cardinale Ratzinger nel 2001, nella lettera ‘De delictis gravioribus’.
Ma le vecchie crepe, tenute celate, anche dai media italiani, zelanti servitori delle gerarchie vaticane, si stanno allargando giorno dopo giorno.

Nella cattolica Irlanda, Dieter Potzel, rappresentante dell’organizzazione critica verso la chiesa Freie Bürger für demokratische Werte -Cittadini liberi per valori democratici-, ha commentato la notizia della convocazione del nunzio apostolico del Vaticano, da parte del governo irlandese, con queste parole “L’Irlanda si è svegliata, mentre la Germania dorme ancora!”,  mentre Charlie Flanagan, capo del partito Fine Gael, ha richiesto addirittura l’espulsione dell’ambasciatore vaticano.
Il primo ministro irlandese Enda Kenny, profondamente irritato per i risultati di un’inchiesta sull’occultamento di crimini di pedofilia, commessi da sacerdoti nella diocesi di Cloyne, ha affermato: “L’Irlanda del XXI secolo non si sottometterà più al potere cattolico”.
L’indignazione del primo ministro è dovuta alla conoscenza inoppugnabile del fatto che il Vaticano, già nel 1997 e sotto la direzione dell’allora cardinale Joseph Ratzinger , aveva sicuramente dato le direttive ai vescovi irlandesi in merito al trattamento dei casi di abuso: occultare.
I casi di crimini di pedofilia di cui erano giunti a conoscenza i vescovi irlandesi non furono segnalati alle autorità. È intervenuto anche il ministro della giustizia irlandese, il quale ha annunciato che, in futuro, la mancata segnalazione di tali casi sarà soggetta a incriminazione.

La seconda notizia la troviamo sulla pagina Face book di Federico Tulli, giornalista che da diversi anni si è distinto nella denuncia delle coperture dei crimini di pedofilia da parte della Chiesa cattolica. Suo il libro scandalo ‘Chiesa e pedofilia’. Nel suo articolo ‘Il Papa sconsacri quelle tre chiese luogo di abusi’, Tulli denuncia la “pesante cappa di silenzio – che – grava sull’inchiesta della commissione curiale relativa alle violenze nell’Istituto per sordomuti Provolo di Verona.” L’articolo è corredato dalla lettera/documento  che chiede a Ratzinger di sconsacrare le chiese nelle quali sono stati perpetrati gli abusi sui minori da parte degli ‘uomini di dio’. Il testo della lettera, firmata da Dario Laiti, e spedita il 18 luglio scorso, al papa, al segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al presidente della Conferenza episcopale, Angelo Bagnasco, e al vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, è il seguente: “Sono stato incaricato di inoltrare la presente richiesta dalle vittime di abusi sessuali da parte dei sacerdoti e fratelli laici dell’Istituto per sordomuti Antonio Provolo di Verona. Detti abusi (masturbazioni, sodomizzazioni, rapporti orali…) sono stati perpetrati anche nella chiesa di Santa Maria del Pianto, chiesa dell’interno dell’Istituto Provolo di Verona, dove tra l’altro è sepolto don Antonio Provolo, nella chiesa dell’Istituto Provolo di Chievo e nella chiesa della Tenuta dei Cervi di San Zeno di Montagna. Chiediamo pertanto che detti luoghi vengano sconsacrati”.

Come si può notare la lettera non è scritta in modo referenziale, siamo ben lontani dal dogma dell’infallibilità papale e dal potere carismatico del rappresentante di dio in terra. Ratzinger e i suoi luogotenenti sono trattati da pari ai quali si ingiunge di sconsacrare le chiese che sono state teatri di orribili nefandezze. Per chi conosce anche minimamente la storia della Chiesa può ben capire che questa è una enorme crepa apertasi fin dalle fondamenta.

La terza ferale notizia, per la Chiesa cattolica, è questa: In Austria, 300 sacerdoti del movimento Pfarrer-Initiative,  hanno lanciato il 19 giugno 2011 un l’“Appello alla disobbedienza”. Un manifesto nelle intenzioni rivoluzionario che si articola in sette punti operativi. 
Una richiesta che la chiesa austriaca ripropone dopo quella rifiutata con disprezzo dalla “lettera ai vescovi austriaci” del 19 dicembre 1998, scritta dall’allora prefetto dell’ex Santa inquisizione, Ratzinger. La lettera non era altro che una lista di no su tutto quanto non si conformasse all’ortodossia cattolica: sessualità, matrimonio, anticoncezionali, nonché su sacerdozio e comunione eucaristica. Il ‘gran rifiuto’, che in realtà era solo l’ottusa negazione della realtà sociale e civile austriaca, aveva fatto sì che fedeli abbandonassero le parrocchie e chiudessero la borsa, fino a impoverire la chiesa cattolica austriaca: nel 2010, il 64% degli austriaci non ha versato il contributo alla chiesa cattolica. E in Austria non succede come in Italia che anche quando il cittadino non dà di sua iniziativa l’8×1000 alla Chiesa cattolica, i soldi le vengono versati, in buona parte, ugualmente.

Il movimento Pfarrer-Initiative, ora ha deciso, col questo “appello alla disobbedienza” di andare avanti comunque nella riforma, cominciando dalle proprie parrocchie. Quindi anche l’Austria da sempre avamposto cattolico per fermare il protestantesimo si ribella all’ottusità del pastore tedesco. “Davanti a Dio c’è libertà di parola” si legge nell’appello dei ribelli. Questo rivendicano, forse perché sanno che la parola non fa la verità, come non crea la realtà. È la realtà della mente umana che deve cercare le parole che di volta in volta rappresentino la realtà, sempre in divenire, formando un pensiero verbale capace di mostrare anche l’invisibile celato, cioè il contenuto della realtà in movimento.
Forse la chiesa si sta sgretolando anche perché non può più affermare che prima viene il verbo che crea una realtà monolitica, dicendo poi che la realtà è quella detta dal papa e dai suoi luogotenenti. Non lo può più fare perché, dire ancora “prima fu il verbo” fa solo sorridere … e dire no.

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