Roma. A piazza Venezia è tornato il “pizzardone”

Una campagna di scavi a Roma ha di recente portato alla luce in piazza Venezia un reperto archeologico di eccezionale valore: una pedana rotonda sulla quale i vigili urbani, sbracciandosi con atteggiamenti a dire il vero teatrali, dirigevano il traffico dei veicoli per fermarne alcuni e dare la precedenza ad altri, insomma per armonizzare quello che senza la loro presenza sarebbe stato un perenne, caotico, inestricabile ingorgo di macchine, autobus, motociclette.

Fuor di metafora, è davvero quello che è recentemente successo a Roma, in piazza Venezia: con lodevole decisione capitolina è stata ripristinata la pedana sulla quale per decenni un pizzardone, come si chiamava allora, dal fisico imponente saliva con fare autoritario e dirigeva a braccio un traffico altrimenti ingestibile. 

A memoria d’uomo in piazza Venezia non è mai esistito un semaforo, giustamente considerato anti estetico e poco decoroso per quel cuore del centro storico della Capitale: un punto nevralgico all’incrocio fra via del Corso (una volta corso Umberto), via XXIV Maggio che scende dal Quirinale, via del Plebiscito che porta a piazza del Gesù e via dei Fori Imperiali che arriva dal Colosseo. Quella pedana, strategicamente piazzata sotto la loggia coperta di palazzo Bonaparte all’angolo del Corso, (dove Letizia, la madre di Napoleone dimorò per diciotto anni), e con palazzo Venezia da una parte, il palazzo delle assicurazioni dall’altra e l’Altare della Patria sullo sfondo, era l’ambito traguardo nella carriera di un vigile che potesse vantare un fisico prestante. 

Oltretutto, sotto le feste di Natale era il punto di raccolta della cosiddetta “Befana del Vigile”: l’omaggio che gli automobilisti romani non mancavano di fare ai vigili urbani addetti al traffico ai quali, contravvenzioni a parte, si riconosceva il merito di aver contribuito nel corso dell’anno a regolamentare la già allora difficile circolazione in centro. Le fotografie sui quotidiani romani e le immagini dei cinegiornali che precedettero l’avvento della televisione documentano ancora oggi la scena: la pedana sormontata dal vigile e tutt’intorno una montagna di regali: panettoni, bottiglie di spumante pacchi colorati, salami natalizi, ogni bendidio che gli automobilisti lasciavano sul selciato sporgendosi dal finestrino e meritandosi un perfetto saluto militare dal pizzardone di turno. C’era anche qualche burlone che portava il suo regalo ma con la sorpresa: nella scatola del panettone aveva messo un ciocco di legno di pari peso e dimensione; un’anonima, innocente protesta contro qualche contravvenzione di troppo.

 Con gli anni, l’amore dei romani per i vigili urbani è finito, la “Befana del vigile” dimenticata e un giorno sparì perfino la pedana. Oggi intorno alla nuova pedana tecnologica (è capace di scomparire, a comando, sotto i sampietrini) ruotano tanti mezzi pubblici e meno automobili private di una volta. Difficile che ritorni in voga la “Befana del vigile” anche perché sono cambiati i rapporti degli automobilisti romani con i vigili urbani, che si sono barricati negli uffici, sulle strade a regolare il traffico ce n’è rimasto uno solo: a piazza Venezia, un dinosauro.

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