La tragedia di Avetrana: il mondo di Sarah prima di scendere in quel garage

ROMA – Quanto ci scommettete che questa sera a Porta a Porta sarà esibito il plastico del garage di Avetrana? Sarà una dimostrazione, anch’essa plastica, delle caratteristiche proprie del conduttore. Laddove c’è un delitto efferato c’è un modellino che lo riproduce, laddove c’è una morbosità da esibire c’è un presentatore TV pronto a commentarla.

Sia che si chiami Vespa, Sposini, D’Urso, Vinci o Giletti l’orrore è sempre lo stesso, ma non quello della vicenda in sé, che si commenta da sola, ma quello dei giornalisti-stregoni che, in nome dell’audience più che della cronaca, si buttano su questi avvenimenti come cani famelici.

Da Cogne a Garlasco, da Perugia ad Avetrana, il film è sempre lo stesso infarcito di cliché:  “mamme gelide” da giudicare, “parenti orchi” da scrutare, “padri assenti” da condannare. Tutto il racconto si basa sull’oggi, sul qui e subito, sul presente che cattura l’interesse morboso e voyeuristico della gran parte dei telespettatori disattenti ed acritici. Tutta l’attenzione è incentrata sull’apparizione dei personaggi della vicenda, non si sa se più addolorati per le  tragiche vicende che gli sono occorse, o più contenti di apparire in televisione.  

Ma a chi sta a cuore il passato? Quel luogo metafisico in cui si sono consumati i prodromi della vicenda? Qualcuno avrà cuore e anima per indagare in quella direzione? Come sono cresciute in famiglia Sarah e Sabrina? Hanno avuto traumi? La parrocchia, la scuola, la piazza, gli amici hanno avuto un ruolo in questa vicenda? Perlomeno nel senso di non essersi accorti di nulla, di non aver chiesto, aiutato, denunciato. Tutte domande che rimarranno probabilmente senza risposta.

Perché in questa vicenda straziante, posto che il delitto si è già consumato e la giustizia sta facendo il suo corso, il tassello mancante riguarda la spiegazione chiara e certa di perché ciò è avvenuto e non è una fisima da sociologi chiederselo, è una legittima domanda che qualsiasi genitore deve e può chiedersi, interrogandosi su che razza di mondo sta consegnando ai propri figli.
Siamo miracolati da un governo del fare. Più che realizzazioni pratiche spot propagandistici. Si spendono milioni di Euro per fare spot da parte dei vari ministeri: dalla Carfagna alla Brambilla, da Sacconi a Brunetta. Ma non è un orrore anche questo? Stornare fondi dei contribuenti per pubblicizzare il governo invece che aiutare gli operatori socio-sanitari, gli insegnanti di frontiera, la famiglie disagiate, financo i sacerdoti-soldati relegati nelle trincee delle periferie urbane più degradate.

“Sbatti il mostro in prima pagina” era il vecchio adagio giornalistico, nonché grande film del regista Marco Bellocchio, a distanza di anni l’assunto è sempre lo stesso: strappa più punti di audience, pochi maledetti e subito, e chi se ne frega della comprensione dei fatti, della perdita dei valori e della latitanza dei nuclei fondanti per la sana crescita dei nostri figli: la famiglia e la scuola.
Tanto domani sera c’è il Mago Silvespan che ci spiegherà tutto.

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