Quanto vale il titolo di studio?

Si torna a parlare di valore legale del titolo di studio, in particolare della laurea.  Si tratta di un tema che ritorna periodicamente negli anni con schieramenti a favore e contro questo valore.

Cercherò di fare il punto sulle differenti posizioni. Mantenere il valore legale della laurea significa riconoscere ad ogni laurea conferita da un’università italianalo stesso valoree quindi la stessa importanza nel mercato degli impieghi pubblici. Le critiche contestano l’uguale peso che così viene dato ad atenei che pure hanno valore diverso rispetto alla formazione impartita. Cadrebbe anche l’incentivazione a migliorare il proprio livello didattico cercando di arruolare docenti sempre più qualificati,preparati ed accreditati. 

Tali critiche sono addirittura arrivate ad ipotizzare un ranking quantitativo delle università stabilito da un ente terzo e che dovrebbe potere incidere sulla valutazione del voto di laurea conseguito. D’altra parte chi è a favore  del valore legale invoca a giustificazioni  che una perdita del valore legale del titolo affosserebbe le università più povere,così discriminando in base al censo gli studenti in grado di iscriversi a quelle più qualificate e care rispetto  agli studenti non in grado di farlo per mancanza di risorse. Conseguentemente anche  l’autofinanziamento con le tasse di iscrizione sarebbe  a danno delle università più povere.Ciò risulta ancora più grave in un Paese come il nostro dove il finanziamento statale è pesantemente sottodimensionato. 

C’è poi l’aspetto del rapporto pubblico/privato:togliere valore al titolo può risultare in un ridimensionamento dell’università pubblica rispetto alla privata. Volendo commentare  la situazione non si può fare a meno di osservare  che togliere il valore legale al titolo può in molti casi spostare l problema in avanti;in molti Paesi Europei,ed in parte anche in Italia,molte professioni (medico,dentista,ingegnere,architetto),pure in assenza del valore legale del titolo,possono essere esercitate solo in presenza di garanzie fornite da altre sedi di valutazione e di percorsi formativi accreditati. Il problema può forse trovare una mediazione con l’applicazione di  criteri di valutazione del laureato,   oltre che con la qualità della sua formazione, criteri che hanno a volte dimostrato di ribaltare credenze comuni: ad esempio la classifica delle scuole superiori formulata dalla Fondazione Agnelli per le grandi città favorisce le scuole di periferia rispetto a quelle dei quartieri più ricchi e blasonati.

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