La Cassazione e la legge del branco. Ecco la sentenza

ROMA – R.L. ed L.B.,  i due ragazzi di Cassino che hanno violentato una giovane minorenne,  non andranno in carcere. Non  per perizia dei loro avvocati,  Lucio Marziale, Nicola Ottaviani ed Eduardo Rotondi,  ma perché la Cassazione ha esteso “la possibilità per il giudice di applicare misure diverse dalla custodia in carcere,  anche agli indagati sottoposti a misura cautelare, per il reato previsto all’art. 609 octies c.p.”.

Secondo  la  sentenza n.4377/12. Viene allargato  il dettato della Corte Costituzionale, e della Corte di Strasburgo, che prevede la custodia cautelare per gli indagati di criminalità organizzata e di reati di mafia.
 Accolto quindi  il ricorso di R.L. e di L.B. , nei confronti dei quali il tribunale di Roma, il 5 agosto 2011, aveva confermato la custodia in carcere,  secondo  un’interpretazione estensiva a una sentenza della Corte Costituzionale del 2010. Il costituzionalista e professore emerito di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, l’avvocato Alessandro Pace,  ha affermato: “Il carcere preventivo non può essere un’anticipazione della pena”.  
Ma le e  misure cautelari, da applicarsi prima o durante il processo , tolgono  gravità ad uno dei reati più vili che l’uomo possa compiere, un oltraggio per tutte le donne vive, ma anche per quelle morte, come Stefania Noce, perché vittime di  femminicidio.  Relegandolo a reato di serie C.
 «Un passo indietro», lo ha definito Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa. 
 Una sentenza che rispecchia la cultura del paese e la limitatezza di leggi, leggi che non hanno mai messo al centro dell’interesse collettivo la salvezza delle donne.  
C’è una donna, tra i giudici di Cassazione: si è opposta, o  ha lasciato che si arrivasse ad una decisione iniqua?
 Se lo stupro è opera del branco, la violenza è reiterata: ma la pena non è moltiplicata. Anzi.
Come rideranno, le tedesche e le francesi.

 

Ecco la sentenza della Cassazione

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