PECHINO – A due anni dalla rivolta del 2009, il governo cinese sta ancora mettendo a tacere le voci di dissenso nella regione del Xinjiang,abitata dalla minoranza degli Uighuri,di etnia turcofona e di religione musulmana.
Lo denuncia Amnesty International a due anni dalle violenze a Urumqi,capitale della regione autonoma dello Xinjiang, dove gruppi di Uighuri attaccarono i residenti cinesi, che a loro volta reagirono con violenza. La Cina,denuncia Amnesty,attua “una massiccia repressione contro la popolazione Uighura”.