Venezia 69. “È stato il figlio”: a segno la denuncia sommessa di Ciprì. Recensione. Trailer

VENEZIA (nostro corrispondente)  – Nella famiglia Ciraulo sono in tanti a voler cambiare vita. Il padre Nicola (Toni Servillo), che “si è scassato la minchia” di lavorare solo lui per campare sei persone; il figlio Tancredi (Fabrizio Falco), ventenne abulico e sfaticato, l’esatto opposto di suo cugino Masino, giovane picciotto; e la madre Loredana, che sogna una casa con gli infissi nuovi lontano dalla periferia di Palermo.

L’occasione arriverà dagli uffici della Prefettura: più di duecento milioni per un risarcimento danni. Ma oltre ai soldi arriveranno anche tanti grattacapi per Nicola, che finirà tra le grinfie di un usuraio a causa dei debiti contratti prima di incassare materialmente i piccioli. E finalmente con le poche lire rimaste potrà coronare il suo sogno: una Mercedes. L’auto diventerà lo status symbol per elevare il rango della famiglia e farle guadagnare un rispetto fasullo.

La storia dei Ciraulo è raccontata da un narratore interno al film, uno sciatto signore che passa le ore negli uffici postali a raccontare le storie di ieri. Per il suo esordio alla regia Daniele Ciprì si è misurato con un testo familiare, il libro omonimo del palermitano Roberto Alajmo, popolandolo di facce che ricordano la sua (e di Franco Maresco) Cinico Tv. A dominare la scena è Toni Servillo, gran mattatore che una volta tanto smette i panni dell’attore assorto per misurarsi con un personaggio grottesco. Grottesco che è il rovescio della medaglia del tono realistico che sostiene tutto il film, presentato in concorso all’ultima edizione del festival di Venezia. Il finale amaro, che ricorda la miglior commedia all’italiana, è pronto a riscattare un inizio in sordina.
La riflessione che Alajmo e il regista fanno è di natura sociologica, sul fascino del denaro e su quale effetto fa accostare un pacco di milioni di lire a una misera famiglia palermitana. Un po’ come aveva fatto Ettore Scola tra le baracche romane di Brutti, sporchi e cattivi. Ma il grande merito di E’ stato il figlio è quello di riuscire a parlare di mafia senza (quasi) mai nominarla. Daniele Ciprì le dà più di un volto e due pistole in mano, tra i palazzoni-alveare della periferia siciliana, assegnandole il destino dell’intera famiglia Ciraulo. Siamo negli anni Novanta e la Mafia è uno sciagurato accidente con cui tutti devono fare i conti.

È stato il figlio
Regia di Daniele Ciprì
Soggetto di Roberto Alajmo, Massimo Gaudioso, Daniele Ciprì
Sceneggiatura di Massimo Gaudioso e Daniele Ciprì, con la collaborazione di Miriam Rizzo
Con Toni Servillo, Fabrizio Falco, Giselda Volodi, Alfredo Castro
Prodotto da Alessandra Acciai e Giorgio Magliulo con Carlo degli Esposti
Al cinema dal 14 settembre

E’ stato il figlio – Trailer ufficiale

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