Colombia, killer di Escobar esce di prigione. Intervista choc

BOGOTA’ – “Ho partecipato e coordinato circa 3 mila omicidi e ucciso Personalmente 300 persone”. Farà sicuramente discutere l’intervista al settimanale colombiano Semana di Jhon Jairo Velasquez Vasquez, in arte “Popeye”, rilasciata a pochi giorni dall’uscita dal carcere dopo aver espiato in appena 25 anni le sue colpe. Non si tratta infatti di un killer qualsiasi ma dell’ultimo sicario in vita del noto narcotrafficante Pablo Escobar, ucciso nel 1993.

L’efferato criminale racconta in una lunga intervista le sue malefatte, senza il segno di alcun pentimento. Definisce inoltre il capo del cartello di Medellin “un genio” del male che “riusciva a scoprire le bugie del tuo cervello. “Se si accorgeva che non dicevi la verità, rischiavi di pagare con la vita”. A suo particolare e sindacabile giudiuzio il suo capo Escobar non era nemmeno un assassino, visto che aveva ucciso appena 20 persone. Le sue doti più spiccate si ergevano sui campi dell’organizzazione dei criminali e dei sequestri di persona.

Nell’intervista il killer Popeye racconta quando dopo esser stata costretta all’aborto, e dopo aver contattato la Dea americana per ripicca, Escobar gli intimò di uccidere una ragazza a cui teneva molto. Jhon Jairo Velasquez Vasquez racconta inoltre quando ha ucciso un suo caro amico “Aveva molto coraggio, mi chiese solo una Bibbia. Gliela diedi, poi gli ho sparato”. Ma adesso ha altro per la testa: quando uscirà dal carcere ha come obiettivo di “insegnare ai giovani colombiani che non c’è alcuna ragione per vendere la propria vita per una Mercedes o per le donne, come ho fatto invece io”.  

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