Droga. In Europa aumentano decessi per cocaina. In Italia consumi alle stelle

ROMA – I numeri dei consumatori di cocaina in Europa  emersi dalla Relazione annuale 2010 dell’Agenzia europea delle droghe (Oedt) presentata questa mattina a Roma, sono davvero inquietanti.

Sono quasi 14 milioni i cittadini europei fra i 15 e i 64 anni che hanno provato la coca nella loro vita. Di questi, circa 4 milioni l’hanno consumata nell’ultimo anno. Tra i Paesi dove il consumo della polvere bianca è maggiore, spicca anche l’Italia. I dati mostrano infatti che l’uso tra i giovani adulti (15-34 anni) va dal 2,9% del nostro Paese al 6,2% del Regno Unito per il 2008.

E aumentano drammaticamente le morti legate al consumo di cocaina con un raddoppio dei decessi nel Regno Unito e un incremento marcato in Spagna. Circa 1.000 sono state nel vecchio continente le vittime della polvere bianca nel 2008. Il consumo di cocaina è particolarmente concentrato in alcuni Paesi occidentali dell’Ue. Nel resto d’Europa, l’uso rimane contenuto. A trainare i consumi, oltre a Italia e Regno Unito, anche Danimarca, Irlanda e Spagna. La Relazione evidenzia inoltre l’uso di tecniche sempre più sofisticate per nascondere o spacciare la ‘polvere biancà. Una di queste consiste nell’introdurre la cocaina base o l’idrocloride nei materiali di trasporto – ad esempio cera d’api, plastica, tessuti, fertilizzanti – prima dell’esportazione, per poi procedere all’estrazione nei laboratori clandestini allestiti entro i confini dell’Ue. Nel 2008 ne sono stati scoperti circa 25. «Troppi europei – afferma il direttore dell’Oedt, Wolfgang Gotz – considerano ancora il consumo di cocaina come un accessorio relativamente innocuo di uno stile di vita di successo. Tuttavia stiamo osservando progressivamente che, con l’aumento di consumo di cocaina, cresce il suo impatto sulla salute pubblica. Dobbiamo comunicare non solo che il consumo di questa sostanza può aumentare pesantemente e con rapidità, ma anche che può causare decessi, persino quando l’assunzione è occasionale e le dosi basse».

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