Le Nazioni Unite e il popolo curdo

MILano – Un carissimo amico scrive a Roberto Malini: “Caro Roberto, perchè l’Onu non si occupa dei problemi del popolo curdo? Non è politicamente opportuno nei confronti dei Turchi e degli Iraniani?”

Risponde Roberto Malini. L’Onu è spesso incapace di risolvere problemi etnici in modo definitivo e convincente. Sembra non possedere protocolli di sostegno ai popoli perseguitati o in crisi umanitaria, ma agire ogni volta con metodologie diverse che sembrano improvvisate. Mette cerotti sulle ferite, in genere, e il suo intervento si limita a questo. Nel 1991, dopo la Guerra del Golfo, i curdi si ribellarono, ispirati dagli Usa. Saddam esercitò repressioni sanguinarie contro di loro, che fuggirono in Iran e Turchia. Le Nazioni Unite aiutarono i profughi, evitando nuove carneficine e li protessero attrezzando estesissimi campi-profugi nel Kurdistan e creando una no-fly zone.

In Turchia vi sono dieci milioni di curdi, che spesso si sono ribellati. La Turchia ha sempre coltivato il progetto di integrarli forzatamente, cancellando la loro cultura. Vi è da dire che l’estremismo è un problema interno al popolo curdo e che in virtù della massiccia presenza di estremisti (che fanno capo al PKK), è difficile aiutare i curdi a raggiungere una forma di riconoscimento giuridico con uno statuto che li tuteli e uno stato indipendente. Le guerre interne allo stesso popolo hanno causato massacri fratricidi, mentre gli attentati contro il governo turco hanno provocato migliaia di vittime, sia turche, sia fra gli stessi curdi che non appoggiano il terrorismo. Non si può negare che è proprio grazie all’intervento delle Nazioni Unite che 3 milioni e mezzo di curdi sono sopravvissuti nel Kurdistan, costruendo infrastrutture, dandosi leggi e mantenendo viva la propria cultura, insieme al progetto di uno stato autonomo…

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