Il vuoto della Politica

ROMA – Quando la Politica e i Politici perdono potere e fascino seduttore nei confronti dei cittadini, chi e cosa colmerà quel vuoto? È la domanda del futuro immediato.

Se la vocazione (nel tedesco Beruf) del Politico come professione (illuminante immagine weberiana: tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza), viene meno, ed esso stesso, avverte una distanza incolmabile fra pensiero e azione nella forma dei suoi contenuti quale futuro potrà attendersi per costoro?
Licenziati, nel caso si trattasse di semplici operai; allontanati e destituiti dai loro incarichi se si trattasse di alti dirigenti – Grecia e Italia a rischio dafault, fallimento, ne sono un esempio!
Ma per il Politico di professione non esistono licenziamenti, forse qualche pensionamento anticipato sotto lauta pensione (inarrestabili i vitalizi); ma i più, continuano, come niente fosse, a stare seduti fra i banchi del Parlamento a dettare condizioni sul futuro; se non un inno allo scandalo per lo meno un insensato modus operandi del sistema Politica.

Un po’ come avviene per gli allenatori che una volta esonerati non perdono il loro posto di lavoro ma non lo stipendio, almeno fino a nuovo contratto; certo l’esempio grida allo scandalo ma così accade per i nostri politici.
E se si decidesse di istituire il licenziamento, senza retribuzione postuma, anche per i politici di professione?
Quanti sarebbero favorevoli? Sondaggio dal risultato scontato, o quasi.
Oggi emerge, dalle varie manifestazioni degli indignati di tutto il mondo, la volontaria accettazione di non riconoscersi in questi politici e l’altrettanto volontaria accettazione di superare l’ostacolo con un cambio radicale e generazionale che non abbia niente a che fare con canoni, modi, usi e costumi  fin qui adoperati per l’assunzione del compito prefisso dai devoti alla politica.
La riflessione generale verte sul fatto che costoro, i politici di professione, dimentichi dei loro obiettivi comuni – e dimentichi oltremodo della loro vocazione -, siano solo mercenari presi in prestito, dai poteri forti, per tenere sotto scacco il potere “forte” dei cittadini; sarà la solita leggenda metropolitana delle piazze ma resta l’implosione vera della Politica e dei suoi obiettivi e la grande agitazione mondiale delle piazze che chiedono a gran voce equità sociale non è fantasia né leggenda.
Ascoltarli è il dovere della Politica.

Non solo, ma è di questo tempo storico il discredito e la sfiducia generali verso rappresentato (la Politica) e rappresentanti (i Politici) e lo si vive nell’assillante richiesta delle banche/governi mondiali, di sostituire i reggenti parlamenti con forme di governi tecnici – Italia e Grecia su tutti -, che sappiano dare risposte concrete ai problemi economici dei paesi in crisi; nasce da questa riflessione, ad esempio, il governo Monti in Italia, o Lucas Papademos in Grecia, e forse non saranno gli unici.
Un destituire la Politica e i suoi Rappresentanti come mai accaduto prima, a favore o a scapito – a seconda delle chiavi di lettura – delle banche mondiali e delle agenzie degli affari, le quali hanno tutto l’interesse di sospendere incompetenze ed incompetenti per non perdere diritti e doveri sui Paesi sotto le loro reggenze.

Inevitabile, quindi, domandarsi su quali garanzie baseranno i politici di professioni le loro politiche, nel futuro prossimo, quando oggi, senza alcuna indecisione, abbandonano il campo, per ri-mettersi al cospetto di professori e tecnici di ruolo.
Ed ancora, su quali credenziali, costoro, affronteranno il Paese nella questione delle elezioni politiche? Chi scegliere e per quali ragioni affidarsi a costoro, visto il fallimento?
Il tracollo dei politici di professione è oggi il dato più allarmante di questa fase storica, non solo per l’Italia ma per l’intero sistema mondiale; l’inesorabile vuoto della Politica attuale pone in essere la domanda sul valore reale delle democrazie odierne.
Gli indignati in Spagna hanno richiamato fino a poco prima delle votazioni i cittadini spagnoli al non voto causa un’assenza di contenuti Politici fra i vari candidati; a vincere è stato il Partito Popolare di Mariano Rajoy, senza apparente campagna elettorale.
Il silenzio dei candidati ha fatto da contraltare ai contenuti espressi dalla piazza degli indignati; un vuoto lacerante che testimonia quanto da mesi avviene ad esempio in Grecia ed il destituito Governo – la sollevazione popolare è il dis-conoscimento assoluto dei politici in quanto tali e della Politica come espressione di valori condivisi e condivisibili.
Prendiamo un esempio su tutti, l’Egitto.

In Egitto, caduto il regime di Mubarak, si è pensato che tutto andasse liscio come l’olio, dando pro-tempore il potere al governo Essam Sharaf, apparso fin da subito sotto l’egida dei vertici militari, ha annunciato le dimissioni.
Da qui oltre 10mila persone si sono raccolte in piazza Tahrir accogliendo la notizia con gioia  al grido «Allah è grande», ma soprattutto con la determinazione degli egiziani di protestare fino a quando il Consiglio supremo militare non farà un passo indietro e trasferirà completamente il potere a un governo civile.

«La gente vuole la cacciata dei marescialli da campo» tuonano le cronache egiziane, ad ora che scriviamo sono quaranta i morti accertati in questi primi scontri e la protesta non avrà fine, fino a quando il servilismo a questa politica mondiale non smetterà di comandare contro il volere dei cittadini – l’esautoramento pare abbia posto le radici per la fine di una real-politik che escluda a priori i figli della rivoluzione, i legittimi eredi dell’era Mubarak -.
I figli della rivoluzione dei gelsomini come gli indignati, pongono in essere nelle loro piazze, la radicale opposizione ad una Politica lobbista che non si pone alcuna domanda sulle nuove esigenze dei cittadini –  sarebbe molto utile, a parer nostro, che queste richieste venissero, e vengano, ascoltate, per il bene dei cittadini stessi e per un sistema che sta implodendo alle basi (potrebbe essere questo il volere dei poteri forti?) – .
Lo status quo è cambiato e una prova viene ancora una volta dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, il quale chiede senza alcun indugio che i nati in Italia da genitori stranieri siano riconosciuti come italiani, definendo questa scelta un diritto doveroso per coloro che contribuiscono in modo importante alla costruzione del Paese.
Quel che gli indignati chiedono, in sostanza, è un taglio netto non solo con i berlusconismi e i Berlusconi vari, essi chiedono un taglio netto contro un sistema che ha fallito nelle sue politiche mondiali perorando cause inutili, farraginose e rischiose; ora i cittadini chiedono il riconoscimento di quello spazio civico che la Politica ha lasciato con il suo vuoto di contenuti in quei contenitori dai profondi spazi.
L’Utopia non è nell’ascoltare le richieste ma nel perseverare negli intenti lobbisti.

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